Capitolo Venti

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Dopo cena, arrivava il momento dei ricordi. Spesso i tre si fermavano attorno al tavolo a parlare del passato, oppure si sedevano di fronte al camino, ora che ricominciava a fare freddo, la sera.

Rozsalia aveva risposto a tutte le domande di Vinczel, man mano che lui aveva progredito nella lettura del libro del destino. Vi erano molte cose che non capiva, e questo era perché il libro parlava a Loura, in particolare.

Uno dei più grandi interrogativi di Vinczel, però, restava la questione dell'Onirico. Aveva compreso a grandi linee le dinamiche del mondo dei sogni, ma era ancora oscuro per lui il modo in cui Solean e Rozsalia riuscivano incontrarsi durante il sonno.

«Ogni Djabel ha qualcosa di speciale» iniziò a spiegare Rozsalia, seduta sulla poltrona alla sinistra di Vinczel, davanti al fuoco. Solean era già andato a dormire, e il giovane aveva preso posto nella seconda poltrona. «C'è di più della semplice creazione di illusioni, in noi. Solean, ad esempio, riesce a controllare le illusioni create da altri Djabel, e per questo la sua presenza è cruciale nell'addestramento degli sfregiati più gravi, che spesso non controllano nemmeno le proprie azioni. E poi, i sogni sono illusioni.»

«Quindi ogni Djabel sarebbe in grado di farlo?» chiese Vinczel, incuriosito. Avrebbe volentieri fatto a meno degli incubi che aveva di tanto in tanto.

«In teoria sì, ma non senza rischiare di andare incontro a uno sfregio» rispose Rozsalia. «Solean ha diverse capacità, ma questo è solo perché la sua illusione, quella dei lupi, è abbastanza semplice da governare.»

«Anche se sono quattro?» si stupì Vinczel. Si aspettava che ci mettesse almeno tre volte tanto l'impegno che lui metteva nella sua tigre, per governarli tutti quanti.

«Solean non si è specializzato nel controllarli» spiegò Rozsalia. «Li ha addestrati.»

Vinczel aggrottò le sopracciglia. «Vuoi dire che li ha sempre utilizzati solo ed esclusivamente come illusioni autonome?»

Rozsalia annuì e sorrise, prima di iniziare a spiegare, ricordandosi di aver visto quello stesso identico broncio sul volto di Larenc, innumerevoli volte, quando si fermavano fino tardi in refettorio per studiare, accanto a una lattina di bibita o a una tazza di tè. «Esatto» confermò ancora. «Una volta creati, i quattro lupi sono indipendenti, e Solean non bada più a loro. In questo modo, può concentrarsi sulle illusioni di altri Djabel. Questa è la sua capacità. Questo è ciò che lo rende speciale. E ogni Djabel è speciale.»

«Quindi è per questo che riesco a controllare i mostri?» ragionò Vinczel, ad alta voce, coprendosi però la bocca con una mano.

All'espressione sorpresa della zia si rese conto di non avergliene mai parlato.

E quando qualcosa nei suoi occhi azzurri brillò, Vinczel si pentì di averlo fatto.

In realtà, Rozsalia aveva già avuto un sentore di quel genere. Nel Vuoto, infatti, lo aveva visto accanto a un Grifone, e lo aveva visto accarezzarlo.

Sentirselo dire, però, aveva acceso qualcosa di simile a una speranza in lei. Vinczel si stava fidando di lei. Aveva abbassato la guardia. Forse avrebbero davvero potuto diventare una sorta di famiglia.

Vinczel, al contrario, si irrigidì. Si era dimenticato della cosa più importante. Non poteva fidarsi di nessuno. Neanche di sua zia. Dopotutto, lei l'aveva a tutti gli effetti rapito. «Non ne sono sicuro» cercò di limitare i danni. «È successo solo una volta, e ormai sono passati mesi. È probabile che abbia dimenticato come si fa.»

Rozsalia scosse la testa. «Certe abilità non si dimenticano.»

Vinczel deglutì. Si era messo nei guai. Ora Rozsalia sapeva, quindi presto avrebbe saputo anche Solean. «Nessuno a Zena lo sa» rivelò, anche se in parte era una bugia. Tutto ciò che aveva era la promessa di silenzio di Annekha.

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