Capitolo Ventitré

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Annekha si voltò verso Mariljn, la quale alzò le spalle.

Si sentì ferita da quello sguardo. Sembrava insinuare che fosse lei il problema. Come se fosse la sua presenza il motivo per cui Annekha non poteva proseguire.

La realtà era più dolorosa, ed era molto più simile al contrario. Erano i Djabel che avevano già cominciato a essere un problema. Ormai erano intrusi.

Annekha sospirò, non trovando nulla da dire per poter passare. Diede le spalle agli Orsem, e guardò Mariljn, sconsolata.

«E se tornassi con tuo padre?» suggerì lei, a bassa voce, posando una mano sulla spalla di Annekha. La Djabel del Dragone era di un poco più alta di lei, e Mariljn la guardava dal basso.

«Oh, no, no!» si oppose lei, scuotendo la testa. «Mio padre non deve sapere niente di questa storia.»

Mariljn finse di non conoscere il peso della situazione, e l'importanza che Vinczel aveva per Annekha. «Si tratta solo di accertarsi dello stato del tuo compagno di squadra. Non vedo perché tuo padre dovrebbe avere qualcosa in contrario.»

«Perché mio padre non approverebbe che Vinczel—» si interruppe. Non poteva chiamarlo per nome. «Che il mio compagno di squadra avesse bisogno di aiuto, fosse stato rapito dagli Yksan, o qualsiasi altra versione. Si arrabbierebbe, e sosterrebbe che non dovrei sprecare il mio tempo rincorrendo un uomo così debole. E troverebbe il modo di convincere l'Alto Imperatore a mettermi in squadra con qualcun altro.»

«E dove sarebbe il problema?» chiese Mariljn, ancora fingendo e sperando, ma senza riuscire a eliminare del tutto l'amarezza della quale era intrisa la sua voce.

«Non voglio un altro compagno di squadra. Rischierebbe di capitarmi qualcuno di gran lunga peggiore» rispose Annekha. «Ilyun Vinczel va bene.» Espresse sufficienza, mentre nascondeva il suo rossore, dandole di nuovo le spalle, e tornando a rivolgersi alle guardie.

«Non c'è qualcosa che posso fare per ottenere il permesso di entrare?» domandò, speranzosa.

«Mi dispiace, ma temo di no» rispose l'altro Orsem. «Dopo l'ultimo attacco al quartiere, solo i soldati con il rango di Halosat Guerriero Maggiore o Halosat Guardia Imperiale possono accedere al portale di Wedenak. Questo perché solo loro sono in possesso della chiave per il portale, e hanno l'ordine di spegnerlo nel caso in cui l'Imperatore lo richiedesse.»

«Per motivi di sicurezza, insomma...» farfugliò Annekha, e senza aspettare una risposta da parte delle guardie, diede loro le spalle, avviandosi di nuovo lungo il marciapiede, ma a passo più lento, con lo sguardo ora rivolto verso il basso, e non più di fronte a sé.

Mariljn notò la sua aria sconsolata. Poteva quasi sentire il suono delle migliaia di idee che rimbalzavano per gli angoli della mente di Annekha. Le sentiva faticare nella speranza di prendere una forma che si incastrasse alla perfezione nella serratura del problema che la giovane si ritrovava di fronte. Non poteva andare ad Azuda. Quindi non poteva andare a Noomadel. Quindi non poteva andare da Vinczel.

Mariljn sospirò a sua volta, e raggiunse l'amica. Posò una mano sulla sua spalla, ma ancora una volta lei sembrò non notarlo, tanto assorta nei suoi pensieri, mentre rimuginava sull'accaduto, e la sua testa si riempiva di scenari impossibili, uno in cui suo padre era addirittura felice di aiutarla a incontrare Vinczel.

Poi, però, Mariljn udì un suono. Il tintinnio di alamari e medaglie, la sicura di un fucile.

Si voltò verso l'edificio che si erano lasciate alle spalle. I due Orsem si erano spostati, e avevano smesso di bloccare la porta.

Al contrario, ora la stavano aprendo.

Che avessero cambiato idea? Che avessero avuto intenzione di fare un'eccezione per la figlia del grande Khilents Chayon?

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