Me la caverò

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Mi sedetti al tavolo e rimasi lì, ad osservarlo, con una faccia che parlava da sé, per non so quanto tempo. E lui era lì, sorridente, che cercava di ignorarmi, cercava di non soffrire più. Ma io lo vedevo, nei suoi occhi, come non fosse indifferente. Come avesse paura di ciò che avevo detto, forse paura di me. E per quanto volessi non pensarci, la realtà era lì, davanti ai miei occhi, e avrei dovuto farci i conti il prima possibile. Lui non mi voleva, e forse non mi avrebbe voluto mai più.
Presi la bottiglia di vino e iniziai a versarne un po' nel mio bicchiere, contrariamente a tutto ciò che mi ero ripromesso di fare. Non riuscii al contempo a placare una lacrima dal rigarmi la guancia. Le persone erano felici, la sala in festa, e io, come sempre, mi sentivo del tutto fuori luogo lì in mezzo.

"Hey Jack." disse Lorenzo, venendomi alle spalle. Con uno scatto mi drizzai sulla sedia e mi asciugai il volto, non volendo farlo preoccupare. Ma lui mi conosceva fin troppo bene per non comprendere quanto in realtà non stessi bene affatto. Non disse nulla. Prese una sedia e la posizionò di fronte a me, che nel frattempo tenevo il volto basso. Poi si sedette, cercando di capire perché stessi in quel modo.
"Vuoi dirmi che ti succede?" chiese, con tono dolce. Provai una sensazione alquanto strana. Di solito, essendo il maggiore, ero sempre io quello a consolarlo nel momento del bisogno. Mi piaceva mostrarmi forte davanti a lui, e forse quella era la prima volta che mi vedeva davvero triste, almeno per qualcosa che non lo riguardasse.
"Ascolta, se è per me e Sophie-"
"No, no, non è per voi. Sto bene, sta' tranquillo." lo interruppi, tentando di rassicurarlo.
"Jack, stai piangendo. Non stai bene..."
"Ok... forse non sto bene... ma tu non dovresti essere qui. Dovresti essere di là, con tutti gli altri, a ballare con tua moglie. Ti prego, non voglio rovinarti questo giorno."
"Jack, non stai rovinando nulla. Sono tuo fratello e tu hai bisogno di me in questo momento. Per favore, vuoi dirmi cos'è successo?"
Distolsi un attimo lo sguardo da lui e gettai uno sguardo tra gli invitati, indugiando qualche istante su Luke, sempre in compagnia di Monica. Lorenzo, ovviamente, non poté far a meno di notarlo.
"C'entra lui?"
"Cosa? No, no, certo che no." risposi, cercando di sembrare convincente.
Alzò un sopracciglio.
"Non sai mentire."
"Lorenzo..."
"È successo qualcosa a lavoro? Ti ha licenziato? Ascolta, se è per quella sceneggiata vado subito a parlargli..." disse, alzandosi e facendo per andare verso di lui
"No!" esclamai, trattenendo per il braccio.
"Jack, sei sempre stato un pessimo bugiardo, lo sai?"
"E va bene, hai ragione. C'entra lui, ma non riguarda il lavoro."
"Non mi hai ancora detto perché l'hai invitato." disse allora.
"Secondo te?" gli chiesi, tentando di indurlo a capire da sé. Non ero ancora pronto ad ammettere i miei sentimenti di fronte a lui.
"Non... non capisco. Dimmelo e basta, su."
"Quando lui mi ha difeso e ti ha fatto andare via. Non l'ha fatto solo perché è il mio capo..."
"Beh, l'ha fatto perché siete amici?"
"Sì, eravamo amici. Anche se forse amici è un po' riduttivo, insomma..."
"Riduttivo? Stai forse dicendo che..."
Spalancò gli occhi, come comprendendo improvvisamente cosa volessi intendere.
"Stai dicendo quello che penso?" mi chiese poi, non nascondendo una chiara espressione preoccupata
"Mi sono innamorato di lui."
Comprendendo che la situazione fosse più seria di quanto immaginasse, tornò a sedersi sulla sedia di fronte a me.
"Ma tu... insomma... a te piacciono..."
"Sì, lo credevo anch'io. E invece..."
"Wow." disse, sgomento.
"Non mi aspettavo reazione diversa, effettivamente." constatai, facendo un sorriso che non nascondeva affatto un velo di amarezza.
"No, ascolta non... non fraintendere. Non c'è alcun problema. Tu... tu sei libero di amare chi vuoi, perché dovrei giudicarti?"
"Sto solo ripensando a tutte le volte in cui hai usato la parola frocio come insulto e hai fatto battute su-"
"Ok, sì, d'accordo, non me lo ricordare. Hai ragione, non sono mai stato così... rispettoso. Ma ciò non significa che non ti sostenga. Jack, io ti voglio bene, e te ne vorrò sempre. Non mi importa minimamente di chi ti scopi."
"Discorso commovente." dissi, non potendo trattenere una risata.
"Voleva essere serio!"
"Tranquillo, il messaggio è arrivato."
"Ora mi spieghi perché stai piangendo?" mi chiese, dopo un breve istante.
"Perché mi sono fatto ricattare come un coglione e ho perso l'uomo della mia vita." dissi tutto d'un fiato, ormai rassegnato al mio destino.
"Ok... ehm... non è che potresti essere un po' più... insomma..." rispose, confuso.
"Una mia collega che è ossessionata da Luke ha scoperto della nostra storia e mi ha ricattato per far sì che lo lasciassi."
"Ricattato? Ma in che modo?"
"Ha scoperto di... di quello che è successo con Ivy anni fa..."
"Oh... intendi...?"
"Sì."
"Cazzo. E quindi?"
"E quindi nulla. Le ho dato ascolto e l'ho lasciato, ma poi lui mi ha raggiunto qui. Gli ho detto tutta la verità e ora... ora non lo so. Credo non voglia più saperne nulla di me. È restato qui solo per non creare scompiglio."
"Ti sta giudicando per un errore commesso anni fa?! Sul serio?!"
"Beh... in realtà..."
"Cosa?"
"Quando Sophie mi ha lasciato e sono corso via a Milano, mi sono ubriacato e stavo per perdere di nuovo il controllo."
"Vuoi dire che...? Ma sei scemo?!"
"... ma alla fine non è successo nulla. Ivy mi ha perdonato e ora è tutto a posto. E comunque lui sa solo della prima volta, quindi se magari potessi evitare..."
"Brutto stronzo!"
"Ero ubriaco!" tentai di giustificarmi, anche se sapevo perfettamente non fosse possibile in alcun modo.
"Devi toglierti questo vizio di merda!"
"Lo farò! Ti giuro che lo farò! Non berrò più neanche un goccio."
"Bene, comincia da ora." disse, afferrando il mio bicchiere e andando via.
Sorrisi.
"Andiamo, fai sul serio?"
Lo vidi arrivare al suo tavolo e poggiarlo lì, per poi tornare indietro.
"Lo faccio per il tuo bene. E ora smettila di star qui a piangerti addosso e vieni a ballare."
"Non esageriamo adesso..." dissi, sorridendo. "E comunque, ti voglio bene." aggiunsi, stringendolo tra le mie braccia.
"E va bene, puoi restare qui." rispose, staccandosi da me. "Sicuro si star bene?" mi chiese poi.
"Me la caverò."

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