⟣⊱⟢⊰Scomparso⊱⟣⊰⟢

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'Ho infranto tutte le nostre promesse
E ho pareggiato i conti
Poi ho preso un aereo per il Messico...

...così non potevi più trovarmi
E ho ferito te e i tuoi sentimenti
E ho rotto tutte le cose che amavamo...

...e non potevo affrontare di nuovo il dolore
Non potevo affrontare quello che avevamo perso
E ora sono andata in luoghi più strani...

...non siamo più due facce della stessa squadra
No, non posso, non posso tornare indietro...

...tornare indietro, a come erano le cose prima
No, non posso proprio, non posso proprio.'

—Same Team
Alice Merton


Mi incammino velocemente verso la mia auto per andare a prendere il telefono che ho dimenticato nella borsa sportiva, insieme agli indumenti del cambio e ammetto di sentirmi abbastanza in soggezione qui fuori, con il buio e quei pochi lampioni che illuminano la via esterna.

Faccio tutto e richiudo subito lo sportello della mia Fiat 500, blocco la sicura e mi volto appena in tempo per ritrovarmi una mano sul volto che schiaffeggia forte il mio zigomo, al punto che dall'impeto barcollo e faccio alcuni passi indietro.

«Ma che diavolo...» le parole mi muoiono in gola quando un orribile ricordo riemerge nella mia mente e lo stomaco si serra immediatamente: davanti a me tre figure, questa volta, con il volto coperto e vestite di scuro che in mezzo a questo buio sembrano completamente nere.

«Ciao, dolcezza, capiti proprio sul più bello. Sai, avevamo voglia di divertirci un po' e tu sei molto carina.» non capisco chi parla dato che non li posso vedere in faccia ma quello al centro si muove verso di me per venirmi addosso mentre io sono spalle alla mia auto: aspetto quel breve secondo in più e mi scanso di colpo. Lui prende in pieno il tettuccio del mezzo e ne approfitto per tirargli un calcio con la punta della scarpa alla bocca dello stomaco, così forte che lo atterra.

In un attimo mi sono addosso gli altri due ma riesco a cavarmela anche con loro, finché quello che avevo steso inizialmente riesce ad alzarsi e prendermi alle spalle, tirandomi per i capelli per poi afferrarmi le braccia da dietro.

«Vi manda Dimitri Ferri, vero?!» Sputo con rabbia mentre i due davanti a me si avvicinano quasi sghignazzando.
«Nessuno ci ha mandato e adesso stai zitta, avrai modo di urlare tra pochi istanti.» uno dei due tira fuori un coltello e le immagini di quella sera tornano alla mente.
«Non... stavolta!» Faccio forza sulla presa dell'uomo dietro di me che ancora mi blocca e mi spingo sulle gambe per tirare due calci contemporaneamente a quelli davanti, infilandogli i tacchi nella pancia.

L'impeto e l'irruenza del mio movimento fa perdere la presa del tizio sulle mie braccia e l'equilibrio, quel tanto che basta per liberarmi con uno strattone, mollargli una gomitata poco sotto lo sterno e togliergli il fiato.

All'improvviso delle urla ci fanno voltare tutti verso un vicolo poco distante e mi rendo conto che appartiene a Dimitri: questo esce dal suo nascondiglio dimenandosi come un pazzo mentre le braccia, dalle mani alle spalle, gli stanno andando a fuoco; cerca di liberarsi della giacca ma il fuoco non smette. Quando capisco, in quella frazione di secondo, mi volto per vedere la figura di Ace che si sta avvicinando a me e in un attimo anche i tre a terra che cercano di rialzarsi, malandati, fanno la stessa sorte di Dimitri: mi è bastata vedere la scintilla rossastra nello sguardo del ragazzo che mi raggiunge.

«No... Ace, Ace fermati. Ti prego! Tu non sei così, non sei come loro, gli hai già dato la lezione che meritavano e io li ho pestati per bene. Basta adesso, non sei un assassino.» porto le mani sul suo petto, premendo un po' per riscuoterlo e farlo tornare in sé. Fortunatamente ci riesco, perché lui mi guarda, fa appena un cenno con il capo e le fiamme dai loro corpi si quietano fino a sparire mentre quelli restano a terra, con il fiatone e sofferenti.

𝐎𝐧𝐞 𝐏𝐢𝐞𝐜𝐞 || 𝕀𝕝 𝕄𝕦𝕝𝕥𝕚𝕧𝕖𝕣𝕤𝕠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora