Capitolo 54

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Basta una frazione di secondo.
Uno schiocco di dita
Un battito di ciglia.

La velocità di un proiettile è quattro volte più veloce del suono. Il che significa che un attimo prima sei vivo e un attimo dopo no.

La vita cambia in un quarto di secondo, il tuo mondo cambia in un quarto di secondo.

Viene da chiederti come si riesce a vivere così freneticamente per cercare di non sprecare nemmeno la più piccola goccia del proprio tempo sapendo che potrebbe essere l'ultima, sapendo che ognuno di noi ha un orologio unico che scorre rapidamente all'indietro.

Non ci vuole un genio per capire quello che succede quando la lancetta dei secondi finisce il suo ticchettio.

È come avere un timer che scorre all'indietro.

Tic. tic. Tic.

Vivi con l'illusione di avere tutta la vita davanti a te ma non è così.
Non dipende nemmeno da te.

È tutto già prestabilito, un disegno solo tuo, sei bloccata in un fiume che scorre e inevitabilmente sai dove ti porterà.

Ho sempre pensato che quando sarebbe arrivato il mio momento mi sarei chiesta: ho davvero fatto tutto quello che volevo?

Ci sono cose a cui puoi sfuggire.
Altre invece sono inevitabili.

Il proiettile mi colpisce, cado a terra e tutti si appiattiscono al pavimento. Accuso un forte dolore al braccio sinistro, ma dando una rapida occhiata mi accorgo che mi ha presa solo di striscio. Alzo lo sguardo dritto davanti a me e vedo il SUV. Fatima mi saluta con un cenno e poi partono, sfrecciando via.

Respiro a fatica sentendo un dolore incredibile, Cris è la prima ad accorgersi "Ti ha colpita?" Mi gira a pancia in su e strappa via la manica "È di striscio, ci vogliono i punti ma andrà tutto bene" la manica strappata me la lega al braccio in modo tale da fermare la fuoriuscita di sangue.

Zulema resta al mio fianco ma lascia che Cris si occupi di tutto, controlla meticolosamente che compia tutto il necessario "Fa un male cane, cazzo!" Mi lamento stringendo i denti.

Mi aiutano a rialzarmi e ci incamminiamo verso le Jeep, dove Tony e Tim ci hanno raggiunti. Saliamo a bordo e per tutto il viaggio non diciamo una parola.

Arrivati alla base Miguel ci stava aspettando "Ti ho preso tutto l'occorrente medico che mi hai chiesto" mi informa passandomi una valigetta "Morita! Como estás?" Saluta Zulema abbracciandola calorosamente.

"Ahora mejor, Miguel, gracias por el ayudo" gli stampa un bacio sulla guancia ed entriamo.

Guardo ognuno di loro "Prendetevi la serata libera, abbiamo l'aereo per Malaga domani mattina alle 9. Non voglio passare un minuto di più in questo posto" dichiaro e tutti si sparpagliano nelle loro camere.

Zulema mi prende la mano libera e intrecciamo le nostre dita "Qual'è la nostra?"

Sorrido senza rispondere e mi limito a guardare la porta. Io e Zulema entriamo "Non ti facevo un tipo così sentimentale"

"La nostra camera è sacra, Zulema" le dico appoggiando la valigetta sul letto.

Lei si guarda intorno "È tutto come lo avevamo lasciato"

"Beh non proprio tutto" dico guardandomi intorno.

"Perché? Che è cambiato?" Mi chiede osservando in giro.

"Noi" rispondo con un leggero sorriso e lei punta lo sguardo nel mio "Noi siamo totalmente diverse"

Lei mi sorride divertita "Non esattamente" mi prende per la vita e mi tira a sé "Ti ho vista lavorare.. sei ancora la stessa figlia di puttana di cui mi sono innamorata"

Hasta siempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora