30 Settembre 1851 – Dieci mesi dopo
Le onde si infrangono contro le scogliere della Cornovaglia, portando con sé l'eco di un mondo lontano. Dalla finestra del piccolo cottage, vedo il mare estendersi infinito, il suo blu profondo riflettere la vastità dei miei pensieri. Il vento accarezza i cespugli di lavanda che incorniciano il sentiero verso il portone, il profumo salmastro si mescola a quello della legna che arde nel caminetto.
È ancora più bello di come Michael me lo aveva descritto.
Mi parlava di queste terre come di un rifugio lontano da tutto, un luogo dove il cielo incontra l'oceano e le scogliere sembrano scolpite dagli dèi stessi. Mi raccontava di villaggi di pescatori, di campi di grano che si piegano al vento, di piccoli cottage in pietra con tetti d'ardesia scura, e di tramonti che tingono l'acqua di rosso e oro. Ma la realtà supera ogni sua parola. Qui, tutto è armonia. È quiete. È casa.
Michael è accanto alla finestra, la luce dorata del tramonto gli illumina il profilo, e per un attimo il tempo sembra fermarsi. Le sfumature calde del sole dipingono il contorno del suo viso, accentuando la profondità dei suoi occhi chiari. Osserva il mare in silenzio, con un'espressione serena, quasi nostalgica.
Mi avvicino, scivolando dietro di lui, e lo abbraccio, appoggiando il mento sulla sua spalla.
«Avevi ragione, Michael.»
Lui si volta leggermente, il suo sguardo si illumina. «Su cosa?»
«Su tutto.»** Lo stringo più forte.** «La Cornovaglia è ancora più bella di come me l'avevi raccontata. Sei stato perfetto nella tua descrizione, ma viverla... è un'altra cosa.»
Sento il suo sorriso senza bisogno di vederlo. «Sai che è la prima volta che ammetti che ho ragione?»
Rido piano. «Non esagerare. Segnati la data, non capiterà spesso.»
Michael si gira completamente, le sue mani scivolano lungo le mie braccia, poi risalgono fino al mio viso. «Sei felice qui?»
Esito solo un istante, poi annuisco. «Sì.»
Lui inclina appena il capo, studiandomi. «Ma?»
Sospiro. «Ma sai che non posso restare per sempre.»
Michael chiude per un attimo gli occhi, come se stesse incassando il colpo, poi annuisce. «Lo so, Ale. Non ti chiederei mai di scegliere tra me e Torino.»
Sfioro il bordo della sua camicia, poi intreccio le nostre dita. «La Cornovaglia sarà il nostro rifugio. Torino è ancora il mio campo di battaglia.»
Si passa una mano tra i capelli, sorride con dolcezza. «Amalia e Pietro ci raggiungeranno presto. Credo che anche per loro sarà un sollievo stare qui, almeno per qualche mese.»
«È giusto che il piccolo Alessandro cresca un po' in libertà, senza i fardelli che noi abbiamo dovuto portare.»
Mi sposto verso la poltrona accanto al camino e afferro la lettera che Amalia ci ha mandato pochi giorni fa. Rileggo le sue parole, quasi a voce alta:
*Caro Alessandro,
mancano pochi giorni al nostro arrivo. Pietro e io non vediamo l'ora di mostrarti il piccolo Alessandro. È un bambino forte, vivace, e sembra già amare i libri come noi. Fa buffi versi quando li accarezza.
La villa di famiglia è stata un rifugio perfetto durante la gravidanza, e Pietro è stato eccezionale nella gestione della casa. È strano pensare che, fino a pochi mesi fa, Torino era il nostro mondo. Ora tutto sembra così distante.
Spero che questo viaggio sia un nuovo inizio per tutti noi.
Con affetto, tua sorella Amalia.*
Michael osserva la lettera nelle mie mani e sospira. «Hai notato come Amalia parli di Torino al passato?»
Annuisco piano. «Forse perché, per lei, Torino non è più casa.»
Michael si accosta alla finestra, lasciando vagare lo sguardo sulle onde. «E per te?»
Mi mordo il labbro. «Torino è ancora parte di me. Ma è anche la città di mia madre. E tu sai cosa significa.»
Lui annuisce, poi si gira e mi osserva con attenzione. «Ale, sai che non ho accettato il fondo monetario che voleva concederci oltre al cottage.»
Sorrido appena. «Lo so. Questo posto è nostro. Comprato con i nostri risparmi. Questo significa tutto.»
Mi lascio cadere sulla poltrona accanto al caminetto, il calore delle fiamme che riscalda il mio viso. «Mia madre non ha mai davvero accettato la nostra scelta. Quando me ne sono andato, non c'è stato alcun abbraccio. Solo uno sguardo lungo e intenso.»
Michael si siede accanto a me, il suo sguardo dolce ma deciso. «Ale, quando torneremo a Torino, pensi che ci accetteranno mai per quello che siamo?»
Scuoto la testa con un sorriso amaro. «No. Ma non importa. Finché ci saremo noi, Amalia, Pietro e il piccolo Alessandro, sapremo resistere.»
Lui mi prende il volto tra le mani. «Abbiamo già vissuto abbastanza per sapere che nessuno ci regalerà la felicità.»
Annuisco, sfiorando le sue dita con le mie. «Ma la costruiremo.»
Michael si alza, si avvicina alla finestra e si appoggia con le mani al davanzale. «Promettimi che non dimenticherai mai questa sensazione.»
Mi alzo e lo raggiungo. «Non la dimenticherò mai. La Cornovaglia sarà sempre il luogo dove ho trovato me stesso.»
Lui si volta verso di me, mi prende il viso tra le mani e mi bacia dolcemente. «Ovunque andremo, sarà insieme.»
Le onde continuano a infrangersi contro le scogliere, mentre il cielo si schiarisce appena, come se il futuro stesse aprendo uno spiraglio di luce tra le nubi. I riflessi dorati del sole all'orizzonte danzano sull'acqua, un richiamo silenzioso alla forza che ci lega e alla strada che ci attende.
E mentre stringo la sua mano nella mia, so che, qualunque cosa accada, questa sarà sempre casa.
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HO DETTO AMORE - Il ciondolo segreto -
RomanceTorino, 1850. Può un amore sopravvivere quando il mondo lo condanna? Può un sentimento bruciare senza essere mai pronunciato? Alessandro Crepuett, giovane aristocratico, ha sempre saputo qual era il suo posto: erede di una famiglia potente, cugino d...