Io ti credo

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"Allora, hai finito di farle gli occhi dolci?" chiesi, tornando da Luke, una volta che Walker lo ebbe lasciato solo.
"Non sai quanto sei buffo quando sei geloso..."
"Non ti conviene scherzare, lo sai?"
"Altrimenti?" ribatté.
"Te lo taglio." risposi, mimando una forbice con l'indice e il medio della mano destra.
"Ah sì?" ribatté, sorridendo. Poi, dopo qualche istante di silenzio, parlò nuovamente: "Stavi facendo il terzo incomodo prima?" chiese, indicando Ivy e Mark.
"Eh già, sono così contento per loro. Ora che hanno chiarito con Micheal, finalmente possono sposarsi e vivere il loro amore alla luce del sole."
"Già, dovrà essere una bella sensazione, immagino." disse lui, a tratti amareggiato. Riuscivo a capirlo perfettamente, perché stavamo di sicuro pensando alla stessa cosa.
"Arriverà anche il nostro momento." dissi io. "E comunque, è meglio non angosciarsi con questi discorsi, questa è pur sempre una festa, no?"
Fui interrotto dalla grande confusione che imperversò in un istante nella sala, facendoci dimenticare in un istante di ciò di cui stavamo parlando.
"Che sta succedendo?" chiesi immediatamente a Luke.
"Non ne ho idea." rispose, preoccupato, allungando il passo verso l'ingresso, dove si erano radunate decine di persone. Lo seguii a passo svelto.
Ci fermammmo davanti alla folla, osservando increduli ciò che si stava presentando ai nostri occhi.
"Ma quella... quella è un auto della polizia?" chiesi, sgranando gli occhi.
"Che sta succedendo, Luke?"
"Io... io non lo so..." mormorò, incredulo, non sapendo cosa aspettarsi.
Quattro agenti irruppero nella sala, passando attraverso la folla e fermandosi proprio di fronte a noi due.

Ma che cazzo?!

"Luke Evans?" chiese uno di loro.
"S-sì, sono io." rispose Luke, spaventato.
"Lei è in arresto per l'omicidio di Ian Gallagher."
"Cosa?!" disse, incredulo. "Un momento... Ian è morto?! Ma di cosa state parlando?"
I suoi occhi diventarono lucidi all'istante, mentre altri due agenti lo immobilizzavano e un altro ancora gli metteva le manette.
"Omicidio?" chiesi io, attonito. "Deve esserci un errore! Aspettate! Dove lo state portando?!" chiesi ancora, mentre le guardie lo trascinavano via, sotto lo sguardo incredulo di tutti i nostri colleghi.
"Aspettate, non può essere!" dissi ancora, trattenendolo a me.
"Si scosti. Ora." urlò l'agente.
"Cosa stanno dicendo?" chiesi a Luke, ormai con le lacrime agli occhi.
"Jack, non ho fatto nulla, te lo giuro. Sono innocente, per favore credimi." disse, come volendo rassicurarmi, come se l'unico suo vero timore fosse che io pensassi male di lui, che io non gli credessi. Finalmente Micheal decise di intervenire:
"Sì può sapere che diamine sta succedendo qui?" chiese con tono duro.
"Lei è?"
"Micheal Ferreri, CEO della Ferreri."
"Mi dispiace dottor Ferreri. Il dottor Evans è in stato di fermo. Dobbiamo portarlo con noi, ordini del magistrato."
"Dovrete pur darci delle spiegazioni, santo cielo!" lo interruppi.
"Non siamo autorizzati a dire altro, e ora ci scusi." dissero, al che Micheal si scostò, comprendendo di non poter più fare nulla. "Buon lavoro, dottor Ferreri."
"Non potete portarlo via così!" urlai, andandogli incontro, con le lacrime agli occhi. "Luke!" urlai ancora, nonostante sapessi come tutti mi stessero ascoltando. "Luke, io ti credo!"
Fu Mark che, infine, sapendo cosa sarei stato in grado di fare, mi trattenne per le braccia, impedendomi di raggiungere quella dannata automobile. Mi lasciò andare solamente una volta che l'auto se ne fu andata,
"Cazzo! Perché l'hai fatto?!" dissi, spingendolo via, piangendo fiumi di lacrime. Lui di tutta risposta mi strinse tra le sue braccia.
"Sta'... sta' tranquillo. Non è così che si risolvono le cose, per l'amor di Dio." replicò al mio orecchio.
"Ok ragazzi, credo che la festa possa concludersi qui." sentii parlare Micheal, amareggiato, mentre ero ancora tra le braccia di Mark. "Per favore, tornate tutti al vostro lavoro."
La sala iniziò a svuotarsi, e dunque approfittai della confusione per raggiungere immediatamente Micheal.
"Ti prego, devi fare qualcosa. Io non ho alcuna autorità per andare lì e chiedere cosa cazzo stia succedendo, ma tu... tu puoi. Per favore, te lo chiedo in ginocchio." dissi, piangendo, quasi implorandolo.
"Sta' calmo." rispose, sorpreso dal mio comportamento. "Non credevo tu e Evans foste così leg-"
"Ti prego, ora questo non è importante. Lui è solo qui a Milano, non ha nessuno che possa sostenerlo. Te lo chiedo per favore, ti supplico."
"Vado subito in commissariato, sta' tranquillo." disse, infilandosi la giacca.
"Ti ringrazio." risposi allora, con quel filo di voce che mi era rimasta.
Uscì velocemente e raggiunse il suo autista, che lo stava già aspettando poco fuori dall'edificio.

"Jack... stai bene?" mi chiese Lizzie, vedendo come stessi tentando di asciugarmi le lacrime con un fazzoletto.
"Non... non è un buon momento..."
"Hai bisogno di qualcuno che ti aiuti, su, forza, vieni nel mio ufficio." disse. E così, anche se non convinto, decisi di seguirla.
Mi preparò un caffè, mentre io mi accomodai sul divano, tentando ancora di smettere di piangere, fallendo miseramente. Si mise allora seduta accanto a me, porgendomi una tazza bollente. Non potei trattenere un sorriso al pensiero dell'ultima volta in cui una persona mi aveva offerto un caffè mentre, sconvolto, ero seduto sul divano del suo ufficio.

La serata del nostro primo bacio...

"Allora, come stai?" mi chiese, interrompendo i miei pensieri.
"Sto come sto. Non credo ci sia una risposta giusta a questa domanda in una situazione del genere." dissi, con tono leggermente scorbutico.
"Scusa... è solo che... credevo..."
"No, scusami tu." la fermai, rendendomi conto di come le avessi risposto male. "Sono solo nervoso." tentai poi di giustificarmi.
"Mi fa male vederti così, lo sai..." mi guardò negli occhi intensamente, accarezzandomi la guancia.
"Sto esagerando, lo so."
"No, affatto. So che nonostante tutto quello che dici, in fondo tieni molto a lui."
"Tu credi?"
"Si vede. Il vostro rapporto si è evoluto molto. Trascorrete tanto tempo insieme, è normale siate diventate amici. Ed è più che normale tu stia così male per lui..."
"Sì, ma non è solo questo-"
"Sei una delle persone più sensibili che io conosca Jack, lo sai?" mi interruppe.
"C-come?" gli chiesi, confuso.
"Non ho mai conosciuto nessun uomo al mondo che sia speciale quanto te." mi guardò con sguardo più profondo, accennando un piccolo sorriso. Stetti in silenzio, spaventato da ciò che avevo paura stesse per fare.
"È solo che... c'è una cosa che vorrei dirti da tempo."
"Lizzie, ti prego, forse è meglio se-" dissi, tentando di non farle dire qualcosa di cui si sarebbe potuta pentire in seguito.
"Jack, io credo di... di provare qualcosa nei tuoi confronti." parlò, nonostante i miei tentativi di placarla. Mi ammutolii all'istante, non sapendo minimamente cosa dire.

Come posso non ferirla? E perché me l'ha detto in un momento difficile come questo? Io... non so cosa fare...

Che avesse un chiaro interesse nei miei confronti l'avevo intuito già da tempo, ma cazzo! Non avrebbe potuto scegliere momento peggiore per dichiararsi!
"Lizzie... io..."
Vidi il suo sguardo rompersi davanti alla mia esitazione, i suoi occhi farsi lucidi e distogliersi dai miei.
"No, scusa, non avrei dovuto..." tentò di togliersi da quella situazione imbarazzante, e la compresi perfettamente. Al suo posto, avrei reagito allo stesso modo.
"Lizzie, tu sei una ragazza fantastica, davvero, sei perfetta. E ti giuro che... che se non-"
"Se non?" mi chiese, come trovando per un istante un minimo di speranza.
Feci un respiro profondo.
"C'è... c'è un motivo per cui ho reagito così prima."
"Di cosa parli?" mi chiese, non capendo dove volessi andare a parare.
"Io e Luke. Noi due..."
"Voi due? Per favore, non riesco a capirti..."
"Stiamo insieme." confessai. In quel momento mentire non aveva più alcun senso.
"Ma... ma... in che senso insieme?" chiese, come volendo non capire.
"In quel senso, Lizzie." replicai, tentando di far capire tutto senza dire più del necessario. "Nel senso che stai immaginando."
"Ma... ma lui è fidanzato con una donna e... e tu sei etero... cosa...?" non riusciva a comprendere più nulla. Una lacrima rigò il suo volto.
"Mi dispiace tanto, Lizzie." dissi allora, tentando di consolarla.
"O-okay." rispose, balbettando. "Scusami, è meglio se... se... ci vediamo più tardi." aggiunse poi, afferrando la sua borsa e uscendo velocemente dal suo ufficio.
"No, Lizzie, ti prego non fare così..." dissi, alzandomi e tentando di fermarla. Ma lei fu troppo veloce e non riuscii a trattenerla.

Just be with meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora