Sei geloso?

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Io e Luke ci incontrammo poco fuori l'edificio.
"Buongiorno." dissi sorridendo, andandogli incontro.
"Hey." rispose, ricambiando il sorriso e dandomi una leggera pacca sulla spalla: alla luce del sole, questo era il massimo consentito. Ci avviammo così verso l'entrata.
"Allora, hai dormito bene?"
"Avrei dormito meglio se mi avessi dato ascolto ieri sera."
"Non sai quanto me ne stia pentendo in questo momento." risposi, guardandolo con sguardo malizioso. Entrammo finalmente nella hall.
"Cos'è tutto questo?" gli chiesi, vedendo tutta la sala addobbata.
"Noi dirigenti abbiamo organizzato una festa per il ritorno di Ferreri."
"Sul serio? E lui ne è al corrente?" chiesi, sorpreso come non mai. Non credevo che I suoi dipendenti tenessero a lui a tal punto.
"No, è una sorpresa. Dovrebbe arrivare tra circa..."- si guardò l'orologio - "Venti minuti! Cazzo, siamo in ritardo!"
"Hai bisogno del mio aiuto?"
"No, ma faremo finta di sì. Non posso stare più un altro minuto lontano da te." disse a bassa voce, sorridendomi.
"A parte le stronzate..."
"Ti sembra una stronzata?" mi interruppe, fingendosi offeso.
"No, no, certo che no." dissi ridendo. "Potrei fare delle foto." aggiunsi poi.
"Oh... beh sì, sarebbe perfetto."
"Sei sicuro che la prenderà bene?" chiesi, dopo qualche istante di silenzio in cui non feci altro che guardarmi intorno.
"Perché non dovrebbe?"
"Beh... gran parte dell'azienda qui a festeggiarlo significa una grande perdita di lavoro, e quindi di soldi."
"Come si vede che non lo conosci..."
"So che quest'azienda è tutta la sua vita." replicai.
"Ti sbagli, o meglio, ti sbagli in parte. Non è l'azienda ad essere la sua vita, ma tutti noi. Ci ha sempre considerati come una grande famiglia."
"Ma non avevi paura di lui?"
"Uhm... cosa?! Chi te l'ha detto?" chiese improvvisamente con tono più serio.
"Prima che venissi a Milano mi sentivo regolarmente con Ivy, e mi raccontava tutto ciò che accadeva qui."
"Ti parlava anche di me?"
"Non sei mai stato al centro dei suoi pensieri." dissi, sorridendo. "Ricordo che quando mi parlò del suo primo giorno di lavoro qui, ti descrisse come uno stronzo strafigo."
"Ah sì? Ricordami di parlarle." disse, in tono chiaramente ironico.
"Mi dispiace, ora non sei più il suo capo." lo presi in giro. "E comunque, mi avrà raccontato del suo primo... cioè in realtà secondo... incontro con Micheal centinaia di volte."
"Di che parli?"
"In sala riunioni. Walker non c'era e tu le hai chiesto di sostituirla."
"Oh..." disse, cercando di ricordare.
"Ha detto che te la sei fatta sotto quando Micheal ti ha rimproverato."
"Un momento!" mi fermò. "Farmela sotto è un parolone! Temevo semplicemente di perdere il lavoro..."
"Ha detto che riuscivi a malapena a parlare."
"Va bene, va bene. Mi fa un po' paura, è vero, ma l'ho sempre rispettato molto. È davvero una gran bella persona; è solo un po'... severo, a volte, ma in fondo lo sono anch'io."
"Tu sempre, però."
"Ed è anche questo che ti ha fatto innamorare di me." disse, abbassando il tono della voce.
"Il fatto che sei uno stronzo? Sì, assolutamente." risposi. "Ascolta, c'è una cosa di cui dovremmo parlare." aggiunsi poi, dopo qualche attimo di silenzio.
"Sì, aspetta un attimo." disse, allontanandosi per un istante. "Quei fiori non vanno lì! Credevo di essere stato chiaro!" urlò ad un segretario.
"Sii clemente con loro." gli dissi, una volta che fu tornato da me.
"C'è solo un mio sottoposto con cui potrei essere clemente. E anche in quel caso ci sarebbero dei limiti."
"Dovrei preoccuparmi?"
"Mh... forse." rispose sorridendo. "Che mi stavi dicendo?"
"Sì, giusto... per quanto riguarda Walker..."
"Vuoi che faccia finta di odiarti quando lei è nei dintorni?"
"Credo sia la cosa più prudente, in effetti. Chi ci dice che non dirà di noi a tutti?"
"Credi ne sarebbe capace?"
"Non lo so." risposi, esitando un istante. "Non avrei mai pensato di dirlo ma... forse dovresti incoraggiarla."
"Di che parli?"
"Potresti farle credere che voi due siate... insomma... non siate un qualcosa di così impossibile."
"Non lo so Jack, in fondo è esattamente per questo che esiste la copertura con Claire."
"Lo so, ma non possiamo rischiare di farla arrabbiare e farle svelare tutto a tutti. È troppo pericoloso. Cioè... sai che a me non importerebbe nulla. Ma so che ti darebbe troppi problemi."
"Sì, forse hai ragione. Allora proverò a flirtare un po' con lei, per intenerirla-"
"Non ho detto questo!" lo interruppi immediatamente.
"Sei geloso?"
"Sì, cazzo!" dissi senza esitazione, generando una sua grassa risata.
"Cosa vuoi che faccia allora? Sentiamo..."
"Dico solo che, se e solo se ci prova con te, potresti non rifiutarla."
"Ok. In pratica lei può provarci con me ma non io con lei."
"Tu con nessuno." precisai.
"Sei incontentabile, cazzo!" disse sorridendo. "Ora scusami, devo aiutare Stevenson e Spencer."
"Sì, non preoccuparti. Io mi organizzo un attimo per le fotografie."
"D'accordo."
Presi la macchina fotografica dalla mia borsa e iniziai a scovare gli angoli in cui vi era una luce migliore.
"Jack, hey." sentii una voce femminile alle mie spalle. Così mi voltai.
"Lizzie, anche tu a lavoro?"
"Eh già. Sono arrivata alle sei stamattina per far sì che fosse tutto perfetto. Allora, tutto bene? Com'è andata a Roma?"
"Bene. Io e Lorenzo abbiamo chiarito, e credo che col passare del tempo le cose miglioreranno sempre di più."
"Mi fa piacere. Senti, non è che magari più tardi... io e te... potremmo-"
"Buongiorno!" esclamò Ivy alle nostre spalle, stringendoci in un abbraccio.
"Hey, ciao." rispose Lizzie.
"Come stanno le mie due persone preferite?" ci chiese.
"Non farti sentire da Chris quando te ne esci con queste frasi." la fermai.
"Tranquillo, non è geloso. Allora, che si dice? Ho interrotto qualcosa?"
"Cosa?! No, certo che no. Stavamo solo parlando del matrimonio di Lorenzo." non ebbi il tempo di fiatare che Lizzie parlò.
"Allora, dov'è il festeggiato?" chiesi ad Ivy.
"È assieme a Mark. Ci serviva un pretesto per farlo arrivare più tardi."
"Capisco."
"Pochi minuti fa Mark mi ha scritto che saranno qui a momenti. È tutto pronto, no?"
Sentendola, Luke ci venne incontro.
"Sì, tutto pronto."

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