Incontro

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"Jack, su, svegliati!"

L'urlo di Ivy mi svegliò dai miei piacevoli sogni, e non c'è bisogno vi spieghi chi avessero come protagonista.

"Cazzo, stavo facendo un bel sogno..." mormorai, ancora con gli occhi chiusi. La luce del mattino proveniente dalla finestra che Ivy aveva appena spalancato era fastidiosa a dir poco.

"Coglione, è tardissimo!"

Tentai un istante di ricordare cosa fosse accaduto la sera precedente, ma era come se la mia mente fosse stata svuotata da cima a fondo.

"Ieri sera abbiamo bevuto, non ricordi?!" disse ancora, afferrando una maglia dal suo guardaroba. Notai solo in quell'istante, aprendo leggermente gli occhi, come avesse addosso solo la biancheria intima.
"Ivy, sai che non mi dispiace eh..." dissi, prendendola per il culo, e al contempo osservandola. "Ma perché mi stai facendo uno spogliarello di prima mattina?" chiesi, dal momento che tutto ciò che madre natura le aveva dato era lì, in bella mostra davanti ai miei occhi.
"Smettila di guardarmi le tette, porco!"
"E tu evita di venire in soggiorno nuda se non vuoi essere guardata!"

Di tutta risposta mi gettò un cuscino in pieno volto.

"Vedi che posso sempre dirlo al tuo bel Luke! E comunque non è prima mattina, idiota! Sono le undici!"
"C-cosa?" dissi, mettendomi finalmente in piedi con uno scatto. "Ma perché cazzo la sveglia non è suonata?" chiesi poi, afferrando il mio cellulare.
"È suonata, ma eravamo troppo sbronzi per sentirla. E comunque, vedi di coprirti anche tu." disse, squadrandomi da capo a piedi, dal momento che anch'io ero in mutande.
"E così tu puoi guardare e io no?" la provocai.
"Uhm... sbrigati invece di fare domande stupide!" disse, arrossendo, passandomi una camicia pulita. "E comunque... ieri sera abbiamo deciso di festeggiare per Luke... e..."
"La vostra ostinazione nel far bere un ex alcolista è sempre impressionante, in ogni caso."
"Hey, nessuno ti ha obbligato!"
"E va bene, non importa ora. Devo andare immediatamente in ufficio o Carter mi sbranerà."
"Sì, anche Micheal mi ucciderà." rispose lei, prendendo la sua borsa.
"Ne dubito." constatai a bassa voce, mentre mi infilavo ancora i pantaloni. Ma lei mi sentì chiaramente.
"Credi che solo perché abbiamo avuto una storia non possa essere oggettivo nei miei riguardi?"
"Esattamente." risposi, con tutta la sincerità del mondo.
"Forse avrei anche potuto darti ragione, se non fosse che domattina entrerai in ufficio e il tuo capo sarà anche il tuo ragazzo." disse allora lei, sorridendo.
"Touchè."

"Hai preso il tuo badge?" mi chiese dopo qualche minuto, già davanti alla porta d'ingresso, mentre io mi infilavo le scarpe in fretta e furia.
"Sì, sta' tranquilla. Pensa a chiamare l'ascensore."

Mi diede ascolto e uscì dall'appartamento, chiamandolo.
Mi fiondai finalmente nella sua direzione, chiudendo la porta d'ingresso dietro di me e dando un paio di girate di chiavi. Entrai poi in ascensore, dove mi sistemai i capelli ancora arruffati davanti allo specchio.

"Cazzo, proprio oggi che devo vederlo..." dissi, tentando di rendermi quantomeno decente.
"Sta' tranquillo, sei perfetto."
"Vedo che il mio culo ti è piaciuto molto." la presi in giro ancora un po'.
"Smettila. con. queste. stronzate." disse, scandendo volta per volta ogni singola parola, con tono assassino.
Risi per qualche istante.

"Che fine ha fatto Mark?" le chiesi poi, non capendo perché il suo ragazzo non avesse avuto il buon senso di svegliarci.
"Aveva un impegno presto stamattina, ed evidentemente ha preferito non svegliarci. Ma non ha pensato al fatto che siamo Ivy Jones e Jack Nicholson e che quando beviamo restiamo incollati al letto per giorni."
"Tipico di Mark."

Venti minuti dopo fummo in ufficio.

"Ragazzi, ma che fine avete fatto?" ci chiese Lizzie, vedendoci arrivare. Quando mi vide, per la verità, scostò leggermente lo sguardo sulla sua amica, come volendo evitarmi. Non avevamo ancora avuto la possibilità di parlare dopo il giorno dell'arresto, in cui mi aveva confessato i suoi sentimenti. E di certo quello non era il momento adatto.

"Te lo spieghiamo poi, ora dobbiamo scappare." disse, dirigendosi verso l'ascensore.
"Ci vediamo, Lizzie." dissi io, fermandomi un istante davanti a lei, cercando di capire come si sentisse.
"C-certo, ci vediamo." rispose timidamente, andandosene nel suo ufficio.
Sbuffai leggermente, amareggiato, per poi dirigermi verso Ivy, che aveva assistito da lontano a tutta quella scena imbarazzante.

"Mi spieghi cos'è successo tra di voi?" mi chiese, mentre entravamo in ascensore.
"Secondo te?"
"Jack, l'hai fatta soffrire?" ribatté, guardandomi ancora una volta con sguardo assassino. Stetti in silenzio per qualche istante.
"Cazzo, l'hai fatta soffrire?" ripeté ancora, e il suo tono si fece più serio.
"Le ho solo detto la verità." risposi, proprio quando le porte si splancarono sul sedicesimo piano.
"Io e te abbiamo un discorso in sospeso." mi disse Ivy, prima che le porte si richiudessero.

"Jack! Sei arrivato finalmente!" mi disse Chris, vedendomi, e sembrava davvero sprizzare gioia da tutti i pori. Non ci feci tanto caso e lo congedai immediatamente.
"Sì, scusami ma devo correre da Carter." risposi, dirigendomi velocemente verso il suo ufficio.
"No, aspetta... non..." cercò di dirmi qualcosa, ma lo ignorai e continuai velocemente per la mia strada.
Spalancai la porta dell'ufficio, e, senza pensare né guardare chi ci fosse dentro, iniziai con le mie scuse.
"Dottor Carter, mi perdoni, sono davvero stato un coglione-" mi interruppi immediatamente quando davanti a me non trovai affatto il dottor Carter. Vidi invece Walker in piedi davanti alla scrivania, mentre la sedia del capo era girata verso la finestra.
"Jack, finalmente..." disse lei, vedendomi.
"Dov'è Carter?" le chiesi allora.
"Ma come, non lo sai?" ribatté.
"Stanotte ho bevuto un po' troppo e stamattina non ho sentito la sveglia. Devo trovarlo immediatamente o non uscirò vivo da quest'ufficio."

"Carter è nel suo vecchio ufficio, com'è giusto che sia."

Sentii rimbombare quella voce profonda che tanto mi era mancata in quell'ufficio, quell'austerità che riusciva a farmi eccitare come poche cose al mondo.
"L-Luke?" chiesi, non facendo più caso ai formalismi, anche se di fronte a me c'era ancora Walker. E allora la sedia si voltò nella nostra direzione, rivelandolo ai nostri occhi.
Lui era lì, al suo posto, con la sua immancabile eleganza, bello più che mai. Sentii mancarmi un battito al solo vederlo.

"Nicholson, vuoi spiegarmi perché sei così idiota da presentarti a lavoro con quattro ore di ritardo?"

Quelle parole mi fecero ritornare alla realtà, come svegliato da quel bellissimo sogno, da tutti i pensieri che si stavano formando alla mia mente. E non c'è bisogno vi spieghi di che natura fossero questi ultimi.

"Mi scusi, dottor Evans." dissi, e il mio sorriso svanì in un istante. Il suo tono riusciva ancora a inquietarmi come poche cose, nonostante tutto. "È che ieri sera..." continuai poi.
"Ho già sentito tutto." mi interruppe. "Non farmi perdere altro tempo e fila a lavorare, che quello stronzo di Carter ci ha lasciato tanto lavoro arretrato."
"Non-"
"Ma dico io, avete battuto la fiacca mentre non c'ero?"
"Noi... noi non..."
"Non mi aspetto una risposta, è più che chiaro sia così. Ora per favore, stavo spiegando alla mia segretaria cosa deve fare quest'oggi. Se vuoi scusarci..."
"S-sì..." risposi, titubante.

Uscii dalla stanza, lasciandoli soli.

Uhm... il nostro incontro me lo ero immaginato un po'... diverso.

Restai paralizzato davanti alla sua porta a cercare di capire cosa cazzo fosse appena successo, finché non vidi uscire anche Walker.

"E mi raccomando, non un minuto in più non uno in meno!" sentii ancora una volta la voce di Luke rimbomare dal suo ufficio.
"Sì, dottor Evans." rispose la poverina, che in ogni caso non riusciva a farmi pena neanche in un momento del genere, andandosene.

Dopo qualche istante, sentii un rumore di passi avvicinarsi velocemente alla porta, che prontamente venne spalancata.

"Sapevo saresti rimasto qui."
"Mi scusi, io non-"
"Entra, idiota." mi interruppe, tirandomi dentro per il braccio, facendo attenzione che nessuno ci avesse visto. Poi chiuse la porta a chiave.
"Ma c-cosa?" chiesi, confuso.
Prontamente pose la sua mano sulla mia bocca, facendomi tacere. Mi spinse delicatamente contro la parete, immergendo il suo sguardo nel mio.
"Sta' zitto e baciami."

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