La mattina seguente mi svegliai presto, pronto ad affrontare il mio destino. Una cosa era chiara: Evans stava cercando in tutti i modi di mettermi in difficoltà. Ma gli era sfuggito un particolare: non ero di certo uno che si arrendeva di fronte alle prime difficoltà, e di sicuro non mi spaventata dimostrargli quanto fossi bravo a fare ciò che amavo. Gli avrei mostrato la mia dedizione, la mia concentrazione, il mio senso estetico. E se neanche questo gli sarebbe bastato, beh, forse non valeva la pena lavorare per uno come lui.
Ivy mi aveva detto che era sì stronzo, ma sapeva di certo ammettere quando qualcuno aveva talento. E allora il mio obiettivo era quello: stupirlo, farlo meravigliare, disarmarlo, mostrargli di che pasta ero fatto, e, soprattutto, quanto fosse difficile abbattermi. Ero stanco di fare la figura dello stupido, del timido o del timoroso. Non mi importava di lui. L'unica cosa che davvero importava era rendere orgoglioso me stesso.Erano le sette del mattino ed Ivy e Mark stavano ancora dormendo quando uscii di casa. Arrivai alla stazione della metro, pronto a gettarmi nella folla.
Non potevo crederci, ma, incredibilmente, era ancora più affollata della sera precedente. Mi guardavo attorno: uomini in giacca e cravatta che raggiungevano i loro uffici si mischiavano a ragazzini con lo zaino in spalla pronti per la scuola e altri lavoratori, più umili, che raggiungevano le loro macellerie, i loro bar, i loro negozi. Quel senso di quotidianità e familiarità era piacevole, e il pensiero che quella sarebbe potuta diventare anche la mia quotidianità, per quanto spaventoso, era al contempo alquanto affascinante. Uscito dalla metropolitana, mi diressi verso l'ufficio. L'aria del mattino presto era piacevole, anche se già sporcata dal traffico cittadino. Mi fermai davanti all'ingresso principale, e dopo pochi istanti vidi Evans uscire dall'edificio.Cosa? Ha dormito qui?
"Non guardarmi così, Nicholson. Non ho dormito qui."
Ma come fa a capire ciò che sto pensando, legge forse nella mente?
"E no, non leggo nella mente. È solo che sei così incredibilmente prevedibile."
"Buongiorno, comunque." dissi, facendogli notare come non mi avesse neanche salutato.
Non disse nulla, e con un cenno mi incitò a salire nell'auto che si era appena fermata davanti a noi. Presi posto in auto nel sedile posteriore, proprio accanto a lui.
"Nicholson, lui è Winston, il mio autista." disse, indicando l'uomo che era seduto alla guida.
"Molto piacere." dissi allora io.
L'uomo fece distrattamemte un cenno portando la mano al suo cappello.Noto con piacere che nessuno di voi ha l'abitudine di rispondere ai saluti...
"Allora, vuole parlarmi dello shooting?" chiesi, rompendo il silenzio, dopo che Winston era già partito da qualche minuto. In fondo non mi aveva accennato ancora nulla.
"Cosa vuoi sapere?" ribatté, rimanendo con lo sguardo fisso sul suo cellulare.
"Non so... non mi ha detto praticamente nulla. Di cosa parla il libro di Guillerme?"
Finalmente alzò gli occhi, guardandomi con sguardo divertito.
"Gascoigne, Nicholson. Si chiama Gascoigne."
"Sì, mi scusi."
"Non ne avevi mai sentito parlare?"
"Io... uhm... certo che sì." mentii.
"E allora dimmi. Cos'altro ha scritto?"
"Lui... uhm... in questo momento non ricordo..."
"Ribadisco Nicholson, come cazzo hai fatto a farti assumere?"
Rimasi in silenzio.
"Ah giusto, ti ha raccomandato Jones."Un momento, come fa a saperlo? Io non gli ho detto nulla!
"Non guardarmi in questo modo. Ho solo fatto delle ricerche."
Ricerche?!
"E per quale motivo?" chiesi, con tono leggermente alterato, anzi... più che altro spaventato.
"Non sentirti speciale." rispose, guardandomi con sguardo divertito. "Lo faccio con tutti quelli di cui non mi fido."Che gran faccia da culo!
"E sentiamo... cos'ha scoperto?"
"So che attualmente vivi nell'appartamento di Jones, che sei della provincia di Roma, vieni da una famiglia piuttosto agiata e, nonostante le grandi aspettative dei tuoi genitori, hai rinunciato a lavorare per la loro azienda. Quindi hai deciso di trasferirti qui, non so esattamente il perché, ma scommetterei sul fatto che c'è di mezzo una delusione amorosa."Cazzo, mi ha studiato a fondo.
Lo osservavo con gli occhi spalancati, sbalordito.
"Dunque?" dissi poi, timidamente, abbassando lo sguardo.
"Cosa?" chiese lui allora.
"A cosa le è servito scoprire tutto questo?" dissi, infastidito.
"Apparentemente a nulla. Ma sai com'è, prima di renderti la vita impossibile, volevo capire chi fossi."
"C-come?" dissi poi, ancora più stupito degli istanti precedenti.
Scoppiò in una grassa risata.
"Sto scherzando, idiota." disse. "Credi davvero ti reputi così importante da perdere tempo a fare delle ricerche su di te?" continuò a ridere come un matto.
Tirai un sospiro di sollievo.
"Volevo solo vedere la tua faccia."
"Non ci trovo nulla di divertente." risposi, mentre lui ancora rideva. "E comunque, chi le ha detto tutte queste cose?"
"Ieri ho incontrato il dottor Lewis e abbiamo parlato un po' di te."
"Oh..."Cazzo.
"Non sembri stargli molto simpatico, sai?" disse, ridendo ancora. "...ma in ogni caso mi ha detto di aver visto alcuni tuoi scatti, e ha detto che sono davvero sorprendenti. Lui è il nuovo CEO, e se Ferreri l'ha ritenuto qualificato per questo ruolo, credo di potermi fidare abbastanza del suo giudizio."
Mark gli ha parlato bene di me? Sul serio?!
Non riuscivo a crederci. Era davvero surreale.
"In ogni caso, dovremmo parlare di Gascoigne ora."
"Sì, certo." dissi, cercando di contenere il sorriso che mi si era formato sulle labbra. Sapere che, in fondo, Mark non mi odiasse così tanto, era una bella sensazione.

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Just be with me
RomansaSpin-off di "My professor" e "I still love you" La storia continua da dove si era interrotta, ma i fatti da questo momento in poi vengono narrati dal punto di vista di Jack, il quale si innamorerà presto di chi non avrebbe mai immaginato. __________...