Mi accorsi solo dopo pochi istanti di quanto stessi bene. Di quanto mi sentissi felice. L'ultima volta che mi ero sentito così leggero, così rinato, erano i lontani primi tempi con Sophie. Dopo la grande delusione di Ivy, lei era stata come una ventata di novità, di passione, di freschezza. Mi aveva fatto, appunto, rinascere. Possibile che Evans riuscisse a far riemergere in me tutte quelle emozioni? Quelle sensazioni che credevo non avrei mai più provato così tanto facilmente?
Finii addirittura per sentirmi in colpa, perché stare così bene dopo tutto ciò che era accaduto con Sophie e Lorenzo, insomma... avere la sensazione di averla già dimenticata così in fretta, mi faceva sentire viscido, sporco. Ma cosa potevo farci? Al cuor non si comanda e in quel momento, ogni volta che i miei pensieri erano anche solo sfiorati dall'immagine sfocata di Luke, il mio cuore saltava un battito. Non nego che tentai ancora e ancora di darmu coraggio con finti discorsi romantici che non fecero altro che farmi realizzare quanto fossi così incapace di esercitare le mie doti da seduttore quando si trattava di una persona a cui tenevo davvero. Una persona che rischiavo di perdere così facilmente. Una persona che non ero neanche sicuro avrebbe accettato di stare al mio fianco. Ma dovevo almeno provarci. Tra varie stronzate e al contempo pensieri che avevano un non so che di filosofico, dovevo ammetterlo, mi ritrovai davanti casa sua. Che poi diciamoci la verità... definirla "casa" era decisamente riduttivo. Si trattava di una splendida villa indipendente a due piani, con un ampio giardino e delle grandi finestre che la rendevano di sicuro luminosa più che mai, ma al contempo non le dovevano garantire la migliore delle privacy.Che faccio? Busso alla porta? E se fosse impegnato? E se si incazzasse perché mi sono fatto dare il suo indirizzo di casa? O peggio ancora... se fosse con la sua fidanzata?
Avrei dovuto farmi coraggio ed affrontare la situazione di petto? Probabilmente sì. Ma preferii prendere la via più sicura, ossia dare una sbirciata dalla finestra del giardino che dava sull'unica stanza illuminata della casa a piano terra. Doveva di sicuro essere lì. Quando mi avvicinai, compresi si trattasse del suo salotto. Era davvero molto ampio. Il mobilio era moderno, le pareti chiare e... beh... e poi improvvisamente le scelte di arredamento non mi sembrarono più così importanti.
Non... non può essere... lui... lui non...
Non riuscivo a credere ai miei occhi. Evans era lì, a torso nudo, seduto sul suo divano, con un uomo tra le cosce che stava... mio Dio... A quella vista, gli occhi mi si riempirono di lacrime. Era come se qualcuno mi avesse appena pugnalato il petto con una forza brutale, ancora e ancora, sempre più affondo. Mi assicurai che fosse tutto vero, che non stessi fraintendendo nulla. Ma ciò che stavano facendo sarebbe stato chiaro anche a un bambino di cinque anni. Scappai via. Via da lui. Via da quel confronto. Via dai miei sentimenti, dai miei pensieri, e, speravo, anche dal mio dolore. Chiamai Chris, in preda alle lacrime.
"Hey! Allora, com'è andata? Come mai mi chiami di già?" mi chiese al settimo cielo, anche se probabilmente già intuendo che qualcosa non andasse.
Singhiozzai.
"Puoi... puoi venire a prendermi?" gli chiesi singhiozzando.
"Come faccio? Sono a piedi..."
"Ti prego... trova un modo. Ti supplico." lo implorai tra le lacrime.
"Dio mio aspetta, dimmi cos'è successo."
"Lui... lui stava..." non riuscivo a parlare. "... credo di aver frainteso tutto. Forse sono stato solo un gioco per lui, un passatempo, nulla di più. Per favore vieni qui. Ho bisogno di te, altrimenti sarei capace di andare in un bar, ubriacarmi e fare una pazzia." dissi ancora, sempre singhiozzando.
"Ma di cosa stai parlando?! D'accordo, dammi dieci minuti e sarò lì. In un modo o nell'altro."
Chiusi la chiamata, poi mi accasciai su una panchina, dove continuai a piangere. Era questo che volevo evitare. Soffrire. Soffrire ancora in questo modo. Soffrire così tanto per una persona da non riuscire più a vedere, a sentire, a respirare. Forse non sarei dovuto andare a casa sua, o non avrei dovuto spiarlo dalla finestra. Ma l'avevo fatto. Ero stato così stupido da farlo. Mi ero messo in tutta quella situazione con le mie stesse mani, e questa era la cosa che più mi faceva sentire sciocco. E poi lentamente, la tristezza si trasformò in rabbia, in gelosia, in possesso. Chi era quell'uomo? Stavano insieme? Era per questo che non aveva voluto stare con me la notte precedente? Le sue erano state solo belle parole senza significato? E poi i pensieri e le domande continuavano ancora e ancora. Perché diavolo mi aveva trattato in quel modo? Non poteva semplicemente rifiutarmi? Quale sarebbe stato il problema? Io mi sarei messo l'anima in pace giustificando il tutto con il mio essere ubriaco, e lui avrebbe potuto fare i suoi porci comodi con chi gli pareva! Dio santo, perché mi aveva fatto questo? E ancora nella mia testa rimbombavano le sue parole.
Come potrei odiarti?
Se questo non era odiarmi, allora non sapevo cosa lo fosse.
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Just be with me
RomanceSpin-off di "My professor" e "I still love you" La storia continua da dove si era interrotta, ma i fatti da questo momento in poi vengono narrati dal punto di vista di Jack, il quale si innamorerà presto di chi non avrebbe mai immaginato. __________...