LAVANDA E TABACCO SPEZIATO

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Il Respiro del Passato

Il giardino di Racconigi si stende intorno a me, immerso in una quiete solenne. La luce dorata del tramonto accarezza i fiori e le fronde, mentre il vento leggero porta con sé il profumo umido della terra e un sussurro di memorie. Guardo oltre il vialetto alberato, oltre il laghetto immobile, e i miei pensieri si ancorano a due date incise nella mia anima: il  1847 e il 1849.

Due giorni. Due incontri. In due distinti anni. Due momenti in cui Michael entrò nella mia vita con la forza di una tempesta.

La prima volta fu a Hall Park, in Inghilterra, ospite di mio cugino Robert. Avevamo ventuno anni. Era un ricevimento tra giovani aristocratici, uno di quei balli dove ogni sorriso è calcolato e ogni parola pesa come un titolo nobiliare. Ma quando vidi Michael per la prima volta, tutto il resto svanì.

Non fu solo un incontro. Fu una collisione.

Michael Stone, figlio di un ricco commerciante delle Indie, ma con l'anima di un poeta e lo sguardo di un avventuriero. Occhi marroni e blu, profondi come la terra e  l'oceano. Un sorriso sfrontato, quasi arrogante. Una sicurezza disarmante. Non era solo un aristocratico inglese: era un uomo che portava con sé il fascino del mondo, le storie di rotte esotiche e terre lontane, un'anima inquieta e inafferrabile.

Mi trovò in un angolo del giardino, lontano dalla musica e dai brindisi. Mi studiò un istante, poi si avvicinò con passo felpato, come un predatore divertito dalla preda.

«Alessandro,» disse, con quel suo accento morbido e perfetto, «hai del tabacco? Ne avrei bisogno per rilassarmi.»

Lo fissai, sentendo il cuore battere più forte. La sua voce era bassa, vagamente maliziosa.

«Sì, certo,» risposi, quasi senza rendermene conto. «Ma non possiamo farlo qui.»

Un sorriso gli incurvò le labbra. Mi fece cenno di seguirlo dietro la grande quercia accanto al laghetto, lontano dalle luci della festa. I suoi passi erano sicuri, i miei esitanti. Sapevo già che più del tabacco, Michael voleva me.

«Lo sai cosa stiamo facendo?» chiesi, il respiro corto.

«Ti sto baciando.»

E lo fece davvero.

Le sue mani trovarono i miei capelli, le sue labbra sfiorarono le mie con la dolcezza di chi possiede già la certezza della vittoria. Il mondo intorno scomparve. Fu un bacio rubato al tempo, un atto di sfida contro il destino.


**Torino, 1849 – Il Giardino di Palazzo Carignano

Due anni dopo, il destino ci riportò a Torino.

«Ricordi il nostro primo sguardo a Palazzo Hall?» sussurrò Michael, il suo respiro caldo contro il mio collo, mentre passeggiavamo nel giardino di Palazzo Carignano.

«Sapevo che c'era qualcosa di speciale tra noi,» risposi, stringendogli il polso con dolce fermezza. «Un legame che trascendeva le epoche.»

«Lo sapevo anch'io.»

Quante lettere ci eravamo scritti da Hall Park? Decine e decine. Ogni foglio profumava di lavanda e tabacco speziato, il nostro odore. I suoi messaggi erano sigillati da versi di Keats.

"La bellezza è verità, la verità bellezza."

Come potevo credere che la bellezza potesse mai essere sbagliata?


**Torino, 1849 – Studio di mio padre

Il pomeriggio filtrava attraverso le alte finestre dello studio. Mio padre, il Conte Giovanni Maria, sfogliava un libro di politica con l'aria assorta. Accanto a lui, mia sorella Amalia, con il suo sorriso sincero.

HO DETTO AMORE  - Il ciondolo segreto -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora