La partenza 43

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Sentì bussare alla porta,non avevo alcuna voglia di alzarmi...
Successe nuovamente.
Golia: Vivien è ora!

"Cazzo è vero"-esclamai.
Me ne ero completamente dimenticata,sono così sbadata.

Urlai:Mi vesto e scendo.
G: muoviti Ursula sta già dando i numeri,il Re è già partito,la carrozza ti aspetta.
V:arrivo!

Corsi in bagno mi rinfrescai velocemente,legando i capelli in una coda spettinata,odiavo i miei ciuffetti corti. Presi una maglia aderente completamente bianca e un pantalone dalla vita alta tendente al marrone,mi infilai degli scarponcini dello stesso colore...presi il giubbino corto che portavo la notte in cui tutto accadde.

Afferrandolo cadde la mia adorata collanina d'oro,in realtà era un medaglione piccolo, raffigurante uno strano volatile.
L'ho sempre avuto fin da piccina,mi piace credere che sia un dono dei miei biologici. Purtroppo non sono mai riuscita ad aprirlo,non voglio forzarlo, potrei rovinarlo.
Credevo di averlo perso, invece è sempre stato qui,lo rimisi al collo.
E partii,corsi.

G:fa attenzione Vivien.
V: tranquillo Golia farò la brava.
G: Vivien!
Mi fermai.
V:veloce Golia...
G:ti voglio bene.
V: anch'io orsetto di pietra.
Mi avvicinai accarezzandogli il capo.
V: adesso vado...ok?
G:ok- disse Golia scoppiando in un pianto buffo ed infantile. -fa attentione.

Gli sorrisi e corsi via,scesi le scale...il Goblin attendeva alle porte, oramai pronte a chiudersi dato che mancavo solo io...
V:a presto!
Gob: GOBLIN GOBLIN!
Risi.

Eccola lì,la carrozza coi cavalli grigio fumo attendeva.
La portiera si aprì.
U: Sbrigati siamo in ritardo.
Karagan ci punirà.
L'ansia mi pervade.
V:sisi sono qui.
Salì chiudendo la portiera.
La carrozza era quella del mio arrivo.
Era logicamente familiare.
Ad un tratto prese movimento.

Il viaggio ebbe inizio.

Nessuna carrozza era munita di un cocchiere.
V: Ursula...ma perché le carrozze non sono guidate?
U: La carrozza è incantata,no ne ha bisogno.
V: fantastico!

Potevo vedere i giardini allontanarsi,dopo un po' di strada le grandi residenze più altolocate alquanto gotiche...per finire il paese intrecciato dalle molteplici viuzze...
Attraversammo la strada principale che portava ad un piccolo bosco,la sequenza perfetta, dei grandi aceri di monte creava un paesaggio mistico,la carrozza aumentò il passo.
Mi trovavo attaccata alla tendina che tenevo accostata per osservare il panorama...piccole creature si avvicinavano,finché una di esse si accostò volando al passo.

X:"Ciao"-disse ridacchiando.
L'ammirai perplessa.

V: "Oh ciao"- dissi con aria divertita.
L'esserino sorpassó ridendo,dopo di ciò vidi scattare gli altri ragiungendolo,superandoci.

Mi voltai verso Ursula.
V: Cos'era quella? -dissi eccitata.
U:Quella era una fata del Bosco Acero.

Ella aveva un'aspetto umano con la statura di circa quattro dita,risplendeva di luce propria.
Dalla schiena fuoriuscivano delle ali da farfalla tendenti all'azzurro,per non parlare della bellezza e la particolarità dei loro vestiti,intrecciati e cuciti da rametti e foglie,lasciavano dietro di sé uno strano scintillío composto da una strana polvere.

V:Dimmi di più!

U: Beh, loro sono gli spiriti della foresta,scelgono di farsi vedere solo se sono in un luogo che definiscono casa,dove hanno l'opportunità di sentirsi al sicuro. Una fata ha uno solo dei quattro elementi classici: acqua, aria, terra e fuoco. Ogniuno di essi ha uno scopo,far si che la natura cresca in salute maestosamente.
Insomma loro sono le madrine della terra.

V:no ne sapevo l'esistenza...
U:ah! Sono anche delle abili indovine,senza alcun dubbio.
V: quindi possono leggere il futuro?
U: esattamente..
V:Facciamolo!
U:Non distrarti Vivien,so che tutto questo ti è nuovo. Ricorda siamo qui per una ragione.
V:Giusto!

Fu così che decisi di mettermi a sedere accostandomi ad un lato della carrozza.

...gli occhi si fecero pesanti...

Feci un pisolino di una mezz'oretta, finché...

U:Vivien svegliati,siamo arrivate.

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