Il giorno seguente terminai di modificare le foto e mi preparai ad affrontare il mio destino. Se quelle foto non fossero piaciute ad Evans, beh... era meglio non mettere in conto cosa sarebbe accaduto. Ero abbastanza sicuro di me e così, intorno alle undici, mi diressi verso la porta del suo ufficio.
Trovai Jenny seduta alla sua postazione.
"Hey."
"Jack, ciao." mi disse con tono gentile. "Hai bisogno di qualcosa?" aggiunse poi, scostandosi una ciocca di capelli dal viso.
"Evans è impegnato?" chiesi.
"No, perché?"
"Volevo mostrargli le foto che abbiamo scattato ieri." dissi poi.
"Oh, certo. Aspetta, ora gli chiedo se può riceverti." rispose, alzando la cornetta del telefono e digitando il numero del suo ufficio.
"Dottor Evans... ci sarebbe Nicholson che vuole mostrarle le fotografie di ieri... oh, d'accordo... grazie mille allora... buon lavoro anche a lei."
Chiuse la chiamata.
"Ti sta aspettando." mi disse poi. "E... buona fortuna."
"Grazie Jenny, ma spero di non averne bisogno." risposi, accennando un sorriso. Mi diressi verso la porta, bussai e, senza aspettare alcuna risposta, entrai.
"Dottor Evans." dissi, sedendomi di fronte a lui.
"Nicholson, vedo che sei stato veloce." disse poi. La sua espressione era imperscrutabile. Nessun sentimento, nessuna emozione. Mi sentivo congelare dal freddo dei suoi occhi gelidi.
"Ecco..." dissi, non del tutto tranquillo. L'ansia mi stava letteralmente divorando. Pensare che il mio destino fosse appeso a un filo così sottile, che tutto sarebbe potuto cambiare da un momento all'altro, e soprattutto il fatto che io non potessi fare più nulla, mi faceva impazzire. Ora stava tutto a lui.O la va o la spacca.
Mi persi più che eccessivamente in quei pensieri, e la cosa non sembrò stupire affatto il mio capo.
"Cosa c'è, Nicholson? Dov'è finito il ragazzo spavaldo che ieri mi ha detto che le sue foto <<mi sarebbero piaciute di certo>>?" disse, accennando una risata di scherno. Per un attimo pensai stesse di nuovo scherzando, proprio come aveva fatto il giorno precedente. E la cosa parve rincuorarmi. Ma il suo tono non suonava, questa volta, affatto scherzoso. Era anzi molto serio, come fino a quel momento non l'avevo mai sentito.Perché sei di malumore proprio oggi? Cristo santo!
Con uno scatto allora mi alzai e mi diressi accanto a lui, dietro la sua scrivania. Per un istante parve sorpreso, ma poi, capendo il mio intento, fece finta di nulla e tornò alla sua espressione glaciale.
"Permette?" chiesi, tirando fuori dalla mia tasca la chiavetta USB sulla quale avevo caricato le fotografie.
Mi fece un cenno di assenso, così mi chinai leggermente e infilai la pennetta nel suo PC. Lui rimase fermo, immobile, accanto a me. I nostri corpi si sfioravano leggermente.
Con la coda dell'occhio lo vidi allargarsi leggermente il nodo della cravatta, come se avesse caldo, e il suo colorito diventò leggermente rosso.
"Tutto bene, dottore?" chiesi allora, preoccupato, voltandomi verso il suo volto, in modo che i nostri occhi si immersero gli uni negli altri per un istante..
"Sì, Nicholson. Sbrigati." disse, invitandomi a concentrarmi sullo schermo, poggiandosi con la schiena contro la sedia, come volendo allontanarsi dal mio volto.
"Vuole che apra la finestra?" chiesi poi.
"Ho detto mostrami queste dannate foto e basta."Stavo quasi per proporgli una camomilla zenzero e curcuma, solo perché gli si sciogliessero i nervi e diventasse meno stronzo, ma, fortunatamente, mi trattenni dal chiederglielo. Avevo imparato a mie spese che era meglio assecondarlo, soprattutto se non volevo uscire da quell'ufficio da disoccupato.
Cercai i file nella pennetta e gli mostrai le foto. Non appena la prima immagine caricò sul suo schermo, lo vidi alzare un sopracciglio, come sorpreso. Poi, con sguardo indecifrabile, passò alle immagini successive. Nel frattempo io stavo in silenzio, in tremendo fermento nell'attesa di un suo giudizio. E così, quando fu arrivato all'ultimo scatto, finalmente parlò:
"Non... non sono male." disse, come se gli dispiacesse che le mie foto non fossero brutte come le aveva immaginate.
"Tutto qui? Non sono male?" chiesi allora, spazientito dal suo atteggiamento. Mi guardò con sguardo infastidito.
"Che intendi dire?"
"Mi ascolti, capisco che lei abbia, e non ne ho ancora davvero compreso il motivo, qualche problema con me..." dissi allora. Non riuscivo più a trattenermi. "... ma questo non dovrebbe influire sul suo giudizio, non crede?"
Lo guardai dritto negli occhi con sguardo più severo che potei.
Lui mi guardò per qualche istante, poi con uno scatto distolse lo sguardo, come non potendo sopportare il peso dei miei occhi sui suoi.
"Hai ragione..." disse poi, con tono basso. "Perdonami, non sono stato giusto."Mhh? Cosa diamine sta succedendo? Sto forse sognando?!
"Le foto sono ottime, davvero." disse. "...ma in realtà non ne avevo alcun dubbio." aggiunse poi.
Rimasi stupito di fronte a quelle parole. Allora era una persona corretta? Allora non mi avrebbe licenziato? Cosa gli era accaduto, così, d'un tratto?
"Credo che l'azienda avrebbe davvero bisogno di un fotografo come te." disse poi. Lo guardai, ancora più sorpreso degli attimi precedenti.Non mi starà chiedendo di...?
"Allora, che ne dici?"
"V-vuole che lavori come fotografo a tempo pieno per la Ferreri?" chiesi, volendo essere sicuro che le mie orecchie non mi stessero ingannando.
"Sì, hai capito bene." disse, seccato dalle mie parole.
"Diavolo, e come faccio a dire di no?" dissi, sorridendo. "Non posso immaginare quanto le sia costato chiedermelo." aggiunsi poi, ridendo ancora.
"Di' di si prima che me ne penta."
"Sì, accetto volentieri."
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Just be with me
RomanceSpin-off di "My professor" e "I still love you" La storia continua da dove si era interrotta, ma i fatti da questo momento in poi vengono narrati dal punto di vista di Jack, il quale si innamorerà presto di chi non avrebbe mai immaginato. __________...