La carrozza si ferma davanti al grande portone della residenza di Hall, una dimora maestosa che sembra quasi voler competere con le residenze reali. Matilde scende con grazia, avvolta in un mantello di velluto scuro, i suoi occhi attenti che scrutano ogni dettaglio del luogo. Ad accoglierla è la sorella, la duchessa Anna, con un sorriso che non raggiunge completamente gli occhi, un sorriso che nasconde a malapena un rancore antico e mai sopito.
Robert è il primo a scendere i gradini e ad avvicinarsi. Con un gesto misurato, prende la mano della madre e le offre un lieve inchino. «Madre, è un onore rivedervi qui.» La sua voce è calma, ma dietro la compostezza si intravede una tensione sottile, il peso delle aspettative che lo segue come un'ombra. Poco distante, Pietro e Amalia aspettano il loro turno. Pietro è composto, impeccabile nel suo abito, mentre Amalia tiene in braccio il bambino, il suo sorriso timido che tradisce una leggera tensione.
«Madame,» inizia Pietro, avvicinandosi con passo sicuro. «Vi presento mia moglie, Amalia.»
Matilde li osserva per un momento, il suo sguardo che indugia su Amalia e poi sul bambino. «Una famiglia bella e promettente,» dice con un sorriso sottile. La sua voce è cortese, ma c'è un'ombra di distacco che non passa inosservata. Amalia accenna un lieve inchino, ringraziando a bassa voce.
Anna interviene per rompere il silenzio. «Entriamo, sorella. Questo vento non rende giustizia alla nostra ospitalità.» Le sue parole sono gentili, ma il tono è tagliente, quasi una sfida.
**Il colloquio privato tra Matilde e Anna
Non potevo sapere cosa accadde esattamente quel giorno tra mia madre e Anna. Ma col tempo, pezzi di quella conversazione mi furono raccontati, e ho imparato a immaginare ogni dettaglio. La tensione tra loro era tagliente, due donne simili, quasi speculari, divise da un abisso di rancore e ambizione.
"Dopo le formalità iniziali, le due sorelle si ritirarono in un salotto appartato. La stanza, decorata con eleganza discreta, ospitò un confronto che avrebbe definito molto più delle loro vite. Matilde si sedette con la schiena dritta, le mani raccolte in grembo, mentre Anna versava del tè con movimenti lenti e deliberati.
«Non posso negare,» iniziò Matilde con un tono glaciale, «che questo luogo conserva ancora una certa dignità, nonostante tutto.»
Anna sollevò lo sguardo, freddo e calcolatore. «E non posso negare che la tua visita fosse attesa. Anche se, come sempre, porti con te l'aria di chi non ha mai bisogno di chiedere nulla.»
Matilde accennò un sorriso gelido. «Chiedere non è mai stato necessario. Ma permettimi di dire che alcune decisioni di Alessandro continuano a lasciare il segno. Seconde te, come si trova... in Cornovaglia?»
Anna si irrigidì appena, ma riuscì a mantenere il controllo. Le sue mani, ferme sul piattino, tradivano una leggera tensione. «Spero stia bene,» disse con un filo di voce. «Ha bisogno di pace, Matilde. Lasciagli vivere la sua vita, seppur immorale e malata, lontano dai tuoi intrighi.»
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HO DETTO AMORE - Il ciondolo segreto -
RomanceTorino, 1850. Può un amore sopravvivere quando il mondo lo condanna? Può un sentimento bruciare senza essere mai pronunciato? Alessandro Crepuett, giovane aristocratico, ha sempre saputo qual era il suo posto: erede di una famiglia potente, cugino d...