NESSUNA DEBOLEZZA PER ALESSANDRO

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Qualche giorno prima a Torino. 

La sala è immersa in un silenzio teso. La neve continua a cadere fuori dalle finestre, ma il freddo non riesce a entrare. Dentro, il calore del camino sembra l'unico elemento vivo, mentre mia madre, seduta accanto al tavolo, domina la scena con il suo solito portamento imperturbabile.

Di fronte a lei c'è Cavour, impeccabile e con quel sorriso diplomatico che sembra non abbandonarlo mai, anche nei momenti più critici. Accanto a mia madre, una figura che non avevo previsto: la Marchesa di Francia, elegante e misteriosa nel suo abito blu scuro.

"Contessa," esordisce Cavour, con un tono che oscilla tra il rispetto e la cautela, "le accuse contro vostro figlio sono gravi. Saluzzo è in fermento. I contadini parlano di atti che, se verificati, metterebbero in pericolo non solo Alessandro, ma l'intera reputazione della vostra casata."

Mia madre si limita a un lieve sorriso, come se le parole del Ministro fossero semplicemente un'altra pedina da spostare sulla scacchiera. "Ministro, arrestare un Conte e deputato del Regno sarebbe un atto che destabilizzerebbe il potere stesso che voi difendete. Non pensate anche voi?"

Cavour inclina leggermente la testa, ma non perde il controllo. "Non è il mio desiderio creare scandali, Contessa. Ma le voci devono essere gestite. Il Regno non può permettersi debolezze in questo momento."

Mia madre apre il registro che tiene accanto a sé e lo posa sul tavolo con un gesto deciso. "Debolezze, Ministro? Questo libro contiene prove di atti immorali di nobili e funzionari da nord a sud dell'Italia. Ogni pagina è un'arma pronta a essere usata. Credete davvero che un'accusa contro mio figlio possa sopravvivere, quando ho questo?"

Cavour osserva il registro, e per un momento il suo sorriso vacilla. Prima che possa rispondere, la Marchesa di Francia si sporge leggermente in avanti, attirando l'attenzione.

"Se posso intervenire," dice, la sua voce vellutata ma tagliente, "ci sono altre questioni che potrebbero essere rilevanti per questa conversazione. Il mio caro cugino Pierre è morto."

Il silenzio nella sala si fa ancora più profondo.

"Non ha lasciato eredi maschi," prosegue la Marchesa, con un sorriso enigmatico. "E come sapete, le proprietà e il titolo dei De Gatte passano per diritto ai Conti Crepuett."

Alzo lo sguardo, sorpreso. Il titolo dei De Gatte? Pierre? Non posso credere a ciò che sto sentendo.

Mia madre si appoggia allo schienale della sedia, il suo volto finalmente mostra un accenno di soddisfazione. "Senza macchinazioni," dice con calma, "sei Marchese di Francia, Alessandro. E la villa dove ora risiede tua sorella non è solo un rifugio. È tua per diritto."

Le sue parole mi colpiscono come un fulmine. Un titolo che non ho chiesto, una proprietà che non ho mai immaginato di avere. Mi sento sopraffatto, ma non posso permettermi di mostrarlo davanti a Cavour o alla Marchesa.

"Non è sorprendente," aggiunge la Marchesa, guardando mia madre con un sorriso complice, "come la storia trovi sempre il modo di riportare i fili al loro posto?"

Cavour si alza lentamente, accennando un sorriso controllato. "Marchese, Contessa, Marchesa. Sembra che il destino abbia già deciso molto per voi. Spero che sapremo usarlo con saggezza."

Mia madre non risponde. Si limita a un cenno, lasciando che sia il silenzio a chiudere la conversazione.

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