Capitolo 55

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La paura di perdere una persona che ami si può descrivere come una sensazione di vertigini, come un attacco di panico ma mille volte più potente.

Avevo la sensazione che qualcuno mi strappasse il cuore dal petto e me lo mostrasse su un palmo di mano: di certo non è in buone condizioni, anzi direi che è in pessime condizioni.

Le ore successive scorrono rapidamente, arriva il medico e si chiude nella stanza con lei.

Passiamo tre ore nel corridoio.

Tre interminabili ore che passano come un razzo ma allo stesso tempo avevo come l'impressione che il mondo si fosse fermato.

Che il tempo si fosse bloccato in quell'istante in cui mi ripeteva di non parlare perché voleva solo un secondo di pace con me.

Lei voleva solo respirare un secondo tra le mie braccia attraverso le mie labbra.

Ma poi è tutto precipitato come se fossimo state travolte da un fiume in piena e non so nemmeno spiegarmelo, non so come ho potuto non accorgermi di nulla. Proprio io che vivo nei dettagli.

Dovevo capire che stava male.
Dovevo accorgermi che qualcosa non andava.
Se l'avessi fatto forse lei starebbe bene adesso.

I sensi di colpa mi torturano, mi tormentano, mi uccidono mentre guardo l'uscio chiuso battendo nervosamente la gamba sul pavimento.

Quando la porta si riapre il medico comunica la diagnosi con un tono distaccato e professionale "Le ferite riportate sono molto gravi ed estese, la disidratazione e la presenza di un agente tossico somministrato per endovena le ha provocato un collasso.. ha resistito finché c'era l'adrenalina in circolo, non appena si è rilassata.. il cuore ha ceduto, ha avuto un infarto" tutto ciò mi suona così surreale e lontano dalla realtà che se non l'avessi vissuto stenterei a crederci "La buona notizia è che l'abbiamo presa per un pelo. Abbiamo curato le ferite da taglio all'addome e sulla parte superiore del corpo, i tagli sulla schiena sono piuttosto profondi, avranno bisogno di più tempo. Ho applicato delle bende con delle soluzioni in crema che dovrebbero alleviare il dolore. Adesso è sedata. Non so quando e soprattutto se si risveglierà.. non voglio mentirvi, le condizioni sono davvero critiche. Non sarei troppo ottimista. Ad ogni modo, le prossime ore saranno quelle decisive"

Osservo il vuoto davanti a me, sono seduta sul pavimento del corridoio con le mie mani sporche del suo sangue incrostato. Non ho più detto una parola. Sono barricata nel mio mondo, chiusa completamente a riccio e penso che le prossime ore saranno decisive per entrambe.

Ho sempre pensato che sarei morta con lei, sensazione che ho provato non appena è crollata tra le mie braccia.

Il mio cuore ha smesso di battere nello stesso istante in cui il suo si è fermato.

Se muori tu, muoio anche io.

Così le avevo detto e credo che manterrò la promessa perché non riesco a immaginare la mia vita senza di lei.

Io senza di te sono niente e tu sei il mio tutto.

Questo mi aveva detto. Solo adesso mi rendo conto di quanto sia concreta e vera questa frase anche per me.

Non appena ha smesso di respirare ho capito che non esisto, sono un fantasma, sono svuotata senza di lei.

Cris si siede accanto a me.
Non dice una parola ma la sua presenza mi aiuta a mantenere un equilibrio tra ciò che provo e quello che mostro fuori.

Perché se dentro mi sto disperando, in questo momento io sembro un robot spento. Non esterno nulla.

Il medico se ne va, viene scortato alla porta da Ethan che lo ringrazia.

Hasta siempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora