Capitolo Ventotto

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20 ottobre 1603

Le sette torri di Magastor oscuravano il disco del Sole che, pigro, si stava levando nella nebbia mattutina. Aleggiava un'aria di solitudine, che tuttavia accomunava tutti. Il fronte di Magastor era ormai considerato perso, da quando era stato vietato ai Djabel di salire sulle torri, e di prendere parte alla guerra utilizzando le loro capacità. Le torri erano state progettate apposta per loro, e ora a riempirle erano dei cecchini, sicuramente ben addestrati, ma la cui gittata non era comunque comparabile a quella delle illusioni più potenti in possesso dei Djabel dell'esercito Imperiale di Zena.

L'accampamento era all'ombra, e si tremava di freddo, nel vento autunnale, nell'attesa che l'attacco iniziasse. Ve ne erano stati diversi, in quei giorni, e la tensione era alle stelle. Gli Yksan avevano condotto già cinque attacchi simultanei, a Magastor e a Revhely, i fronti più deboli dal lato dell'Impero.

Questo aveva costretto gli Halosat Guerrieri Maggiori a dirottare il grosso delle truppe verso sud, rischiando di lasciare scoperti i fronti settentrionali, e mettendo a rischio quindi gli unici sui quali avessero un minimo di vantaggio.

Ma gli Yksan non potevano attaccare anche lì. Non subito. Non avevano abbastanza uomini per farlo.

I Tesrat puntavano infatti a eliminare il maggior numero possibile di Yksan sul campo, non per conquistare il fronte ma per indebolire l'esercito nemico. Solo che, più i loro numeri calavano, più i loro attacchi sembravano frequenti, e spesso erano coordinate alle invasioni mostruose al fronte del Vuoto, causate dalle eclissi di Erran. Quel giorno non ne erano previste, ma era da due notti che il fronte di Magastor non veniva attaccato. Presto il portale si sarebbe illuminato, e gli Yksan sarebbero sgusciati da quel bagliore verde, disseminandosi per la distesa di erba alta che presto si sarebbe tinta d'oro, e sarebbe seccata, morta, marcita, e ricoperta dalla neve.

La Prima Torre, la centrale, era la più grande e la più alta. Le altre andavano abbassandosi, specularmente. La Seconda Torre si trovava più a nord, e qualche metro più a ovest, più vicina quindi all'accampamento dei Tesrat. La Terza Torre aveva un diametro identico a quello della seconda, e si trovava nella sua posizione simmetrica, rispetto alla Prima Torre.

La Quarta e la Quinta Torre, ancora, erano speculari, l'una più a nord e l'altra più a sud, ma si trovavano in linea con la Prima, ossia erano un poco più a est rispetto alla Seconda e alla Terza. La Sesta e la Settima erano solo di poco più a nord e a sud rispettivamente, ma mentre la Sesta Torre era molto più a ovest rispetto alla Quarta, la Settima non aveva la stessa distanza dalla Quinta. La disposizione delle sette torri era quindi quella di due archi, con al centro la Prima Torre, ma l'arco meridionale era di pochi metri più corto rispetto a quello settentrionale. Se viste dall'alto, le torri avrebbero ricordato due ali di gabbiano, o una sorta di cuspide rivolta verso est, che aveva come centro la Prima Torre.

La disposizione delle truppe, ideata da Khilents Chayon e gli altri Halosat, copiava la disposizione delle torri. Aveva organizzato quindi l'armata in due archi, creando però una zona centrale la cui disposizione era ad arco proteso in avanti, verso i nemici, con due ali laterali che erano archi all'indietro, come le torri. L'arco centrale si sarebbe dovuto staccare, e avanzare per primo, attirando su di sé l'attenzione degli Yksan.

E quell'arco era un sacrificio, ed era chiaro che lo fosse – Chayon si trovava infatti nell'ala nord, in posizione 20-IV-25. Questo significava che si trovava a distanza di venti metri dalla Prima Torre, e di venticinque dalla più vicina a lui, ossia la Quarta.

Non vi sarebbe stato un vero e proprio scontro frontale. Le diverse squadre si erano divise nelle zone a loro assegnate, ma queste non erano così facilmente riconoscibili come lo erano, ad esempio, al fronte del Vuoto, dove vi erano punti di riferimento ben precisi, come cambiamenti nel terreno o spuntoni di roccia. A Magastor, l'unico modo di orientarsi era utilizzando i metri di distanza dalle torri. Le zone non erano quindi definite in maniera univoca.

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