È solo uno stupido pezzo di carta

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Il resto della giornata passò abbastanza in fretta, tra sguardi a vecchie copertine realizzate dal ragazzo che era stato lì prima di me e bozze di nuovi progetti. In fondo quel lavoro non era affatto male. O per lo meno, per adesso non sembrava esser affatto monotono.

Beh... in fondo come potrebbe essere monotono con dei colleghi e un capo del genere?

Ivy ed io decidemmo di tornare a casa con la metropolitana, siccome Mark era ancora impegnato tra i mille incarichi di cui doveva occuparsi, giustamente, un neo-CEO.

Non si sa grazie a quale miracolo, riuscimmo a trovare due posti nell'affollata metro delle sette di sera.

"Allora, com'è andata?" chiesi ad Ivy, rendendomi conto che, effettivamente, anche lei stava affrontando un cambiamento bello grosso.
Mi guardò, come se la risposta fosse ovvia.
"Come va sempre."
"Non è strano che lui sia il tuo capo? Insomma, la vostra relazione non interferisce con-" mi ricordai immediatamente di cosa diavolo stavo parlando.
"Devo forse ricordarti che...?" disse lei, divertita.
"Hai ragione, stavi già con Micheal che era il tuo capo. Ho fatto una gaffe."
"Già." disse, sorridendo. "Tranquillo. Comunque lavorare con Mark non è affatto male."
"Immagino..."
"Hey! Non pensare subito male!" disse, come capendo a cosa illudessi. "Sul lavoro siamo professionali, ci diamo addirittura del lei!"
"Beh... lo davo per scontato." la guardai, fingendo un'espressione confusa.
Scoppiammo a ridere entrambi.
"Presto vi sposerete e potrete darvi del tu davanti a tutti, e potrete entrare in ufficio mano nella mano e potrete-"
"Speriamo." disse lei, interrompendomi, anche se non sembrava affatto fiduciosa.
"Avete già scelto una data?"
"Mh... no." mi guardò negli occhi, affranta.
"Cosa c'è?" chiesi allora.
"Nulla... è solo che..." esitò qualche istante. "...Mark vorrebbe prima che le cose si sistemassero con Micheal. È il suo miglior amico in fondo, e non vorrebbe mai mancasse al suo matrimonio"
"E siete davvero convinti che lui accetterà di venire?"
"Ho provato a dirglielo anch'io, ma sono sicura che rimarrà fermo sulla sua decisione. Quindi niente matrimonio fino al ritorno di Micheal."
"E sapete già quando tornerà?"
"No..."
La guardai, come per capire se facesse sul serio o meno.

Riuscivo a comprendere tutte le motivazioni che potesse avere Mark, ma aspettare "il consenso" di Micheal mi sembrava alquanto stupido.
Per come la vedevo io, se due persone si amano dovrebbero sposarsi e basta, senza dover dar conto a nessuno.
Per di più anche Micheal era stato meschino nei loro confronti, e per me Mark e Ivy sbagliavo ad addossarsi la colpa di tutto.

"In ogni caso non c'è alcuna fretta. Sai, in questi ultimi mesi sono stata così indaffarata tra il lavoro, Micheal e Mark, che non mi sono minimamente dedicata al motivo per cui mi ero davvero trasferita: diventare una scrittrice. Voglio riprendere da dove avevo interrotto. E di certo non posso farlo mentre organizzo un matrimonio."
"Ma Ivy... quindi saresti disposta ad aspettare anche anni?"
"Beh, non anni, ovviamente. Anche se... insomma Jack, lo sai perfettamente cosa ho sempre pensato del matrimonio. Per me è solo uno stupido pezzo di carta senza alcun valore. Non sto dicendo che non voglio farlo, dico solo che a me basta già la promessa che Mark mi ha fatto, quella di amarmi e restare al mio fianco per sempre. Non sarà di certo non fare subito una stupida cerimonia a rovinare tutto questo."

Cercai di cambiare argomento. Pensare ancora a questa storia non faceva altro che farmi innervosire.

"Domani ho uno shooting." dissi quindi.
"Uno shooting?!" mi chiese, spiazzata.
"Evans mi ha chiesto di fare degli scatti per la copertina del nuovo libro di uno scrittore. Un certo Philipe... Guillerme... Goscaigne, non ricordo bene."
"Un attimo... intendi Philipe Gascoigne? Quel Philipe Gascoigne?! Sul serio?! Ma è fantastico!"
"Appunto. C'è qualcosa che mi puzza in tutta questa storia."
"Beh... effettivamente..." disse, esitando.
"Cosa?" chiesi. Il suo silenzio non faceva altro che aumentare tutti i miei timori.
"Mi sembra chiaro. Evans vuole farti fuori e sta cercando una scusa per poterlo fare."
"Lo credi sul serio?"
"Per quel che lo conosco, ne sarebbe capace." disse, riflettendo. "...ma in ogni caso non è un problema. Domani gli farai vedere di cosa sei capace. E davanti alle tue splendide fotografie, non potrà fare nulla."
"E credi davvero che io ne sia in grado?"
Mi guardò, come scioccata dalla mia affermazione.
"Ma certo! Ho visto le tue foto, sono pazzesche! Sono sicura che te la caverai alla grande."
Ma io non riuscivo ad esserne così sicuro come lei. Ormai sapevo che da quelle foto dipendeva praticamente il mio intero futuro. Perché tornare a Roma, per me, era fuori discussione. Ma di certo non potevo vivere da Ivy per sempre. E trovare un altro lavoro, beh, sarebbe stato davvero complicato.
Insomma, non potevo sbagliare.

Tornati a casa, preparammo la cena insieme. Verso le nove e mezza anche Mark finalmente fece ritorno.

"Bentornato, dottor Lewis." disse Ivy, non appena lo vide entrare, gettandogli le braccia al collo.
"Ti prego Ivy non ne posso più di sentirmi chiamare in quel modo da te." disse, mentre la abbracciava, sorridendo.
"Invece a me piace. Lo trovo sexy." disse allora lei, baciandolo.
Rimasero incollati l'uno all'altro per svariati minuti.

"Non vorrei interrompervi, ma la cena di Mark si raffredda..." dissi, rovinando il loro momento.
"Sai una cosa Jack? Quella cosa di chiamarmi Mark... vale solo per Ivy. Tu chiamami dottor Lewis." disse ironicamente, continuando a restare abbracciato saldamente ad Ivy.
"Come volete." dissi, alzando le mani.
Ma loro non si degnarono minimamente di voltarsi. Erano troppo concentrati l'uno sull'altra.

"Vado a farmi una doccia. Buonanotte." dissi, lasciando la sala da pranzo. "... e per favore, stanotte dormite sul serio." terminai la frase ad alta voce una volta arrivato in bagno, in modo che mi sentissero.

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