Capitolo Ventiquattro

67 18 158
                                    

La porta della stanza di interrogatorio si aprì, e subito si richiuse violentemente dietro la figura slanciata di Khilents Chayon.

Vinczel, nel mentre, si era quasi addormentato sulla sedia, la testa sostenuta dalla sua mano sinistra e il gomito appoggiato al tavolo. Il risveglio fu brusco, per lui.

La luce fioca all'interno della stanza, le cui pareti erano grigie, unita alle poche ore di sonno che Vinczel si era concesso la notte precedente, sembravano star facendo effetto.

Chayon lo guardò dall'alto e da lontano, come a studiarlo, prima di avvicinarsi.

Vinczel sostenne il suo sguardo, ricambiandolo con uno più pacifico e tranquillo. Non aveva niente da nascondere. Per ora.

Vi era una linea che non aveva intenzione di superare, e si trattava delle informazioni che avrebbero potuto mettere a repentaglio la sicurezza dei suoi zii, Solean e Rozsalia.

Non sarebbe stato fatto loro del male. Non a causa di quello che sapeva. Non a causa sua. Questa era l'unica promessa che intendeva mantenere.

Chayon si avvicinò al tavolo, prendendo poi a camminare in tondo attorno a esso. I tacchi dei suoi stivali picchiavano ritmicamente contro il pavimento, sulle piastrelle nere e lisce.

In un primo momento, Vinczel tentò di seguire i suoi movimenti con lo sguardo, ma dopo la seconda volta che l'Halosat gli passò dietro le spalle, smise di farlo, concentrandosi sulla sedia di fronte a sé. La sua speranza era che Chayon richiedesse la sua attenzione, e che per ottenerla si mettesse nell'unico punto della stanza che Vinczel stava guardando. Ossia, che si sedesse.

Fu quello che Chayon fece dopo un altro paio di giri attorno al tavolo. Sembrava che stesse cercando di muoversi come un predatore, e in effetti la maggior parte degli interrogati avrebbe potuto essere intimidito da quel suo comportamento, ma Vinczel no. Non aveva paura di Chayon. E sapeva esattamente con chi aveva a che fare. Non lo sottovalutava, ma non lo sopravvalutava nemmeno.

Perché ciò che Chayon voleva era essere sopravvalutato. Perché voleva fargli credere di essere in possesso di abbastanza informazioni per poterlo incastrare, ma non era così. Vinczel era sicuro di questo. Anche nella disperata ipotesi che Chayon avesse letto la lettera destinata a sua figlia, o ancora quella che era stata consegnata agli Ilyun, non sarebbe stato abbastanza. A meno che la verità non gli fosse stata rivelata dall'Alto Imperatore in persona, Chayon non aveva niente, contro di lui. E, se avesse ricevuto ogni informazione dall'A.I., non avrebbe avuto senso interrogarlo.

«Orsem al Reparto di Strategia e Ingegneria, Ilyun Vinczel» si rivolse a lui Khilents Chayon, sedendosi, leggendo da un fascicolo la scheda che lo riguardava, sfogliando le pagine. «Alunno del duecentocinquesimo corso all'Accademia della Guerra, nato il dodici agosto 1582—» La data sembrò muovere qualcosa in lui, ma Chayon fu svelto ad allontanare l'insicurezza prima di tutto dalla sua mente, e poi da quella di Vinczel.

Quando alzò lo sguardo, era come se non avesse mai esitato. Era come se ogni parola uscita dalla sua bocca fosse stata una legge inviolabile. «Hai perso un anno, lo sai?»

Vinczel alzò le spalle. «Verrò iscritto al duecentosettesimo corso, immagino.»

«Se hai fortuna e passerai gli esami, sì» continuò Chayon, sfogliando il fascicolo, per poi smettere di leggerlo, e puntare i suoi occhi grigi dritti in quelli di Vinczel, come se potesse trapassarli, e sbirciare ciò che vi era all'interno della sua testa. «Altrimenti, passerai direttamente al duecentottesimo.»

Vinczel si appoggiò allo schienale della sedia, ostentando disinteresse. «Fa lo stesso.» Sospirò, anche se non era d'accordo. Prima di tutto, aveva perso solo sei mesi, quindi a regola avrebbe dovuto sostenere un esame per essere riammesso al duecentocinquesimo corso e tornare con i suoi compagni. Solo nel caso in cui non lo avesse passato sarebbe stato iscritto al corso successivo al suo, che quindi era il duecentoseiesimo, e non il duecentosettesimo. Tantomeno il duecentottesimo.

DjabelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora