Lei mi aiuterà

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"Allora, si tratta di una storia d'amore, un po' come tutti i romanzi di Gascoigne d'altronde... cosa che sapresti se avessi un minimo di cultura letteraria."
"Può smetterla di infierire?" chiesi, con tono non esattamente pacato. "Io ho una cultura letteraria." aggiunsi poi. 
"Ah sì? Qual è il tuo libro preferito?"
"Non... non ne ho uno." risposi, vergognandomi parecchio della mia affermazione. Ma, sinceramente, non avrei saputo cosa dirgli. L'ultimo libro che avevo letto era stato, probabilmente, uno della saga di Geronimo Stilton, circa quindici anni prima. Lui alzò un sopracciglio.
"Sì, certo, sei davvero un grande intenditore." disse ironicamente.
"E va bene." risposi freddamente. "Di libri ne so poco e niente."
"Oh! Cosa mi tocca sentire! Finalmente un po' di onestà!" mi prese in giro, facendo una piccola risata.
"Ma lei potrebbe insegnarmi." ribattei.
"E perché mai dovrei aiutarti?"
"Beh... perché forse dietro a quell'aspetto da stronzo si nasconde un po' di umanità."
Mi pentii immediatamente di aver pronunciato quelle parole.

Mio Dio, come faccio ad essere ogni volta più idiota della precedente?

"Mi hai dato dello stronzo già troppe volte in poco più di ventiquattr'ore di lavoro. Ci tieni così tanto a farti licenziare?" mi chiese. Ma non lo disse con il tono del giorno precedente, freddo e distaccato. Lo disse, invece, come se fosse divertito dalla mia imbranataggine. Forse perché in fondo gli piacevo. O forse, molto più probabilmente, solo per prendermi per il culo.

"Facciamo così..." dissi allora. "... se le mie foto le piaceranno, lei mi aiuterà."
"E se non mi piaceranno?"
"A quel punto sarò io stesso a pregarla di licenziarmi. D'altronde non potrei mai lavorare per una persona dai gusti così insignificanti."
Oramai ci avevo preso gusto nell'insultarlo, dal momento che non sembrava particolarmente aggressivo quel giorno.
Sorrise per un breve istante.
"Hai davvero una gran bella faccia tosta, sai?"
"Sì, me lo dicono tutti."
"E va bene Nicholson." disse, allungandomi la mano. "Ci sto."
Al che gliela strinsi immediatamente, senza farmi pregare due volte. Non riuscivo a credere che quell'uomo fosse lo stesso che mi aveva sbraitato contro il primo giorno di lavoro, che mi aveva dato del raccomandato e che credevo stesse tentando in tutti i modi di farmi fuori. Forse avevo sbagliato a giudicarlo troppo in fretta.

Quando arrivammo sul set per lo shooting, tutto era già pronto. Due modelli erano già vestiti con abiti tipici della Regency Era, pronti a farsi fotografare. E, ovviamente, c'era anche l'autore del libro a supervisionare tutto.
"Bene Nicholson, i modelli sono già in posa e la scenografia è perfetta. Devi davvero solo scattare. Fin troppo semplice per la nostra scommessa, in fondo." disse, guardandomi con sguardo di sfida.
"Mhh... c'è qualcosa che non mi convince."

Era tutto troppo monotono, troppo statico. Non volevo scattare delle fotografia anonime, volevo che ci fosse anche del mio nelle immagini. Non volevo fosse una semplice copertina di un libro, come se ne vedono a bizzeffe. Volevo fosse diversa.
Gascoigne si intromise con il suo accentro francese che faceva alquanto innervosire probabilmente ogni essere vivente che si trovava nelle vicinanze.
"Io credo vada bene, invece." disse allora. "C'est parfait"
"Non dico non vada bene, dottor Guill-"
Evans tossì, interrompendomi.
"Mi scusi, dottor Gascoigne" disse, sottolineando il suo nome. "Devo aver preso un po' di freddo."
Mi accorsi immediatamente a cosa si riferisse.

Diavolo, non riesco neanche a memorizzare un cognome...

"Dottor Gascoigne, stavo dicendo... non credo sia tanto male. Semplicemente vorrei cambiare qualcosa per renderlo... parfait! Solo qualche piccolo dettaglio."
"Va bene, vediamo cos'hai in mente." disse lui, dandomi carta bianca. E così iniziai a cambiare le luci e qualche dettaglio dell'ambientazione.
Iniziai poi a scattare.
"Ok, ragazzi, siete bravissimi." dissi ai modelli.
Guardando le prime foto, però, non ero ancora del tutto soddisfatto.
"Questa posa è un po' troppo statica però. Ragazzi, siate più sciolti. Vorrei vi divertiste insieme. Nella foto deve trasparire il vostro amore. Su, forza, riproviamo." dissi, incitandoli a fare meglio.
Per tutte le due ore di shooting, gli occhi di Evans rimasero sempre fissi su di me. Mi aveva dato la sua fiducia, affidato un compito ben preciso, ora stava solo controllando di aver fatto la cosa giusta a lasciar tutto nelle mie mani.

"Bene ragazzi, ottimo lavoro. Siete stati fantastici!" dissi, quando finalmente fui soddisfatto del lavoro.
"Se è stato ottimo lo giudicherò io." disse Evans, venendo alle mie spalle, al mio orecchio.
Mi voltai all'istante.
"Le piaceranno di certo."
"Sei davvero troppo sicuro di te."
"Mhh... non lo vedo come un difetto."
"Non ho mai detto lo sia." replicò, guardandomi con sguardo divertito, in cui riuscivo a intravedere un velo di malizia.

"Jack, sei stato davvero fantastico!" disse la modella dello shooting, venendomi incontro e toccandomi il braccio.
"Oh beh, grazie." dissi, confuso e al contempo leggermente imbarazzato, grattandomi leggermente la mascella con l'indice.

Chi diavolo le ha detto il mio nome?

"Sai, ho lavorato con tanti fotografi, ma di solito è sempre una noia mortale..." disse, sbattendo le ciglia più del dovuto.

È una mia impressione o ci sta provando?

"Nicholson, dobbiamo tornare in ufficio ora." disse Evans, con tono duro.
"Aspetti un momento." lo interruppe la modella. "Non vede che stiamo parlando?"
Lui sembrò ignorarla completamente.
"Nicholson, sbrigati." disse, avviandosi verso l'auto.
"Mi dispiace..." dissi, cercando di ricordare il suo nome.
"Ludmilla, sono Ludmilla. Hai impegni stasera?" mi fece un occhiolino.
Mi voltai un istante e vidi Evans guardarmi con sguardo non esattamente amichevole, anche se definirlo tale è un po' riduttivo. Era il suo sguardo da stronzo, ma elevato all'ennesima potenza.
"Scusami Ludmilla... il mio capo mi sta aspettando." dissi, filandomela via.

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