Amnesia

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Non fu un semplice bacio, di come ne avevo dati tanti. Non era l'incontro passionale di due bocche impazienti di assaggiarsi, non era stato un evento fortuito dovuto all'alcol, alla stanchezza, al mio stato d'animo, né tantomeno dovuto alla pazzia di un momento. E tutte queste cose insieme le capii proprio quando le nostre labbra si scontrarono, e il suo corpo, schiacciato contro al mio, sembrava nutrito da sangue pompato alla stessa frequenza di quella del mio cuore che, in visibilio, non riusciva più a calmarsi. Era la prima volta che baciavo un uomo, e sì, mi piaceva, mi piaceva da impazzire. Non riuscivo ad immaginare nessun altro che baciandomi mi avesse provocato quelle sensazioni. Le farfalle nello stomaco, le gambe molli, i brividi lungo tutta la schiena. Era come se per la prima volta capissi cosa significasse davvero provare qualcosa di forte, quasi una connessione, con qualcuno. Una persona che non avrei mai immaginato di poter sentire così vicina. Nella foga del momento, immersi la mia mano nella sua chioma bionda, scompigliandogli i capelli, nel tentativo di placare quel desiderio insaziabile, come se non ne avessi mai abbastanza, come se quel bacio dovesse essere infinito, eterno. Perché neanche per respirare, in quel momento, mi sarei allontanato dalle sue calde labbra. Fu lui che, dopo pochi istanti, si scostò da me.
"Aspetta." disse, allontanandosi, come se mettere una distanza fra noi fosse la scelta più sicura al momento.
"C-cosa c'è?" gli chiesi, alzandomi e andandogli di nuovo incontro, tentando di baciarlo ancora, ma lui con un braccio mi tenne distante.
"Non così." rispose.
"N-non ti piaccio?" chiesi ancora, sconvolto dalla sua improvvisa presa di distanza, dopo quel lungo momento di passione in cui mi era parso tutt'altro che timido, né tantomeno contrariato. Lui non fece altro che distogliere lo sguardo.
"Guardami negli occhi e dimmi che non provi nulla." dissi allora, prendendogli il volto tra le mani, in modo da immergermi nel verde dei suoi occhi.
"Certo che provo qualcosa, stupido. Ma so già che stai facendo tutto questo solo perché sei ferito." rispose, evitando nuovamente il mio sguardo e scostando le mie mani dal suo volto. "Da sobrio non lo faresti mai. Non mi va di approfittare di te in questo modo. Domattina non ricorderesti niente e dovrei far finta che tra noi non sia accaduto nulla, e non lo sopporterei, Jack. È già straziante sapere ogni giorno di non poter essere corrisposto. Non... non complicare le cose."
"E chi ti dice io non provi qualcosa per te?" lo interruppi immediatamente.
"Sembri la persona più etero che conosca, a dire la verità." rispose, facendo un sorriso in cui riuscii a cogliere un velo di amarezza.
"Appunto. Ascolta Luke... le cose sembrano..." esitai un attimo, ripensando al nostro bacio di qualche minuto prima. "...sembrano solamente." dissi poi, con voce profonda, avvicinandomi a lui e toccando il suo labbro inferiore con il mio pollice. Poi avvicinai la mia bocca al suo collo
"Jack... ti prego. Ti supplico. Se continui così non riuscirò a controllarmi." sussurrò, cercando di farmi allontanare, ma rimanendo al contempo saldamente fermo in quella posizione, come se non aspettasse altro che le mie labbra sul suo corpo.
"Non voglio che tu ti controlli." risposi, spingendo le sue labbra contro il suo collo.
Come tornato alla realtà, riuscì finalmente ad allontanarsi da me.
"Puoi dormire qui stanotte... io starò nell'ufficio di Walker." disse frettolosamente, allungando il passo verso l'uscita.
"Luke!" lo chiamai.

Tentai di seguirlo, ma ero ancora troppo sbronzo per poter riuscire a fare qualcosa per fermarlo. Lui si chiuse a chiave nell'ufficio di Walker, come avendo paura che io potessi raggiungerlo e, beh... sapevamo bene entrambi cosa sarebbe accaduto se avessimo passato anche solo un altro istante l'uno vicino all'altro.
Mi addormentai pensando a lui e il giorno seguente mi svegliai nel suo ufficio. Era seduto accanto a me e mi osservava. Non appena aprii gli occhi e lo vidi, trasalii dallo spavento.
"Ma che cazzo?!" urlai.
"Nicholson, hey. Finalmente ti sei deciso a svegliarti."
"Ma cosa...?! Che ci faccio qui?" gli chiesi, confuso, guardandomi intorno.
"Suppongo tu non ricordi nulla."
"Mio fratello... Sophie... poi sono andato al bar. È tutto così confuso..."
"Sta' tranquillo, forse è meglio se torni a casa per oggi." mi disse, facendo per alzarsi.
"Aspetti." esitai un istante."Può dirmi cos'è successo?" chiesi poi spiegazioni.
"Ieri sera ti ho trovato a discutere ubriaco con la guardia dell'edificio a tarda notte."
"Cazzo, cazzo, cazzo!" dissi, andando immediatamente nel panico, alzandomi in piedi con uno scatto, maledicendo me stesso. "Ho fatto qualcosa di stupido?" gli chiesi poi subito. Sapevo perfettamente di cosa fossi capace, per questo motivo non potei far a meno di pensare al peggio.
"Ti sei reso un po' ridicolo, sì." rispose, visibilmente divertito.
"No intendo... le ho fatto del male? Ivy mi ha visto ubriaco?" non mi preoccupai nemmeno di nascondere il mio timore.
"Cosa? No, cosa dici?" mi chiese, guardandomi confuso, probabilmente non riuscendo a capire il motivo della mia preoccupazione. "Hey, non sei mica il primo uomo a sbronzarsi per i suoi problemi personali?" aggiunse, a tratti divertito dalla mia reazione. Ma io non riuscivo a trovarci nulla di divertente.
"Se le ho fatto del male mi perdoni, la prego." dissi, quasi implorandolo, sconvolto.
"Non mi hai fatto nulla, Nicholson. Sta' tranquillo." rispose, dandomi una leggera pacca sulla spalla. Tirai un sospiro di sollievo.
"Le ho raccontato qualcosa però, questo è certo." aggiunsi poi, scrutando il suo volto che non me la contava affatto giustav.
"Mi hai parlato di tuo fratello, sì." confessò.
"Bene." risposi, maledicendo ancora una volta me stesso. Come avevo fatto a mostrarmi così fragile di fronte a lui? Adesso mi aveva in pugno, conosceva le mie debolezze, e odiavo quella sensazione di fragilità.
"Non avrebbe dovuto farmi parlare in quello stato. Non ero in me." gli dissi, infastidito.
"Hai ragione, scusami. Però... insomma... voglio solo dirti che se ti serve qualcosa, qualunque cosa, puoi contare su di me in qualsiasi momento."
Alzai un sopracciglio, confuso.

È davvero il dottor Luke Evans l'uomo con cui sto parlando?

"Ok, l-la ringrazio." risposi, ancora sconcertato da quelle parole.

Just be with meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora