Capitolo Cinquantotto

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«Grifoni.» li riconobbe Chayon, il suo tono basso, ma curato, per non lasciar trapelare alcun cenno della disperazione che sentiva, come una voragine nel suo stomaco e nel suo petto, «Abbatteteli.» ordinò a tutti i Tesrat che lo circondavano, prima di estrarre qualcosa dalla tasca, e lanciarlo a Mariljn, per poi imbracciare il fucile. «E chiedi rinforzi.» aggiunse, cedendo la sua radio alla ragazza.

Lei la afferrò con entrambe le mani, ma rimase immobile, insicura su che cosa fare, su che cosa dire, su che tasto premere.

«Non c'è tempo per raggiungere le basi.» disse Chayon, mentre inseriva un nuovo caricatore nella camera vuota di ciascuna pistola. Le ripose poi nelle rispettive fondine, e imbracciò il fucile già carico che portava sulle spalle. I mostri che si stavano avvicinando erano troppo distanziati fra loro. Era meglio colpirli da lontano, con precisione, piuttosto che gettarsi in quella che sarebbe diventata una mischia solo quando sarebbe stato troppo tardi per pensare a una strategia.

«Spostarsi, per noi, significa mettere in pericolo il resto dell'esercito.» continuò Chayon. Questo avrebbe dovuto dire Akilmas, alla radio, una volta che si fosse sintonizzata sulla frequenza degli Halosat presenti nell'accampamento. Chiunque sarebbe andato bene. Bastava comunicare. «Prima dobbiamo eliminare almeno la metà dei mostri che stanno arrivando.»

La ragazza annuì.

«Chiedi che mandino qualcuno alle nostre coordinate. Dovremmo essere a 70-VI-70 circa. Siamo nel mezzo del campo. Non è difficile trovarci.» continuò Chayon, ora prendendo la mira verso il primo dei Grifoni che vedeva avvicinarsi.

Grazie al mirino, ne vedeva i particolari. Aveva la testa di una tigre, e di essa conservava anche le zampe anteriori e la coda, ma le sue ali erano quelle di un'aquila, o forse di un falco.

Sparò, e fece una smorfia soddisfatta, quando il mostro cadde a terra. Stava cominciando a odiare anche le tigri, oltre che i cigni.

«Ci serve la superiorità numerica.» disse ancora, notando che Mariljn stava ancora armeggiando con la radio per sintonizzarsi sulla frequenza corretta. Sospirò, e gliela strappò di mano, sistemandola. Gliela ritornò subito dopo, schiacciando una volta sola lo stesso tasto che Mariljn avrebbe dovuto tenere premuto mentre parlava, per farle capire.

La giovane donna annuì di nuovo, e non ebbe nemmeno il tempo di salutare il suo superiore, che dovette fuggire. Le Arpie stavano chiudendo il loro cerchio attorno ai Tesrat, da sud, e li stavano costringendo a dirigersi verso nord-ovest - la direzione dalla quale stavano arrivando i Grifoni. Ma nessuno era rimasto a sud a contrastarle. Tutti i soldati che si trovavano in quella zona erano fuggiti direttamente verso la base.

E stava proprio a Mariljn avvisare i Tesrat all'accampamento. Sempre correndo verso la base, la ragazza premette il pulsante della radio, e cominciò a parlare. «Tesrat Semplice Akilmas Mariljn,» si presentò, il suo respiro affannoso. Ma non poteva fermarsi. «Squadra 817,» si ricordò di aggiungere, «Il Maggiore Khilents mi ha ordinato di-»

Si bloccò, quando un Grifone le sbarrò la strada. Lasciò cadere a terra la radio, spaventata e disorientata, e con una mano tremante estrasse la pistola dalla fondina, nel mentre arretrando.

Uno sguardo alla sua destra, verso nord, le fece capire che tutti i Grifoni stavano atterrando, condannando i Tesrat rimasti sul campo di battaglia alla loro fine. Erano chiusi in un cerchio, ormai.

Il Grifone che aveva di fronte avanzò come avrebbe fatto un predatore, le sue zampe da leone silenziose sul prato di Magastor. Con la zampa anteriore destra pestò la radio, forse volontariamente, consciamente, e la danneggiò. La voce che dall'accampamento aveva risposto alla richiesta d'aiuto morì tra fischi e gorgoglii elettrici.

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