Mentre Rozsalia continuò verso Fogad insieme a Djric, Annekha e Vinczel scesero dal trasporto, e presero a correre lungo una delle vie principali che tagliavano Neza in due – la via meridiana. L'altra era la via parallela, ed entrambe erano così chiamate per via del loro orientamento geografico. Si incontravano al centro della città, ossia all'Accademia.
Come poterono subito vedere, la situazione era drastica. Il quartiere Residenziale aveva già subito pesanti danni – molte case erano cadute a pezzi. Fogad era ben difeso, invece. Il grosso dei combattimenti si sarebbe svolto nel quartiere militare, pensarono i due giovani. Era anche vero però che tutti i soldati stavano tornando dai fronti proprio in quel momento, senza contare le perdite che Zena aveva comunque avuto sul campo. La capitale dell'Impero era aperta, e vulnerabile.
Annekha e Vinczel correvano verso nord, con l'obiettivo di raggiungere l'Accademia. Ormai la intravedevano, in mezzo al fumo. Sembrava intatta. Ma i mostri erano ovunque.
«Come hanno fatto a raggiungere la città?» si chiese Annekha, senza smettere di correre. Doveva faticare, per tenere il passo di Vinczel.
«Non lo so» ammise lui, già ansimante. «Non è opera tua, spero.»
«No!» negò lei. «Come potrebbe esserlo? Li ho condotti lungo la costa.»
Vinczel annuì. Le credeva.
Si fermarono, arrivati a un incrocio. Cercarono dei punti di riferimento negli edifici più alti, ma trovarono parti dei blocchi abitativi del quartiere Residenziale che erano caduti a terra, e avevano sollevato l'asfalto e i marciapiedi.
«Non era mai successo prima» commentò Annekha. I mostri non avevano mai invaso la città. Non vi era nemmeno un piano di sicurezza per quel tipo di evenienza. Perché non era un'evenienza.
«Non potrebbe trattarsi dei mostri che avevi spinto a ovest, e che sono scesi con me?» si preoccupò ancora la ragazza. «Forse si sono tenuti a distanza, e sono arrivati qui, invece che ai fronti.»
Vinczel scosse la testa. Non era convinto. «C'è una distanza troppo grande tra qui e i fronti. Se ti hanno seguita, non possono essersi sbagliati di così tanti chilometri. E, se si fossero sbagliati, non si sarebbero divisi in due gruppi così compatti. Sarebbero andati a sud indistintamente. Quindi avremmo trovato dei mostri anche sulla strada per venire qui. Questo è un secondo gruppo di mostri, di quelli tanto a ovest da non averti nemmeno notata quando hai lasciato il Vuoto. E sembra che siano partiti più tardi delle sei del mattino.»
«Oppure non hanno capito di dover attendere per due giorni prima di marciare verso sud» ipotizzò Annekha.
Vinczel lo escluse, con un cenno del capo. «I mostri non ragionano. Agiscono sulla base dei loro impulsi. Io parlo ai loro istinti. Non possono esserci incomprensioni su dettagli così sottili come una data.»
«Allora che diavolo è successo?» si chiese ancora lei, troppo agitata per ragionare come stava facendo Vinczel.
Il ragazzo continuava a scuotere la testa. «Non ne ho idea.» Il suo sguardo si alzò poi verso nord, in direzione di Wedenak. Era preoccupato. I mostri venivano dal Vuoto, e Wedenak era il quartiere più vicino al Vuoto, oltre a essere sulla strada per il quartiere Residenziale, dove di certo si era concentrato l'attacco, perché era ormai il punto di Neza più denso di Djabel. Ma i mostri avrebbero potuto radere al suolo Wedenak, per raggiungere il quartiere Residenziale. E gli Ilyun, ammesso che vivessero ancora lì e che non fossero stati sfrattati come tutti gli altri Djabel, avrebbero potuto essere in pericolo. O, peggio, avrebbero potuto essere morti.
Marton Hayna non era una Djabel, ma Ilyun Gelarth lo era – era un Djabel del Leone. E sua moglie lo avrebbe seguito ovunque, quindi avevano in ogni caso entrambi un'alta probabilità di trovarsi in una delle zone più distrutte della città.

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Djabel
Science Fiction[Fantascientifico/Distopico] Serie "Ember" - Libro 2 ATTENZIONE! Può contenere spoiler per chi non ha letto "Ember". La Guerra di Zena infuria ancora. Gli Ember continuano a cadere, e Noomadel contrasta la mancanza di uomini con degli attacchi mirat...