Riflessioni della Contessa Madre
Mentre osservo il giardino d'inverno, la neve cade lenta, coprendo tutto con la sua falsa purezza. Un velo bianco che inganna, come fanno le apparenze. Mi piace la neve. Mi ha sempre dato l'illusione che tutto possa essere ripulito, cancellato, ridisegnato a mio piacimento. Ma la realtà è un'altra. Sotto quella coltre immacolata, la terra resta la stessa, con il suo fango, i suoi vermi, la sua irriducibile essenza.
Come Alessandro e Michael.
I titoli concessi dal Re – un Marchesato a un popolano e un riconoscimento nobiliare a un inglese – sono un abile colpo strategico. Oh, il mio ricatto ha funzionato perfettamente, e ne sono soddisfatta. Ma quanto durerà? Ogni titolo è una catena. Ogni onore, un vincolo.
Michael e Pietro credono di aver vinto. Che sciocchi. Ora sono costretti a giocare secondo le mie regole, a muoversi nel mondo che io ho costruito. Hanno creduto di potersi sottrarre all'ordine naturale delle cose, ma io li ho inchiodati al loro posto. Adesso saranno sempre sotto gli occhi della società, della corte, del Re stesso. Ora devono servire chi li ha resi "qualcuno".
Un popolano marchese... che assurdità. Sorrido, un sorriso appena accennato, ma dentro di me riderei di gusto. È una favola per bambini, per illusi. Ma presto Pietro capirà cosa significa essere parte di questo mondo. Presto Michael comprenderà che non può fuggire, non può scegliere davvero.
Perché alla fine... seguiranno i miei piani.
Oh, sì. Si credono liberi, ma sono solo due uccelli che hanno scambiato la gabbia per il cielo. Finché io lo vorrò, saranno protetti. Finché io lo vorrò, potranno illudersi di essere al sicuro. Ma nulla è per sempre, e io non dimentico mai.
Mi allontano dalla finestra e ripenso a un tempo lontano, a quando tutto questo avrebbe potuto essere evitato.
Maledetto 1847.
Michael era un bambino quando il padre adottivo lo portava qui, nel palazzo. Allora ero convinta che un po' di rigore, una certa distanza, bastassero a spegnere quell'inclinazione sbagliata che già intravedevo in mio figlio. Li ho divisi, li ho allontanati, li ho cancellati l'uno dalla vita dell'altro.
Credevo di aver vinto.
Ma il destino è un'entità beffarda, una tessitrice capricciosa. Nel 1847 si sono rincontrati.
Non sapevano chi fossero, non ricordavano il passato, eppure... è stato sufficiente uno sguardo. Qualcosa dentro di loro si è riacceso, come un fuoco che non avevo spento del tutto.
Ed eccomi qui, ancora, ancora e ancora a fare la madre.
Con una stanchezza che non voglio ammettere e un sorriso che nessuno potrebbe definire amorevole, osservo Alessandro e Michael muoversi nel mio mondo, convinti di avere il controllo.
Quanto sono fragili, questi uomini innamorati.
Quanto è facile farli credere al sicuro, mentre sono solo pedine in una partita che io sola conosco davvero.
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HO DETTO AMORE - Il ciondolo segreto -
RomanceTorino, 1850. Può un amore sopravvivere quando il mondo lo condanna? Può un sentimento bruciare senza essere mai pronunciato? Alessandro Crepuett, giovane aristocratico, ha sempre saputo qual era il suo posto: erede di una famiglia potente, cugino d...