Capitolo Cinquantacinque

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La battaglia non stava volgendo per il meglio, per i Tesrat. Mariljn era accerchiata, insieme a tutta la Squadra 817, capeggiata da Khilents Chayon. Fu lei la prima a notare l'arrivo del Dragone, e a capire che Annekha lo stava cavalcando.

Gli Yksan stavano premendo da tutti i lati, ma da circa un'ora avevano cominciato a ritirarsi, dalle file posteriori. Probabilmente stavano andando a sopperire la mancanza di uomini agli altri fronti, come a Revhely, al quale era stato sferrato un altro attacco – ma il porto dei Tesrat era ben difeso.

Il cuore di Mariljn prese a battere più forte, ma non era l'adrenalina, in quel caso. Non era la paura di morire, di quella morte che era sempre di fronte a lei, mentre imbracciava il fucile, il dito sempre sul grilletto, pronto. Era un calore diverso. Era l'affetto che provava per la sua migliore amica.

Le dispiaceva per come aveva lasciato Annekha, l'ultima volta che l'aveva vista. Non avrebbe dovuto dire ciò che provava, sia per non rovinare la loro amicizia, sia per non ferire i suoi sentimenti, che erano chiaramente orientati verso Ilyun Vinczel.

Era stata egoista. Si sarebbe scusata, una volta che avessero riconquistato il fronte. E una volta ripreso Magastor, avrebbero anche potuto festeggiare il suo compleanno, insieme, come un tempo. Avrebbero riparato ai danni che la sua assenza aveva causato – non si erano viste né per il compleanno di Djric, in aprile, né per il suo, in ottobre, dopotutto.

Ora che Annekha era tornata, come aveva promesso, avrebbero combattuto, fianco a fianco, come un tempo.

Mariljn alzò di nuovo lo sguardo al Dragone, mentre si riparava con il nagyvet, insieme agli altri membri della sua squadra. La vedeva chiaramente, ora. Solo che vedeva anche qualcos'altro, dietro al Dragone. Qualcos'altro che era in volo. Non capiva di che cosa si trattasse. Sembrava uno stormo di uccelli, ma non ne aveva mai visti di così grandi, tanto vicini ai fronti e alla città. Tutto il verde di cui l'Impero di Zena poteva godere si trovava a sud di Magastor, o a ovest della capitale, nella zona dei laghi di Klar e di Lefordy.

Presto Mariljn dovette rivolgere l'attenzione al nemico di fronte a lei, eppure continuò a sentirsi osservata. Osservata da quelle cose.

Anche Chayon aveva notato qualcosa, dietro il Dragone, ma aveva da subito riconosciuto quelle ombre alate come quelle di mostri volanti. Arpie. Ed erano decine. Forse quasi un centinaio. Erano pericolose, e andavano abbattute prima che potessero recare danni alle file dei Tesrat. Il Dragone di Annekha doveva averle attirate. Questo era uno dei motivi per cui creare illusioni, nell'Impero, era da tempo severamente proibito.

Tuttavia, pensò Chayon, quella di utilizzare il Dragone doveva essere stata un'idea dell'ultimo minuto, per Annekha. Sapeva del divieto, dopotutto. Probabilmente non aveva avuto scelta. Dovunque fosse stata in quegli ultimi giorni, dopo che Kerol l'aveva chiaramente lasciata fuggire di casa, doveva essersela vista brutta. Qualcosa l'aveva trattenuta in un luogo pericoloso. Forse proprio i mostri, forse proprio nel Vuoto. Le avrebbe chiesto spiegazioni – avrebbe preteso spiegazioni – una volta conclusa la battaglia.

Chayon notò però un altro particolare. Vi era qualcosa, proprio dietro Annekha. Non aveva preso una borsa così grande, quando era fuggita.

Tenne lo sguardo fisso sul Dragone, mentre questo planava al centro del campo di battaglia, senza però atterrare, e capì che si trattava di una figura umana. Ed era appena scesa dal dorso del Dragone, rotolando nell'erba.

Ma non era Annekha. Lei, infatti, stava facendo volare di nuovo il Dragone, e si stava dirigendo verso la Sesta Torre, a nord, dove probabilmente aveva intenzione di scendere.

Appena Vinczel toccò terra, si chiuse a riccio, e rotolò, per attutire la caduta. L'erba alta lo coprì alla vista di Tesrat e Yksan, ma non aveva molto tempo per andarsene. Rimase fermo, mentre tutti erano sicuramente concentrati sul Dragone, e solo quando Annekha si fu allontanata abbastanza osò alzare la testa.

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