𝐎𝐧𝐞 𝐏𝐢𝐞𝐜𝐞 || 𝕀𝕝 𝕄𝕦𝕝𝕥𝕚𝕧𝕖𝕣𝕤𝕠

⟣⊱⟢⊰Straniero Nell'Oscurità⊱⟣⊰⟢

'Dissolversi, questo è il mio modo di vivere
Perdere l'altezza quando il ritmo si abbassa
Portami ora, portami in un posto dove siamo soli, siamo soli...

...mi dissolvo, mi tolgo tutti i vestiti
In te, la mia frustrazione cresce
Portami ora, voglio che tu mi porti a casa
Sei il mio sconosciuto nel buio...

...sono solo, cuore solitario
Aspetto che qualcuno mi porti a casa
Sei il mio sconosciuto nel buio
Sono solo, vagabondo
Portami ora, voglio che tu mi porti a casa.'

— Stranger

Tove Lo

Ace si piega più verso di me, baciandomi con più intensità, passione e frenesia quasi fossi la sua unica fonte di ossigeno: nessuno mi aveva mai baciata così finora.
Quando faccio per tornare ad avvolgere le mie braccia dietro il suo collo, lui prontamente afferra i miei polsi e li blocca sopra la mia testa, impedendomi qualunque movimento dato che sono incastrata tra lui e la porta ma anche se volessi non ci proverei minimamente a muovermi, perché lui è come droga per me e in questo momento mi ritrovo isolata in un mondo tutto mio, avvolta da una bolla e lui con me, come quelle di Orso Bartholomew con il suo potere Pad Pad.

Di colpo mi prende per i glutei e mi solleva le cosce facendomi avvolgere il resto delle gambe intorno al suo bacino mentre io mi sorreggo sulle spalle scolpite nel marmo, come tutto il suo fisico letteralmente scultoreo.
Mi ritrovo a boccheggiare quando mi stende sul letto con lui su di me che ancora mantiene le sue mani sulle mie cosce, quasi scoperte del tutto dato che i pantaloncini che indosso per dormire coprono lo stretto necessario e per di più, con tutto questo movimento, la stoffa si è anche tirata più su. Strano a dirsi ma non arrossisco questa volta, nonostante verrebbe facile farlo, invece il calore che avverto sul mio volto mi risale dal basso ventre.
Mi sfila la t-shirt con velocità e delicatezza, tanto che continuo ad essere sempre più sorpresa dei suoi modi di fare mentre resta un secondo stupito e sorrido, alzando le spalle.

«Sto più comoda per dormire, per questo non porto il reggiseno.» lui ghigna malizioso.
«Questo non avresti dovuto dirmelo.» non mi fa ribattere che si fionda nuovamente sulle mie labbra, per poi proseguire la sua scia fino al mio ombelico: mi fa distendere e lentamente mi toglie anche gli ultimi due pezzi di stoffa che ci separano, per poi fare lo stesso con i suoi in meno di dieci secondi.
Quello che mi lascia piacevolmente sorpresa è il fatto che, pur essendo la prima volta tra noi due, non c'è imbarazzo né vergogna o pudore esagerato: è come se ci conoscessimo da sempre, il che me lo fa amare ancora di più.
Devo ammettere alla me stessa più maliziosa dentro di me che lui è davvero un bel vedere, in ogni centimetro di pelle che lo compone, nulla a che fare con l'immaginazione o il nero su bianco... è reale e vivo davanti a me mentre vibra e freme di eccitazione come sto facendo io.
Di colpo la sua mano raggiunge il mio basso ventre, muovendo le dita in modo circolare, dentro e fuori e per poco non mi manda letteralmente giù di testa, per poi donarmi un sorriso soddisfatto: «Ottimo, sei pronta.»

Il modo che ha di fare l'amore è unico, come lui, infiamma e accende ogni fibra che mi compone mentre il calore del suo corpo è talmente meraviglioso nonostante il caldo esterno, che vorrei non togliermelo più di dosso.
Ogni suo bacio è un marchio a fuoco che si imprime sulla mia pelle e dentro di me mentre i suoi movimenti sono regolari, intensi appaganti fin quando non iniziano a diventare frenetici, appassionati e da un lieve retrogusto selvaggio.
Ciò che quasi mi ha fatto commuovere è stato il fatto che, sapendo fosse la mia prima volta, è stato così gentile e allo stesso tempo passionale che credo abbia aumentato il calore del suo corpo per rendere il tutto più piacevole e per nulla doloroso.

«Sshh... non voglio che ti sentano.» mi sussurra a un soffio dal naso, baciandomi quando, verso la fine, i suoi movimenti si fanno più veloci e profondi; le sue mani afferrano le mie accanto alla testa e intreccia le nostre dita. Un gesto così semplice quanto simbolico che mi manda un capogiro e totalmente in estasi dall'amplesso più bello che potessi avere come prima volta.