Interrotti

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"Cazzo." dissi.
"Che c'è?" chiese lui.
"Un bacio ora ci starebbe proprio bene."
Con uno scatto, fui immediatamente accontentato. Posò le sue labbra sulle mie, e io, ovviamente, lì davanti a tutti, non potei far a meno che scostarlo immediatamente.
"Sei impazzito?" dissi, ridendo.
"Sì." rispose, guardandomi negli occhi, tentando di trattenere un sorriso. Per tutte le lunghe ore di viaggio, la sua mano fu saldamente appoggiata alla mia coscia, sotto al tavolino, in modo che nessuno la potesse vedere. Ogni tanto lo guardavo negli occhi, mi chiedevo come potessi essere fortunato a tal punto. A tratti, non mi sembrava vero. Lui lo notava e mi sorrideva, poi tornava sul suo libro, e io continuavo a fissarlo per qualche istante, prima di tornare con lo sguardo sul paesaggio che correva fuori dal finestrino. Arrivammo a Milano qualche ora dopo, stanchi, felici, tremendamente eccitati.
"Casa mia?" chiesi.
Fece cenno di sì con la testa, così fermammo un taxi e salimmo.
"Aspetta, è domenica. Non è che Ivy è in casa?" mi chiese, una volta accomodatosi accanto a me.
"No, l'ho chiamata ieri sera. Ha detto che sarebbe stata fuori con Mark a pranzo."
"Bene." rispose, guardandomi con sguardo sfacciatamente malizioso.
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Varcato il portone, le porte dell'ascensore non fecero in tempo a chiudersi dietro di noi che subito mi saltò addosso.
"Aspetta." dissi, scostandolo a malapena. Che senso aveva rischiare ormai che eravamo quasi in casa? Lui mi capì e si allontanò. Una volta davanti l'ingresso, lo invitai ad entrare prima di me. Poi, chiusa la porta dietro di noi, stavolta fui io a saltargli addosso.
Ci baciamo appassionatamente contro il muro, mentre io ero già intento a togliere tutto il superfluo. Via la giacca, via la camicia. Volevo sentire la sua pelle nuda sotto le mie mani, e i suoi sospiri rumorosi che mi facevano impazzire come nulla al mondo. Posi una mia mano sulla sua già evidente erezione.
"Sei impaziente, Nicholson?" mi chiese, con quel suo tono da stronzo.
"Perché, lei no?" ribattei, alzando un sopracciglio, con tono affannato.
Sorrise, poi mi spinse contro la parete opposta e iniziò a baciarmi il collo, mentre tentavo di liberarmi anche della mia camicia. Dal collo scese poi sempre più in basso, lungo il mio petto, fino all'addome. Ma fummo interrotti dal rumore delle chiavi che entravano nella serratura della porta d'ingresso.
"Cazzo!"
Lo presi per il braccio immediatamente e lo trascinai assieme a me in camera di Ivy e Mark.
"Avevi detto che Ivy sarebbe stata fuori!" disse, sussurrando, una volta che fummo dentro.
"È quello che mi ha detto ieri!" sussurrai anch'io, accostandomi alla porta per vedere cosa stava accandendo. "Non avrei mai immaginato di dirlo, ma forse è meglio se ti rivestiti."
Vidi Ivy intenta a prendere del liquore dallo scaffale, assieme a due bicchierini, e poggiarli sul tavolino del salotto.
"Hai avvertito Mark?" le sentii chiedere a qualcuno.
"No, prima volevo vederti."
Era la voce di un uomo. Una voce che avevo già sentito, eppure non riuscivo a collegare a nessun viso.

Perché Ivy sta offrendo da bere a un uomo? E cos'è che Mark dovrebbe sapere?

Cominciai a preoccuparmi seriamente. Poi l'uomo entrò nel salone, mostrandosi ai miei occhi.
"Non posso crederci..." dissi ad alta voce, non nascondendo il mio stupore.
"Che? Cosa c'è?" mi chiese Luke, sempre con tono basso, mentre si abbottonava la camicia.
"Micheal... Micheal è tornato a Milano."
"Chi?"
"Il dottor Ferreri."
"Il dottor Ferreri è qui? Stai scherzando?!"
"Nella stanza a fianco, precisamente."
"Ma che cazzo?! Perché? Dio Santo, non può vedermi così! Non lui!"
"Shh. Fammi sentire cosa si dicono." dissi, tornando alla porta.

"Non capisco perché fare tutto così di soppiatto..." disse Ivy.
"Non avevo programmato di tornare, l'ho fatto e basta."
"E perché non hai avvertito Mark?"
"Ascolta, ho fatto una cosa in Brasile, e volevo che tu lo sapessi prima di tutti."
"Oh, ok. Dimmi allora."
"Mi sono sposato."
La vidi spalancare gli occhi, a bocca aperta davanti a quell'affermazione.

"Assurdo..." pensai ad alta voce.
"Che succede?"
"Vieni qui ad origliare anche tu, su. Non farmi sentire l'unico nel torto."
Si avvinghiò quindi alle mie spalle.
"Mhh, troppo vicino." dissi, prendendogli una mano e baciandola.
"Non è il momento di scherzare."
Ritornammo concentrati sulla conversazione di Ivy e Micheal:

"Wow... cioè, non me l'aspettavo. Ma sono davvero contenta per te."
"Volevo solo che non fraintendessi, insomma..."
"Cosa?" gli chiese lei, confusa.
"È passato così poco tempo, e io mi sono sposato così in fretta che... insomma... non vorrei che mettessi in discussione ciò che c'è stato tra noi. Perché so che per te magari non è stato importante, ma per me lo è stato eccome."
"Ma cosa dici? Ascolta, io non ho mai finto nulla con te. Tutto quello che ho fatto, tutto quello che ti ho detto, era reale. Credo davvero tu sia una persona stupenda, una delle migliori che io conosca. Ti voglio bene e te ne vorrò sempre, e vale lo stesso anche per Mark, ovviamente. Sono felice che tu abbia trovato la persona giusta per te."
Lo vedemmo fare un respiro di sollievo, come si fosse liberato di un peso atroce.
"Ok, mi sento meglio ora." affermò subito dopo.
"Quindi resti qui?" gli chiese allora lei.
"Sì, vorrei riprendere le redini dell'azienda. E Maya si deve trasferire qui per lavoro..."
"Benissimo! Sono contenta che tutto si sia sistemato per il meglio."
"Resta solo da vedere se Mark mi perdonerà."
"Ma certo! Non sai quanto è stato male quando ha letto la tua lettera! Voleva addirittura rifiutare la tua offerta."
"Sì, avrei dovuto immaginarlo."
"Per fortuna io e Jack gli abbiamo fatto cambiare idea. Oddio... a proposito di Jack! Doveva tornare oggi, cazzo!"
Si guardò intorno, vedendo la mia valigia lasciata all'ingresso, assieme alla cravatta di Luke lanciata a terra nella foga del momento.
"Jack! Sei in casa?" la sentii urlare.
"Presto! Nasconditi sotto al letto!" dissi a Luke, mentre io mi mettevo a posto i capelli scompigliati, cercando di rendermi quantomeno presentabile e di non far presagire cosa sarebbe accaduto in quel salotto se solo non avessero deciso di irrompere in casa e interromperci.

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