31 ottobre 1603
La porta dello studio del Comandante Lupo si aprì dolcemente, senza cigolare, e Laniya fece il suo ingresso nella stanza.
Stava ancora indossando l'uniforme dell'avanscoperta, molto simile a quella dei Paranx, alla quale era abituata. Consisteva in una giacca di tela nera con cappuccio, in pantaloni dello stesso materiale, attillati, e stivali lucidi, con la suola leggermente rialzata, in cui quindi i ricognitori dell'Impero di Noomadel potevano muoversi con agilità.
Laniya portava ancora il fucile, probabilmente carico, dietro le spalle, e una pistola, nella fondina nella fascia sulla sua coscia destra.
Questo, pensò Solean, significava che la prima cosa che Laniya aveva fatto, al ritorno da Neza, era stata venire ad avvisarlo.
Le fece cenno di venire avanti, mettendo da parte un foglio sul quale stava scarabocchiando uno schema della possibile difesa che i Tesrat avrebbero potuto utilizzare a Revhely, quel giorno stesso. Era mattina, a Noomadel, e quindi a Zena era ancora notte. Avrebbero attaccato qualche ora più tardi a Magastor, e per quel momento l'attacco a Revhely da parte degli Yksan avrebbe dovuto essere già iniziato.
Laniya prese posto su una delle due sedie dal lato opposto della scrivania a quello dove sedeva Solean. La sedia del Comandante, notò la ragazza, doveva essere in legno pesante, ed era finemente lavorata. Soltanto per intarsiare il bracciolo sinistro, un artigiano doveva averci impiegato mesi.
Il resto della stanza poteva forse considerarsi sobrio. Sembrava a tutti gli effetti una biblioteca. I tre lati della stanza, compreso quello su cui si trovava la porta, erano scaffali colmi di libri di ogni colore e dimensione, separati in base a un criterio forse ignoto persino a Solean da colonne doriche, anch'esse di legno, che andavano a formare quindi un'esedra che abbracciava la stanza. Da sopra i capitelli partivano degli archi a tutto sesto, e in quegli archi chiunque avesse organizzato la biblioteca aveva trovato spazio per altri libri, e per alcuni soprammobili. Sembravano frammenti di Storia Antica.
Alla destra di Solean, e quindi sulla parete opposta a quella della porta di ingresso, vi era un'altra porta, ora aperta, che portava a un secondo studio, più grande, nel quale Laniya poteva scorgere anche un divano e un caminetto, oltre ad altri scaffali pieni di libri.
Alle sue spalle, e quindi di fronte a Solean, vi era invece l'unica finestra della stanza, rivolta verso sud, in modo da sfruttare al massimo la luce del sole, durante il giorno. Dal soffitto pendeva anche un lampadario, ma non uno di quelli tempestati di cristalli che Laniya aveva visto all'ingresso e nelle altre sale del Palazzo. Questo era di un vetro opaco e giallastro. Di notte offriva probabilmente una luce non troppo forte. La giovane si guardò però attorno, alla ricerca di un interruttore. Doveva essere nascosto tra i libri, si disse poi.
«Lani,» Solean si rivolse a lei, usando quel nomignolo in modo affettivo.
La ragazza sbuffò, e alzò gli occhi al cielo.
«Hai scoperto qualcosa?» domandò il Comandante, appoggiando i gomiti sul tavolo, e sostenendosi il mento con le mani, le dita intrecciate. Quegli occhi, di quel castano dorato al quale Laniya non si era ancora abituata, cercavano di estrapolare informazioni dai suoi. Erano troppo simili a quelli di suo fratello perché la giovane non sentisse un fastidioso pungolo di nostalgia ogni volta che il Comandante le rivolgeva lo sguardo.
«Stanno impedendo ai Djabel di andare nel Vuoto.» disse lei, «A tutti i Djabel.»
«Tutti?» si sorprese Solean, «Ero rimasto alle liste nere dettate dall'Alto Imperatore.»
«Hanno voluto uniformare la cosa.» suppose Laniya.
«Ora anche i Djabel bambini sono pericolosi per l'Impero di Zena? Bene, bene.» commentò lui, sarcastico.
STAI LEGGENDO
Djabel
Science Fiction[Fantascientifico/Distopico] Serie "Ember" - Libro 2 ATTENZIONE! Può contenere spoiler per chi non ha letto "Ember". La Guerra di Zena infuria ancora. Gli Ember continuano a cadere, e Noomadel contrasta la mancanza di uomini con degli attacchi mirat...