Presi la metro, non sapendo esattamente dove andare.
Avevo solo bisogno di bere.
Sapevo che era sbagliato? Sì.
Ma di certo in quel momento non me ne poteva importar di meno. Mi sentivo ferito, preso in giro. Gli avevo persino dato un posto in cui stare, gli avevo fatto conoscere i miei amici, avrei fatto qualunque cosa per lui. Qualunque cosa mi avesse chiesto, io mi sarei fatto in quattro per lui.
E poi cosa? Vengo a sapere che mi ha mentito per tutti questi mesi, che sono un cornuto, che si è innamorato della donna della mia vita.
Al diavolo il voler rimanere sobri, in quel momento bere mi sembrava l'unica scelta realistica, per quanto poco opportuna.
Mi fermai in un bar poco distante dalla nostra azienda. Ero troppo sconvolto per pensare al fatto che qualcuno avrebbe potuto tranquillamente vedermi lì.
Mi sedetti al bancone e mi resi immediatamente conto di chi fosse la ragazza che stava al bar.
"Hey, io ti ho già visto." mi disse, squadrandomi da testa ai piedi. "Ma certo! Sei il ragazzo che si è proposto come barista qualche settimana fà."
"Sì, sono io." risposi nervosamente. "Puoi portarmi un whisky?" le chiesi, impaziente.
"D'accordo." disse, prendendo un bicchiere e poggiandolo sul bancone.
"Vedo che il tuo graffio sta guarendo." constatò, osservandomi. Poi prese una bottiglia di whisky dal frigobar e lo versò fino a metà bicchiere.
"Abbonda." dissi, invitandola a riempirlo tutto.
"Cosa c'è, delusione amorosa?"
"Ho detto riempi questo dannato bicchiere e basta. Non sono qui per fare conversazione." dissi, toccandomi le tempie.
"Se è per una donna... credo di poter far qualcosa per te..."
Mi toccò il braccio, guardandomi con sguardo malizioso.
"Ti ringrazio, ma voglio solo bere per adesso. Ti spiace?" le chiesi, sempre più nervosamente.
"D'accordo..." rispose. Sembrava a tratti delusa dal mio atteggiamento, e infatti preferì lasciarmi nelle mani del suo collega.Probabilmente non è abituata ad essere rifiutata, pensai.
Bevvi tutto il bicchiere in un fiato.
"Puoi portarmene un altro?" dissi una volta, poi due, poi tre. Persi il conto di tutte le volte che pronunciai quelle quattro parole.
Quando mi accorsi di non poter sopportare più un altro bicchiere senza rischiare di non essere in grado di tornarmene a casa, anche se francamente non ero sicuro di volerci tornare, mi aggrappai a quell'ultimo briciolo di autocontrollo che mi era rimasto per pagare il conto e uscire dal bar barcollando.Dove vado ora? Non posso tornare ubriaco a casa. Non voglio e non posso farmi vedere da Ivy in questo stato.
Pensai a chi potessi chiamare. Chris? Oliver? Lizzie? No, erano tutti amici di Ivy... non... non mi andava sapessero di come mi fossi ridotto.
Magari potrei dormire in ufficio?
Sapevo ci sarebbe stata la guardia notturna a controllare l'ingresso dell'edificio, ma superarla con qualche scusa non sarebbe stato così complicato, no?
Mi avviai verso l'ufficio che era a pochi metri dal bar. E, ovviamente, la guardia era lì. Cercai di sembrare il più sobrio possibile."Cosa fa qui a quest'ora?" mi chiese l'uomo. Mi ricordai di quando Ivy mi aveva raccontato di come l'avesse convinto a farla entrare per prendere il telefono che aveva dimenticato, la sera che aveva visto Micheal per la prima volta.
"Ho... ho dimenticato una cosa. Posso entrare?" chiesi, facendo il finto tonto, barcollando leggermente. Mi stupii di come lui sembrava non essersi accorto per nulla della mia evidente ebbrezza.
"Mi fa vedere il badge?"
"Oh... sì certo, il badge. Aspetti." risposi, toccandomi le tasche del pantalone per cercare il mio portafogli. Trovato, lo aprii, ma del badge non c'era traccia.Cazzo, perché non me ne va mai bene una?
"L'ho dimenticato... ma ascolti, lavoro davvero qui... se potesse farmi questo piacere..."
"Non se ne parla. Senza badge non si entra."
"Eppure qualche mese fa lei ha lasciato passare la mia amica senza badge solo perché le ha fatto gli occhi dolci..."
"Cosa dice?" disse lui, sconvolto.
"Parlo di Ivy Jones. Sa', se ne parlassi con il mio capo, potrebbe finire nei gu-"
"Nicholson, che ci fai qui?" sentii improvvisamente una voce provenire dalle spalle della guardia. E non una voce qualsiasi.
"Andiamo, perché lei riesce sempre a rovinare tutto?" urlai, vedendolo arrivare nella nostra direzione.
"Nicholson..."
"Cazzo, c'ero quasi! Ma lei... lei è... ahhhh... non sa quanto la ucciderei in questo momento!" gridai ancora.
"Sei ubriaco per caso?"
"Questo non le deve interessare! Per favore, può dire a quest'uomo di lasciarmi entrare?" risposi urlando, barcollando ancora. Per poco non caddi a terra nel tentativo di fare un passo verso di lui. Per fortuna, Evans mi afferrò in tempo.
"Quanto cazzo hai bevuto?" mi chiese, guardandomi con sguardo preoccupato.
"Quanto serviva." risposi, cercando di ricompormi.
"Per favore Bob, lo lasci entrare. Non possiamo lasciarlo qui fuori in questo stato." disse alla guardia.
"D'accordo, se me lo chiede lei posso chiudere un occhio, dottor Evans."
"Andiamo, le sue parole valgono più delle mie?" sbottai.
"Vieni con me, stupido." disse Evans, mettendo il suo braccio sotto la mia spalla, trascinandomi verso l'ascensore.
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Just be with me
Storie d'amoreSpin-off di "My professor" e "I still love you" La storia continua da dove si era interrotta, ma i fatti da questo momento in poi vengono narrati dal punto di vista di Jack, il quale si innamorerà presto di chi non avrebbe mai immaginato. __________...