10 novembre 1603
Khilents Chayon era ancora ricoverato in ospedale. Non aveva mai sentito il bisogno di celebrare il giorno del suo compleanno, e soltanto vent'anni prima si sarebbe sorpreso di vedersi arrivare all'età di cinquantanove anni. Ma ora, sdraiato in quel letto, impossibilitato a muoversi, il polmone sinistro asportato e sostituito da una macchina, era difficile anche per lui non sentirsi felice di essere sopravvissuto tanto a lungo. Si permise di essere fiero di sé, per un momento.
Sarebbe dovuto restare in ospedale ancora per qualche mese, gli avevano detto i dottori. Forse per febbraio sarebbe tornato a casa. Ma non avrebbe mai più combattuto sul campo. Quella di Magastor sarebbe stata l'ultima vittoria dei Tesrat guidati dall'Halosat Guerriero Maggiore Khilents Chayon. Sarebbe stata l'ultima vittoria dell'Impero di Zena attribuita a un Djabel.
Annekha era venuta a visitarlo. Non aveva portato nulla, con sé. Non avrebbe mai saputo che cosa regalare a suo padre, in nessuna occasione. Sembrava sempre insoddisfatto di tutto.
La camera era molto meno illuminata del corridoio lungo il quale Annekha aveva appena camminato. Era pomeriggio, ma si stava già facendo buio. Il bagliore delle luci della città era sfumato e indefinito in lontananza, e il bianco acceso del Palazzo Imperiale si era tramutato in grigio.
Gli unici suoni che si potevano udire erano quello della pioggia, che picchiettava delicatamente contro la finestra, e quello dei dottori che camminavano di fretta lungo il corridoio, di tanto in tanto, talvolta in gruppi, talvolta trasportando barelle o sedie a rotelle.
Ma Annekha era concentrata sul beep della macchina che registrava il battito cardiaco di suo padre.
Era stabile, costante, anche mentre lui alzava gli occhi su di lei. Sembrava quasi che la stesse accusando, e la giovane si sentì ferita.
Era già stata punita, dall'Alto Imperatore e prima ancora dal suo stesso cuore. Stava sperando di ricevere comprensione e compassione da suo padre. Ma era ovvio che non gliene avrebbe date. Non una volta in diciannove anni le aveva mai mostrato il suo cuore.
Era deluso. Erano i suoi occhi a dirlo, e la ferivano come un migliaio di coltelli, in un modo in cui le parole più crudeli da lui pronunciate non avrebbero mai potuto fare.
Dopo aver usato il Dragone a Magastor – e quindi aver infranto la legge – l'Imperatore aveva punito Annekha rendendola un'interrogatrice a Fogad, strappandola dal suo incarico, ma permettendole ancora di sostenere l'esame per diventare Paranx Ricognitrice, a dicembre.
Aveva già passato l'esame teorico per la patente nautica, e suo padre era stato quasi contento di sentirlo. E forse le avrebbe addirittura detto di essere orgoglioso di lei, se Annekha non avesse confessato di aver commesso un unico errore, e di non aver quindi ricevuto il massimo dei voti.
La prova pratica sarebbe stata a dicembre. Come al solito, la figlia promise che avrebbe fatto del suo meglio, che sarebbe stata perfetta. Ma ormai nemmeno lei lo credeva più possibile. Ormai, senza che suo padre lo dicesse, Annekha era già convinta di essere un fallimento.
E questo era perché si sentiva responsabile anche di un'altra misura dell'Imperatore, che aveva punito tutti i Djabel, proibendo loro di prendere parte alla guerra. Non avrebbero più potuto combattere.
Non vi era più alcuno scopo nello studiare all'Accademia della Guerra, ora. Fatta eccezione per gli Halosat e i Paranx Ricognitori, che ideavano le strategie di battaglia invece che andare a combattere in prima linea, i Djabel non potevano più prendere parte alla guerra. Potevano soltanto stare nelle retrovie. Quindi non potevano avere la gloria. Non potevano avere l'onore.
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Djabel
Science Fiction[Fantascientifico/Distopico] Serie "Ember" - Libro 2 ATTENZIONE! Può contenere spoiler per chi non ha letto "Ember". La Guerra di Zena infuria ancora. Gli Ember continuano a cadere, e Noomadel contrasta la mancanza di uomini con degli attacchi mirat...