CANZONE CONSIGLIATA PER L'ASCOLTO, PINK FLOYD , THE WALL
Le Carceri di Torino
Le carceri di Torino sono un intricato labirinto di ferro e cemento, un luogo in cui la luce sembra un lontano ricordo. Le mura spesse e le finestre alte lasciano entrare appena un filo di sole, trasformando ogni cella in una prigione d'ombre.
Ho ottenuto l'autorizzazione a visitare Pietro nella sua cella di isolamento. Michael mi attende fuori, nella vettura. Due guardie mi scortano lungo un corridoio stretto e soffocante, dove l'aria è ferma, immobile, come se il tempo stesso si fosse arrestato tra quelle mura.
Quando finalmente lo vedo, il cuore mi si stringe. Ho fatto bene a firmare il trasferimento del mio titolo ducale. Per il Regno d'Italia, ora posseggo immunità diplomatica, essendo un Pari di Sua Maestà britannica. Ma niente di tutto questo mi consola mentre osservo Pietro.
La sua cella è uno spazio angusto, freddo, con una brandina militare come unico arredo. È magrissimo, le ossa sporgono dalla pelle tesa, i capelli rasati. Non mi riconosce subito. Si volta, mi fissa con occhi spenti, poi il suo sguardo si accende di una luce fragile.
«Pietro» dico avvicinandomi. «Sono Alessandro.»
Un tremito gli attraversa il volto, come se stentasse a credere alle mie parole. Mi inginocchio accanto a lui, gli accarezzo il viso, e lui mi sorride debolmente.
«Amalia...» mormora. «Non ha mai risposto alle mie lettere. Nessuno mi scrive. È dal 1918 che sono qui... sette anni, signore.»
La sua voce è spezzata, ridotta a un sussurro consumato dalla sofferenza.
«Ti ama sempre» gli dico con sincerità. «Non ti ha mai dimenticato.»
Pietro solleva appena il capo. «Davvero, vostra grazia?»
Gli prendo la mano e gli sussurro con dolcezza:
«Hai un figlio, Pietro. Si chiama Alessandro, come me.»
I suoi occhi si spalancano, brillano di un'emozione che sembrava dimenticata. «Un figlio?»
«Sì, Pietro. Poi ti spiegherò tutto, ma ora devi ascoltarmi.»
Gli porgo una penna, afferrando con delicatezza la sua mano tremante.
«Ho qui una richiesta di grazia, redatta dai miei avvocati. Devi firmarla.»
Lui scuote il capo debolmente. «Non ho fatto nulla. Perché dovrei chiedere perdono?»
Mi sforzo di contenere l'angoscia. «Lo so che sei innocente. Ma senza questa firma, il Re non potrà concedere la grazia. Ho parlato con il Principe Umberto, è un uomo di grande umanità. Ti prometto che, se firmi, entro pochi giorni sarai con me a Racconigi, al sicuro. Ho già predisposto tutto.»
Pietro abbassa lo sguardo, il volto segnato da un misto di sfiducia e speranza. Le sue dita esitano sulla carta, poi, con un sospiro, firma.
«Grazie, signore... grazie.»
Mi stringe la mano, come un uomo che finalmente intravede una via d'uscita.
Il Viaggio Verso Racconigi
Michael guida la vettura, mentre io siedo dietro con Pietro. I funzionari e gli avvocati faranno il resto. Per ora, Pietro è al sicuro.
Sembra quasi accecato dalla luce. Gli ho portato degli abiti, ma gli stanno larghi. Si appoggia alla mia spalla e si addormenta, un sonno profondo e senza difese, come un bambino che ha finalmente trovato riparo.
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HO DETTO AMORE - Il ciondolo segreto -
RomanceTorino, 1850. Può un amore sopravvivere quando il mondo lo condanna? Può un sentimento bruciare senza essere mai pronunciato? Alessandro Crepuett, giovane aristocratico, ha sempre saputo qual era il suo posto: erede di una famiglia potente, cugino d...