Mostro

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"Chi era quello?" chiesi.
Farsi i fatti propri non era per nulla un'opzione appetibile per il sottoscritto.
"Uno stronzo." disse, tornando concentrato sullo schermo del suo computer.
"Cosa c'è, non ti fidi di me?" accennai un piccolo sorriso.
"Non mi va di parlare di lui, va bene?" rispose, visibilmente infastidito.
"Hey amico, d'accordo, stavo solo scherzando." dissi, alzando le mani in segno di pace.

Che diavolo di problemi hanno quei due?

"Non dovevi andare a firmare il contratto?" mi chiese poi, cercando di cambiare argomento.
"Oh sì, hai ragione. Sarà meglio che vada."

Mi alzai e mi incamminai verso la porta in cui avevo visto entrare pochi minuti prima il ragazzo elegante dai capelli scuri che Chris sembrava tanto detestare. Arrivato, presi coraggio e bussai.

"Chi diavolo è?" sentii la voce dello stronzo da dietro la porta.

Zio, vuoi una camomilla?

"Sono Nicholson." dissi.
"Chi?" rispose da dietro la porta, esasperato. "E poi dove diavolo è finita Walker?"

Come se io sapessi chi è Walker...

"Uhm... sono il ragazzo di prima. Sono stato assunto da-"
"So benissimo chi ti ha assunto. Entra." disse poi.

Dio, dammi la forza di non ammazzarlo, pensai, perché in questo momento sono molto tentato.

"Nicholson, entro la prossima ora magari. Sai, ho altro da fare che perdere tempo con te."
Varcai la porta.

Wow, quest'ufficio non è niente male. Magari un giorno anche io ne avrò uno simile, quando avrò ucciso questo deficien-

"Cosa c'è Nicholson, non hai mai visto un ufficio?" interruppe i miei pensieri, guardandomi a tratti divertito dalla mia espressione sognante. Sì, perché il mio sogno al momento era strangolarlo. Mi sedetti poi alla sedia di fronte alla sua scrivania.

"Questo è il contratto." disse, facendo scorrere un foglio sul tavolo nella mia direzione. "Sarai contento, no?" mi chiese poi.
"Beh... perché non dovrei esserlo?" chiesi, confuso.
"Sai, non mi piacciono quelli come te."
"Ma dai... non l'avevo proprio capito." bisbigliai tra me e me con tono ironico, ma lui sembrò sentirmi.

Cazzo.

Fece finta di nulla, o almeno ci sperai, e dopo qualche istante parlò:

"È facile avere tutto senza fare sforzi nella vita, no?"
"Che intende?"
"Chiunque lavori qui dentro ha fatto un colloquio con me e ha dimostrato di avere la stoffa per questo impiego. Ma tu... chi mi dice che tu non sia un completo imbranato?"
Lo guardai, spaventato dal suo tono.

Sapevo perfettamente che non avrei mai potuto rispondergli a tono. Era proprio quello che voleva. Mi stava provocando proprio per questo, ma io non gliel'avrei data vinta tanto facilmente.
"Mi ascolti dottor-" realizzai in quell'istante che non avevo la più pallida idea di come si chiamasse.
"Evans, Luke Evans." disse lui.
Dopo tutto quello che era successo, non sembrava per nulla sorpreso del fatto che non conoscessi il suo nome.

"Dottor Evans..." continuai "...lascerò che sia il mio lavoro a parlare per me. Se il mio operato non le piacerà, sarà libero di mandarmi via."
"So perfettamente che posso mandarti via quando voglio, cosa credi?!" urlò, e giuro che per un istante immaginai un ruggito uscire dalle sue labbra.
"... ricordati che qui il capo sono io." aggiunse poi.
Il suo sguardo duro come la pietra si fissò nei miei occhi. Mi stava letteralmente aspirando l'anima.

Restai in silenzio.
Qualunque cosa avessi detto, non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione. Tacere mi sembrava la migliore scelta al momento.

"Hai firmato?" mi chiese, dopo qualche istante.
"S-sì." risposi, esitando.

Questo non è un uomo, questo è un fottutissimo mostro!

Prese il foglio dal tavolo, posandolo in uno dei cassetti della scrivania.
"Bene, va' a lavorare adesso."

Non me lo feci ripetere due volte. Con uno scatto mi alzai dalla sedia e uscii velocemente da quella stanza.

"Quel tipo deve darsi una calmata, cazzo." dissi, chiudendo la porta dietro di me.
Voltai lo sguardo e vidi che la scrivania di fronte all'ufficio del capo non era più vuota come pochi minuti prima.
Al contrario, vi era seduta una giovane ragazza sulla ventina.  Aveva un caschetto biondo e degli occhi da cerbiatta. Le sue labbra già molto carnose erano enfatizzate da un rossetto rosso fuoco, ed emanava un profumo di gelsomino. Di certo era una donna a cui piaceva farsi notare.

"Si è già fatto prendere di mira da Evans?" disse la donna, ridendo, vedendo la mia espressione non esattamente serena.
"Quel tipo è un idiota."
"Non lo dica a me..." disse, sbuffando.
Poi si accorse di non essersi presentata.
"Sono Jenny Walker, segretaria di Evans. Molto piacere." disse, rivolgendomi un sorriso e allungandomi la mano.
Gliela strinsi.

"Piacere, Jack Nicholson. Sono appena stato assunto come grafico. A proposito, ha detto Walker?"
"Sì, perché?" mi chiese.
"Beh... lo stronzo la stava cercando."
Mentre pronunciavo quella frase, sentii la porta aprirsi dietro di me, e Jenny rimase ammutolita.
"È dietro di me, non è vero?" le chiesi, consapevole di quanto mi trovassi nei pasticci.

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