Capitolo 3

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Lasciare questioni in sospeso è come una porta rimasta socchiusa, al minimo accenno di vento questa sbatte facendo un rumore terribilmente fastidioso.

Arrivo per prima, in anticipo di qualche minuto, e mi siedo sul tavolino nella parte esterna del bar nel quale ci siamo date appuntamento.

Sono nervosa e arrabbiata.

Inutile dire che vorrei essere da tutt'altra parte a fare tutt'altre cose con chiunque altro.

La vedo arrivare a piedi in camicia e pantaloni stretti, porta i tacchi alti che le slanciano maggiormente la figura. Cammina come se fosse la padrona del mondo, ho sempre invidiato la sicurezza con la quale si muove, anche quando non lo è affatto. Appena passa tutti, uomini e donne, posano lo sguardo su di lei ma lei guarda solamente me. Io indosso un paio di occhiali da sole per la luce molto forte e perché non vedrà le mie emozioni attraverso il mio sguardo finché non lo deciderò io "Non mi aspettavo che tu mi chiamassi" dice sedendosi davanti a me, adesso il tavolino mi sembra fin troppo piccolo, vorrei che stessimo molto più distanti di così.

"Non volevo farlo" le dico sicura ma soprattutto sincera "..poi ho accantonato le mie questioni personali"

Lei mi guarda intensamente e posa gli occhi su tutto il mio corpo "Ti vedo bene" mi mangia con lo sguardo e so che non lo fa apposta ma mi irrita maggiormente.

Distolgo lo sguardo da lei per evitare di guardarla mentre mi passa ai raggi x "Già.." non ho nemmeno scelto chissà quale outfit provocante perché non voglio che pensi che ci stiamo riprovando.

"Gli anni non ti hanno cambiata per niente sei.." fa una leggera pausa e con un tono quasi malinconico aggiunge "..davvero molto bella" scandisce queste ultime tre parole con enfasi.

Se non fossi così arrabbiata probabilmente vedrei che anche lei è splendida. Ma, anche se ci faccio caso, la cosa non mi scompone minimamente.

"Non sono qui per riprendere da dove abbiamo interrotto" le dico diretta, gelida e tagliente. Placo subito le sue lusinghe che non mi interessano affatto e non fanno altro che innervosirmi ulteriormente.

"Sei venuta con il coltello tra i denti eh" commenta fra sé e sé ad alta voce, incassando il colpo.

"Che cosa vuoi Zulema?" Le chiedo con tono aggressivo interessandomi davvero alla sua risposta "Perché hai fatto tanta strada? Perché sei qui?"

"Per la mia famiglia" risponde e mi scappa una risatina isterica, mi passo una mano sul viso incredula e lei rimane in attesa che mi riprenda da questa assurda frase.

"Non hai una famiglia.. non qui a Malaga almeno" scuoto la testa distogliendo lo sguardo da lei, parlarle è difficile ma guardarla lo è molto di più.

"Allora perché siamo qui?" Mi chiede ed è una giusta domanda, lecita, alla quale sono pronta a rispondere.

"Lucía.. l'hai ferita" le dico in totale sincerità.

"Non volevo farlo" glielo leggo negli occhi che si pente ma non me ne importa nulla.

Rido istericamente "Non mi interessa ciò che volevi o non volevi fare.. voglio sapere se sei tornata per restare"

"Certo che voglio restare!" Esclama come se fosse un'ovvietà.

Assottiglio lo sguardo "Davvero?"

"Sì, Macarena. Rivoglio la mia famiglia" ribadisce e non ha idea di che nervoso mi fa salire ogni volta che pronuncia quella cazzo di parola.

Incrocio le braccia al petto e la guardo molto seria "Te l'ho detto.. Non hai una famiglia dalla quale tornare ma a mia figlia.."

"Nostra figlia" mi corregge e questo no, non posso proprio accettarlo.

"A MIA figlia.. manchi.." la correggo a mia volta usando un tono irremovibile "..per quanto dice che non ti vuole vedere" aggiungo con un filo di voce.

Posa la mano sulla mia sopra il tavolo "E a te? A te manco?" La tiro via come se mi fossi scottata.

"Sono qui solo per Lucia.. se lei non ci fosse non sarei mai venuta" metto in chiaro e ci tengo a precisare "Voglio il suo bene e per quanto la tua presenza sia stata incostante nella sua vita.."

Si acciglia e mi chiede velenosa "E la colpa di chi è?"

Rido incredula scuotendo la testa e distolgo lo sguardo puntandolo altrove "Che figlia di puttana.. subito ad attaccarmi per l'unico errore che ho fatto vent'anni fa" mi alzo gli occhiali e finalmente vede il mio sguardo nervoso che punto nel suo e rispondo a tono "Sì, Zulema ho sbagliato e me ne assumo la responsabilità per i suoi primi dieci anni ma Lucia ora ha vent'anni" la mia faccia si contrae in un'espressione nervosa "Non dieci.. ne ha venti" preciso sottolineando la differenza con un tono piuttosto chiaro "Il merito dei casini che hai combinato tu nell'ultimo decennio è soltanto tuo. Prenditi le tue responsabilità una volta nella tua vita" le sbatto la verità in faccia altrettanto velenosa.

"Pensi che non lo sappia?" Mi chiede ferita.

Scuoto la testa "Penso di no. Perché non c'eri. Io invece sì e ho visto il risultato delle tue azioni" appoggio le braccia al tavolino e voglio che lei sappia ogni dettaglio perché se va a finire come l'ultima volta giuro su Lucia che la faccio fuori "L'hai spezzata, Zulema e ti giuro che se lo rifarai non me ne frega un cazzo di chi sei.. io ti spacco il culo"

Le mie parole la feriscono "Sembri sincera"

"Lei è mia figlia" precio tagliente serrando la mascella.

"Nostra" mi corregge un'altra volta.

Scuoto la testa "Non più. Te ne sei lavata le mani alla prima occasione, hai perso il diritto di essere considerata tale" prendo un respiro cercando di calmarmi "Ma siccome so che ha bisogno di te nella sua vita.. sono disposta a parlarle per cercare di farla ragionare ma ascoltami bene.. se lei deciderà di ascoltarti io non ho nulla in contrario.. ma se deciderà di chiuderti la porta in faccia come ha già fatto, come realmente meriti, e credo che in fondo questo tu lo sappia.. io sarò dalla sua parte"

Annuisce seria "Sei stata molto chiara, Macarena"

"Ottimo" mi alzo in piedi e per ultima cosa le dico "Tieni il cellulare acceso, mi farò sentire"

Hasta siempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora