Capitolo Ottantatré

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17 febbraio 1604

La scrivania dello studio di Solean non era mai stata sommersa fino a quel punto da schemi, mappe, e libri di Storia Antica. Non appena era tornato a Noomadel, utilizzando il passaggio indicatogli dall'Alto Imperatore, non aveva perso tempo, e si era messo all'opera, cercando una soluzione, cercando di recuperare i fronti che avevano perso, a cominciare da Magastor. Se non lo avesse fatto, i Tesrat avrebbero preso Revhely. Quella sembrava essere la loro prossima mossa più probabile.

Era passata da poco la mezzanotte – Rozsalia doveva essere ancora in viaggio, ma sarebbe potuta tornare da un momento all'altro. Non aveva senso addormentarsi, se non poteva incontrarla. Voleva che lei lo vedesse, quando fosse arrivata a casa, e che lo abbracciasse.

Casa, si fermò a pensare. Ormai lo chiamava la sua casa, quel Palazzo. Certo, in questo caso aveva impiegato molto tempo ad abituarsi a chiamarla così. All'Accademia non gli erano serviti che un paio di mesi per definire casa la stanzetta che condivideva con Larenc.

Ma quella era stata una casa che aveva scelto, per fuggire dall'appartamento nel quale viveva prima. Il Palazzo di Noomadel era un luogo in cui era stato condotto, per ordine dell'Alto Imperatore. Ma vi era davvero differenza tra ciò che aveva creduto di scegliere e ciò che era stato scelto per lui?

Solean scosse la testa – non era il momento di pensarci. Rimuginare sui frammenti di passato che ancora riusciva a ricordare non gli sarebbe servito, ora, a elaborare un piano per la riconquista di Magastor.

Quanti uomini poteva ipotizzare che Rozsalia fosse riuscita a racimolare dai popoli delle montagne? Quanti di loro si sarebbero uniti alla loro causa? Quanti sarebbero stati in grado di combattere? Diamine, non aveva nemmeno idea di quanti villaggi esistessero, sulle catene montuose occidentali.

Erano troppe le variabili perché potesse gestirle. Non era l'Alto Imperatore. Aveva bisogno di più dati. Aveva bisogno di più tempo.

Inaspettatamente, qualcuno bussò alla porta. «Comandante,» era la voce di Laniya, «Abbiamo catturato un Tesrat.»

Solean si alzò dalla sedia, e camminò verso la porta. Le sue labbra erano piegate in un mezzo sorriso – il suo metodo aveva funzionato.

Aveva giocato lo stesso scherzetto con il quale i Tesrat si erano infiltrati a Noomadel e lo avevano catturato. Aveva mandato uomini dell'avanscoperta oltre i portali di Azuda e di Telei, e li aveva nascosti nell'ombra. In quel modo, si sarebbero potuti comportare come spie, nel caso in cui gli uomini dell'Impero di Zena fossero stati troppi, o come rapitori o assassini, nel caso in cui i soldati nemici fossero stati inferiori in numero.

Questo doveva essere stato il caso. Se avevano catturato un solo Tesrat doveva essere perché questi era parte di una piccola squadra, di cui era l'ultimo superstite dopo un ipotetico scontro con l'avanscoperta.

Solean aprì la porta. Laniya lo salutò, e al segnale di riposo riprese a spiegare. «Si trovava a Telei. I mostri hanno attaccato il margine settentrionale del Vuoto, al mattino, e poco dopo lui è comparso nei pressi del rifugio. Non so indicare l'ora con esattezza, poiché ci eravamo nascosti nella foresta, più vicini al portale, all'arrivo dei mostri.»

«Avete fatto bene.» Solean annuì, «Qualche perdita da parte nostra?»

«No, signore.» confermò Laniya. «Il Tesrat in questione era solo, e non ha opposto resistenza.»

Solean sospirò di sollievo. «Lo avete identificato?» domandò, riferito al Tesrat, sperando in una descrizione di qualche ufficiale altolocato, nel nome di una famiglia nobile. Sperava in un possibile ostaggio da scambiare con l'Impero in cambio di armamenti o carburante.

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