Capitolo 12

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Lucia va a dormire e Gigi va al lavoro.

Io non ho sonno.
Mi rigiro nel letto un milione di volte prima di capire che non riuscirò a riposare.

Mi alzo e mi ritrovo a girovagare da sola in questa enorme casa vuota.

Il ritorno di Zulema non era pianificato.

Mi ha totalmente scombussolato la mia quotidianità e so che ne è fiera.

Non so cosa abbia in mente ma è chiaro che rivuole indietro la nostra vecchia vita insieme senza sapere che non c'è più niente di recuperabile.

Siamo un vaso rotto in milioni di piccoli pezzi.

Ammesso che riusciamo a metterli insieme, non potrà mai essere come prima. Mai.

Mi suonano alla porta e mi chiede chi è il pazzo che mi viene a disturbare alle dei del mattino. Preso do un volto a quel pazzo.. o forse dovrei dire pazza "Che ci fai qui?"

"Voglio parlarti" mi risponde Zulema stando sullo zerbino trepidante di entrare e esporre chissà quale epifania che non può aspettare la luce di domani mattina.

"È tardi, mi parlerai in un altro momento" sono incline a sbatterle la porta in faccia.

"Dov'è Gigi?" Mi chiede a bruciapelo.

Sbuffo "Al lavoro" lei mi guarda senza aggiungere nulla così chiudo la porta.

Ma proprio quando sto per fare scattare la serratura sento "Avevi ragione"

Sono pochissime le volte che ammette di aver sbagliato e ancora meno sono quelle dove ammette che ho ragione, riapro la porta molto più interessata al resto della conversazione "Questa non me la posso perdere" incrocio le braccia al petto e aggiungo "Quando avevo ragione? Mi capita spesso di averla"

"Mi hai avvisata.. moltissime volte e io semplicemente non volevo vedere" ammette e vedo quanto si pente di quell'ultimo periodo, ogni cosa fallo sguardo ferito all'espressione sofferente me lo dice.

Il problema però è che io non ho alcuna intenzione di affrontare questo discorso.

Se vuole liberarsi la coscienza che si cerchi un cazzo di psicologo o un terapista, ma io voglio restare nel mio mondo senza di lei e soprattutto senza le sue aride scuse di cui non mi importa più nulla.

"Non ne voglio parlare" le dico in tutta sincerità.

"Macarena.." mi richiama come fa ogni volta per catturare la mia attenzione.

La fulmino con lo sguardo "Io non voglio parlarne!" Ripeto con un tono più alto scandendo bene le parole.

Abbassa lo sguardo per mezzo secondo prima di dirmi "Se potessi tornare indietro cambierei tutto"

Alzo leggermente le spalle "Ma non puoi.."

La cosa che più mi fa incazzare in tutta questa storia è che per tre anni io e Lucia l'abbiamo aspettata. Tre anni.

Tre anni in cui Lucia sperava di rivederla tornare, magari al suo diciottesimo compleanno.

Tre anni in cui io non riuscivo ad andare avanti perché credevo che sarebbe tornata sui suoi passi.

Ma niente.
Ho incontrato Gigi e finalmente entrambe siamo state liberate dal controllo di Zulema.
Per un anno siamo state libere.
E adesso torna pretendendo che molliamo tutti per chi? Per lei?

Non si può proprio fare.

"Da quanto tempo lo sai?" Le chiedo guardandola negli occhi e la domanda la colpisce in pieno perché sbianca.

"Che cosa?" Mi chiede fingendo di non aver capito.

"Da quanto sai che ho ragione? E non mentirmi" l'avverto, lo capirei.

Abbassa la testa "Tre anni e mezzo.. più o meno"

Un coltello nel petto avrebbe fatto molto meno male.

Tre anni e mezzo.

Vuol dire che sei mesi dopo sapeva già che avevo ragione.

Vuol dire che noi abbiamo aspettato una persona che sapeva.. ma che non le importava di tornare.

Avrei accettato tutto ma questo.. come cazzo posso accettare questo?

Conosce la verità da anni e si presenta alla mia porta solo adesso.

Il tempismo è tutto nella vita.

"Cazzo.." commento sbuffando una risatina isterica mentre mi ricordo delle notti insonni, degli incubi, delle lacrime asciugate di mia figlia, dei compleanni in cui sperava che sarebbe apparsa come per magia, delle mie lacrime che tenevo nascoste. Tre anni di sofferenza che potevano non esistere se lei fosse tornata subito. Se c'è una cosa che detesto è il dolore gratuito. Quello che si può evitare di infliggere. Scuoto la testa nervosamente mentre i ricordi di quel periodo mi assalgono "Non ti perdonerò mai, Zulema. Mai. E ora buonanotte" le sbatto letteralmente la porta in faccia.

Il potere che Zulema ha sempre avuto su di me è incredibile e insostenibile allo stesso tempo.

Ma lei ha solo la metà della colpa.. l'altro 50% è solo mia. Perché le permetto di entrare nella mia sfera emotiva e stravolgere tutto.

E ogni volta che lo fa io ne esco sempre più distrutta, le ferite sanguinano di più e ci vuole più tempo per guarire.

Mi ci vuole ben poco per capire che alla prossima pugnalata potrei non sopravvivere.

È l'unico motivo per il quale, nonostante sia evidentemente pentita, la lascio fuori la mia armatura.

In fondo si sa che le persone che feriscono maggiormente sono quelle che hai più vicino e mi assicurerò che lei mi resti ben lontano.

Il passato non può farti male perché è passato.

Ma adesso che guardo la porta che ho sbattuto e ripenso alla nostra conversazione mi rendo conto che non credo affatto che sia passato.. per me si tratta ancora del presente.

Hasta siempreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora