Capitolo Sette

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14 marzo 1603

Era una mattina soleggiata, nonostante fosse ancora inverno. Una sottile coltre di neve ricopriva il suolo, fino al margine del Vuoto. Facevano capolino soltanto alcuni spuntoni di roccia. Il tetto della postazione dei Paranx Esploratori era anch'esso imbiancato, e dalla linea di gronda piovevano, cadenzate, delle gocce che andavano a scavare fori invisibili nello strato di neve sottostante.

Il cielo era chiaro, e grazie al contrasto con il bianco sul terreno si potevano apprezzare le sue sfumature azzurrine, rare a vedersi e impossibili da notare dalla città di Neza. Guardando a sud, infatti, non si riusciva che a intravedere alcuni tra i palazzi più alti, tra cui quello Imperiale, ma la metropoli era perennemente coperta da un manto di fumo e di nebbia.

Gli stivali del Tesrat Comandante che sovrintendeva la missione delle dieci squadre di Djabel inviate quel giorno scrocchiavano sul manto nevoso, mentre il soldato camminava avanti e indietro lungo la linea che la trentina di ragazzi aveva formato. Le squadre erano composte da due, tre, o al massimo quattro membri.

Era un uomo alquanto giovane, che forse studiava ancora all'Accademia della Guerra, ma né Vinczel né Annekha avevano mai visto o sentito nominare il Tesrat Comandante Dasdany Jancsi. Tra le Alte Case dell'Impero, la famiglia Dasdany mancava. Era uno dei tanti studenti e soldati devoti alla causa dell'Impero provenienti dal quartiere Residenziale. Di certo non era la motivazione a mancargli.

Era alto all'incirca quanto Vinczel, e sembrava avere pochi anni più di lui, ma si atteggiava come se fosse già un veterano, senza però risultare arrogante o spocchioso. Non indossava i guanti, nonostante l'aria fosse ancora molto fredda, in quel periodo dell'anno. Dalla manica sinistra della sua giacca faceva capolino una cicatrice, che si estendeva per quasi tutto il dorso della mano.

Era il segno del morso di un qualche animale predatore. Forse un mostro, forse un'illusione realistica. In ogni caso, un avvertimento. Dasdany Jancsi aveva combattuto contro qualcosa di più forte di lui, di incontrollabile, ma era riuscito a cambiare le sorti di quella sua battaglia. Aveva vinto.

«Lo scopo dell'escursione è che affiniate le vostre capacità di sopravvivenza, e che conosciate meglio i mostri» spiegò Dasdany, lanciando un'occhiata ai Djabel radunati lì. Sembrava odiarli tutti quanti, dal primo all'ultimo.

O, perlomeno, questa era l'impressione che Vinczel aveva avuto, quando aveva incrociato quegli occhi di un castano intenso, infuocato, per una frazione di secondo. Si era sentito sgradito, disprezzato, detestato pure. Aborrito.

«Come sapete, i piani dell'Alto Imperatore prevedono l'uso dei mostri nelle dinamiche di battaglia, nei fronti settentrionali» continuò il Comandante.

Annekha annuì. Suo padre l'aveva avvertita che, una volta conclusa la guerra con la vittoria dei Tesrat, i prossimi nemici che avrebbero dovuto combattere sarebbero stati proprio i mostri. In effetti, gli unici possibili invasori sarebbero potuti essere loro.

Annekha sembrava essere immune a quella sensazione, notò Vinczel. Guardava Dasdany come avrebbe guardato un suo qualsiasi superiore – con rispetto, preoccupata non di ciò che lui pensava di lei ma di ciò che di lei avrebbe detto a terzi. Ma se si fosse comportata in maniera impeccabile, nemmeno il suo acerrimo nemico avrebbe avuto una ragione valida per lamentarsi di lei.

E questo avrebbe potuto portarlo a odiarla ancora di più, certo, ma a lei non importava. Non voleva essere amata. Tutto ciò che contava erano le apparenze. E Khilents Annekha appariva sempre come la migliore.

Infatti, quando gli occhi di Dasdany si posarono su di lei, persero per una frazione di secondo la scintilla dell'odio. Anche Vinczel lo notò.

E ora, Dasdany aveva annuito appena, come a salutarla in segreto.

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