Capitolo 36

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Lei è appena andata via e un vuoto incolmabile si disegna nel mio petto.

Lei è importante per me, lo è sempre stata.

La sua presenza fa la differenza in tutto e per tutto.

Emergenze di questo tipo non capitano per caso, non è un ladruncolo di strada che ruba in un negozietto in periferia. C'è uno schema, dei conti in sospeso. È pericoloso.

Sono in pena per lei e sono altrettanto sicura che niente riuscirà a calmarmi finché non la rivedrò rientrare da quella porta.

Legarsi così tanto ad una persona non mi è mai piaciuto, amo l'indipendenza e la forza che si autogenera. Vorrei riuscire a fare affidamento su me stessa ed essere il mio stesso punto di riferimento. Non avere bisogno di nessun'altro al di fuori di me stessa perché solo così soffrirei di meno.

Ma quando hai una famiglia questa cosa è impossibile.

Mia figlia, è il mio sole e la mia ragione di vita più grande. La mia forza. La mia fotocopia in tutto e per tutto. Averla è stata una benedizione fin dal primo giorno e ringrazio il cielo che sia più intelligente di me, che studia e vuole molto di più dalla vita. Si merita molto di più di quello che ho avuto io e sono orgogliosa nel vederla raggiungere con entusiasmo obiettivo dopo obiettivo.

E Zulema invece.. non so come descrivere il suo ruolo se non la mia metà. È la mia persona. L'amore della mia vita. La persona con la quale voglio spegnere ogni minuto di ogni giorno. Litighiamo spesso ma ci amiamo tanto. Lo sento, lo percepisco e lo vedo. L'amore è qualcosa di visibile, di tangibile, ha un sapore e un profumo perché è custodito in una persona.. lei.

La giornata passa con un ritmo doppiamente lento rispetto al solito, non sento Zulema da quando è partita il che non mi dovrebbe preoccupare perché abbiamo detto che ci sarebbe stata per cena o che mi avrebbe chiamata per avvisare.

Ma la razionalità non funziona sempre come dovrebbe e soprattutto non sempre ha il controllo sulle emozioni.

Lucia entra in cucina "Che si mangia per cena?"

Sgrano gli occhi e guardo l'ora. Le 20. "Possiamo farci una pasta veloce" rispondo guardando il frigo.

"Zulema?" Mi chiede guardandosi intorno senza trovarla.

"È uscita a fare una commissione" rispondo senza guardarla negli occhi.

"Questo lo hai detto anche stamattina e a pranzo.. che succede?" Mi chiede, è adulta e non riesco a evitare le sue domande come facevo quando era più piccola.

"La commissione.. l'ha trattenuta più del previsto" spiego semplicemente senza dire un cazzo in realtà perché questa frase non ha alcun significato.

Mi viene davanti e punta lo sguardo nel mio "Mi stai mentendo o mi stai nascondendo qualcosa. Quale delle due?"

"La seconda" rispondo sincera.

"Di che si tratta?" Mi chiede serissima.

La porta d'ingresso si apre giusto in tempo per salvarmi e tiro un sospiro di sollievo. Zulema entra in cucina e la guardo negli occhi.

A noi basta questo.
I nostri occhi hanno sempre parlato molto di più delle nostre bocche.

Lei capisce immediatamente che sono stata in ansia tutto il santo giorno.

Io capisco immediatamente che c'è un problema serio.

"Ciao ragazze! Si cena?" Ci chiede abbracciando Lucia, la stringe forte a sé, segnale che centra anche lei in qualche modo.

"Stavo giusto chiedendo alla mamma dov'eri" le dice non mollando la presa.

"A Madrid, avevo una commissione per lavoro urgente" spiega guardandola negli occhi "Ma ho promesso che ci sarei stata per cena ed eccomi qui" spiegarle le cose le viene piuttosto naturale e semplice adesso, molto di più di me.

Mi metto ai fornelli e inizio a cucinare un piatto di pasta con il sugo già pronto.

Una sensazione.
Non so nemmeno spiegarlo in realtà.
Una sensazione mi tenaglia lo stomaco e non mi permette di respirare.

Riconosco bene questa sensazione e di solito viene per dei motivi precisi che ancora non conosco ma presto si manifesteranno, succede sempre così.

È come un campanello di allarme.
Un avviso.
Un avvertimento.

"Lucía, apparecchi fuori?" Le chiede Zulema e si libera di lei lasciandoci sole. Mi avvolge in un abbraccio "Sei tesa e preoccupata"

"C'è un problema vero?" Le chiedo guardandola negli occhi e non ho dubbi.

"Ne parliamo più tardi" mi stampa un bacio veloce e mi lascia ma l'afferro per un polso e lei mi guarda. Mi prende il viso tra le mani "Sono qui, okay? Sono qui" mi bacia con maggior passione e trasporto prendendosi tutta la mia tensione, appoggia la fronte contro la mia "Volevo farlo da tutto il giorno"

Sorrido lievemente "Grazie per essere qui"

"Sto imparando a mantenere le promesse" ride appena ed io con lei "Era quasi l'ora, non credi?" Annuisco appena "Vado ad aiutare nostra figlia" mi lascia un altro bacio prima di aiutare Lucia in veranda.

Ceniamo normalmente tutte insieme, ci godiamo due ore di assoluta normalità dove parliamo di stupidaggini come le notizie sulla nostra serie preferita e l'album nuovo di Katy Perry. Parliamo di università, di sbocchi lavorativi e di come vorrei aggiungere nel nostro giardino un piccolo roseto. Zulema tiene la mia mano per tutta la cena stringendola appena. Sa bene che so che c'è qualcosa che non va ma vuole godersi questo momento in famiglia e probabilmente ha ragione perché ne abbiamo bisogno, tutte e tre.

Inizio a sparecchiare e a lavare i piatti "Mamma, ci penso io" dice Lucía "Zulema mi ha chiesto se puoi raggiungerla nel tuo ufficio"

"Grazie tesoro" le stampo un bacio ed entro nella stanza.

Lei è davanti alla finestra, guarda fuori pensierosa "C'è un problema vero?" Chiedo stando sulla soglia.

"Sì ma non riguarda noi.." spiega e questo mi tranquillizza almeno in parte. Si volta e mi guarda, i suoi occhi mi preoccupano "Macarena.." le parole le si muoiono in gola e risulta incapace di parlarmi.

"Dillo come devi senza girarci troppo intorno" le dico schiettamente.

Abbassa lo sguardo per un secondo e poi dichiara "Sto partendo" eccola quella espressione da automa che ho visto stamattina.

"Te l'ho letto in faccia quando sei entrata.." mi passo una mano sul viso "Mi avevi detto che ci saresti stata per Lucìa, per noi"

"Fatima è viva" dichiara "Lei e i suoi ci hanno attaccati ma è stato solo un modo per catturare la mia attenzione"

"Avrei dovuto picchiarla più forte" commento.

"Io non so per chi lavora ma vuole uccidermi e vi ha minacciate.. ha lasciato queste sulla mia scrivania" prende dal taschino interno della sua giacca di pelle una busta. La prendo e dentro ci trovo fotografie recenti di noi, qui a Malaga "Avevi ragione a dirmi che con me non siete al sicuro con me"

Scuoto la testa incredula "Non sei responsabile di questo" le sbatto sulla scrivania.

"Ma lo sarete presto, è una promessa che intendo farti" dal suo sguardo irremovibile capisco cosa intende.

Sgrano gli occhi "Vuoi uccidere tua figlia?"

Hasta siempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora