Hai solo dato rifugio a un fuggitivo accusato di omicidio!

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Cazzo, non riesco mai a combinarne una giusta!

Uscii dall'ufficio di Lizzie, tentando di seguirla, ma era stata troppo veloce e non ero riuscito a vedere in che direzione fosse andata.

In fondo è giusto così. Prima o poi avrei dovuto dirle chiaro e tondo come stanno le cose.

Chiesi in giro nella hall se qualcuno avesse notizie di Luke, ma nessuno sapeva ancora nulla. Così, rassegnato, dopo una ventina di minuti decisi di tornare al sedicesimo piano. L'azienda non mi pagava per non far nulla, in fondo.
"Jack, ti stavo cercando. Ho saputo di ciò che è accaduto. Stai bene?" disse Chris, non appena mi vide arrivare. Lo strinsi immediatamente tra le mie braccia, non riuscendo a trovare le parole per esprimere quanto mi sentissi male in quel momento. L'unica cosa di cui avevo bisogno era l'affetto della sola persona che poteva capirmi a fondo in tutta quell'assurda situazione. Crollai in lacrime tra le sue braccia, mentre lui mi strinse forte a sé.
"Sta' tranquillo, vedrai che si tratterà solo di un errore."
"Ma certo che si tratta di un errore!" risposi, tentando di asciugarmi le lacrime, non volendo credere a ciò che stava accadendo. "Chris, tu lo conosci da anni. È vero che a volte si comporta da stronzo... ma andiamo! Da qui a uccidere una persona c'è un mondo! Non farebbe del male neanche a una mosca..."
"Lo so, Jack. E ne sono sicuro. Ci metterei una mano sul fuoco, dico sul serio."
"Devo andare lì... devo tentare di vederlo o... o non lo so..."
"Non servirebbe a nulla. È andato Ferreri, no?"
"Sì." risposi, singhiozzando ancora.
"Bene. Allora aspettiamo che torni e vediamo cosa ci dice." disse, accarezzandomi teneramente la guancia per tranquillizzarmi.
"Sì, forse hai ragione..." risposi, tentando di calmarmi.
"Hai idea di chi sia l'uomo che è stato ucciso?" mi chiese poi, dopo qualche attimo di silenzio, ritirando la mano dal mio volto.
"No... non credo. So solo che Luke era sconvolto quando ha saputo che è morto. Dev'essere qualcuno di davvero importante per lui."
"Ti ricordi il suo nome?"
"Un certo Ian... il cognome non lo ricordo. Credo iniziasse per G..."
"Oh... non sarà mica Ian Gallagher?!"
"Sì, proprio lui! Lo conosci?"
"Lavorava qui qualche anno fa."
"Cosa? Sul serio?!"
"Sì, ma si è trasferito all'estero da un paio d'anni e non abbiamo mai saputo come mai. Non era esattamente una bella persona, comunque."
"Che intendi?"
"È sempre stato un po'... strano. Non aveva molti amici qui, a parte Luke."
"Aspetta... credi che lui...?"
"Erano solo amici, credo. Insomma, al tempo non pensavo Evans fosse gay, quindi..."
"Dio santo! Devo parlargli il prima possibile. Se era una persona importante per lui, starà soffrendo come un cane. Devo fare qualcosa, non posso stare qui a girarmi i pollici aspettando sue notizie..."
"Credo sia l'unica cosa possibile al momento, tesoro."
"E Oliver? Come sta?" gli chiesi.
"Era a pezzi. Si conoscono da quasi vent'anni, andavano al liceo assieme, si sono laureati nella stessa università, sono praticamente cresciuti insieme! È come un fratello per lui."
"Immagino..."
"Che situazione assurda, Dio mio..."
"Ragazzi... allora, novità?" ci interruppe Ivy, sbucando fuori dall'ascensore.
"No, nessuna. Stiamo aspettando Ferreri. Non è che puoi chiamarlo?" le chiesi.
"Sì, aspetta." rispose, afferrando il suo cellulare dalla tasca dei jeans. Cercò il suo numero in rubrica e dopo qualche attimo lo chiamò.
"Micheal, hey. Allora?... Ah, davvero? Ok, allora vengo subito nel tuo ufficio, d'accordo?... Va bene, a tra poco." le sentii dire, prima di chiudere la telefonata.
"Allora?"
"È appena tornato. Ha detto di raggiungerlo nel suo ufficio."
"Posso venire con te?" la implorai.
"Oh... ok... sì. Ma... devi dirmi qualcosa?"
"Ti spiegherò tutto, te lo giuro."
"D'accordo, vieni."
"Dammi notizie appena puoi." mi disse Chris, preoccupato, prima di tornare alla sua scrivania. Seguii Ivy in ascensore.
"Cos'è tutta questa storia? Da quando ti importa così tanto di Evans?" disse, dopo qualche minuto di silenzio.
"È... è solo che... è mio amico."
"Evans? Tuo amico? Ma non avevi detto che era una delle peggiori persone tu avessi mai incontrato?-"
"Mi sbagliavo." la interruppi immediatamente, non sopportando quelle parole. "Ascolta, è una storia troppo complicata, e..."
Fummo interrotti dalle porte dell'ascensore che si spalancarono sul ventiquattresimo piano. Era la prima volta che lo vedevo e beh... in un altro momento sarei rimasto a bocca aperta per svariati minuti. Ma in quell'istante tutto al di fuori di Luke sembrava così futile. Così ci avviammo verso l'ufficio di Ferreri. Ivy bussò e, una volta entrati, ci ritrovammo Micheal e Mark seduti uno di fronte all'altro, con due espressioni visibilmente preoccupate.
"Allora?" chiese Ivy, poggiando la sua borsa sulla scrivania di Micheal.
"Oh... hai portato anche lui..." disse Micheal, vedendomi arrivare alle sue spalle.
"Mi ha chiesto di esserci. È un problema?" chiese lei.
"Mi prometti che non dirai nulla a nessuno, Jack?" disse, rivolgendosi a me.
"Sì... ma certo..."
"Bene."
"Allora? Di cosa è accusato?" chiese Ivy.
Micheal si mise a sedere, poi, dopo aver sbuffato leggermente, iniziò a parlare:
"La settimana scorsa è partito dicendo a tutti fosse per affari..."
"Sì, doveva andare a Parigi per un cliente... per Jenevieve De la Fountaine." dissi io.
"Beh, ha mentito. Non è mai stato a Parigi. Ha preso un treno per Berna."
"Berna?! Ma... ma come?! Perché non me l'ha detto?!"
Rimasero tutti in silenzio davanti alle mie parole, pensando al peggio. Poi, dopo qualche istante, Micheal riprese a parlare:
"Diversi testimoni lo hanno visto entrare in casa di Ian Gallagher, proprio nelle ore in cui, secondo l'autopsia del medico legale, sarebbe stato commesso l'omicidio."
"Dio mio..." sussurrò Ivy. Si guardarono tutti con facce preoccupate.
"Ma... ma... questo non significa nulla! Cristo, non crederete mica sia davvero in grado di fare una cosa del genere?!" dissi, cercando di fargli togliere dalla testa immediatamente tutto lo schifo che stavano di certo pensando.
"Certo che no, Jack. Il problema è che ci sono diverse prove contro di lui. Secondo gli inquirenti lui avrebbe passato mercoledì notte a casa sua, per poi prendere un treno per Milano la mattina successiva, quasi volesse fuggire. Poi il giorno seguente è ripartito nuovamente, come avendo paura che la polizia lo venisse a cercare a casa sua, insomma-" mi disse Mark.
"No! Quello è colpa mia! Gli ho chiesto io di venire da me, di raggiungermi a Roma! Lui non c'entra nulla in tutto questo!"
Micheal mi guardò immediatamente, preoccupato più che mai.
"Roma?! Ma che cazzo stai dicendo?!" mi chiese Ivy. "Quindi è stato con te questo weekend? È per questo che mi ha chiesto il tuo indirizzo?! Dio mio Jack, in che guaio ti sei cacciato?!"
"In nessun guaio! Che cazzo stai insinuando?!"
"Non so, hai solo dato rifugio a un fuggitivo accusato di omicidio! Ti è dato di volta il cervello?!" urlò.
"Ivy! Ma ti senti?!... Non sapevo nulla di tutta questa storia, e poi... non mi ha chiesto lui di venire a Roma! Sono stato io a invitarlo!" urlai anch'io.
"Perché mai avresti dovuto invitarlo al matrimonio di tuo fratello?!"
"Perché... perché..."
"Perché?"
"Perché stiamo insieme..." sussurrai, pentendomi dopo un brevissimo istante di ciò che era uscito dalle mie labbra.
Che lo sapesse Chris andava bene, Lizzie più o meno... ma Ivy, Mark e Micheal...

Forse ho esagerato.
No, ok, ho decisamente esagerato.

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