La mattina è limpida, e il mare della Cornovaglia si stende davanti a noi, calmo e invitante. Io e mia madre camminiamo lungo la spiaggia, il rumore delle onde è l'unica compagnia oltre al fruscio dei nostri passi sulla sabbia. È la prima volta, dopo tanto tempo, che condividiamo un momento di vera intimità. Dieci mesi sono trascorsi da quando ho lasciato Torino, eppure sembra un'altra vita.
«Alessandro, questo posto ha un suo fascino. Non lo nego,» dice mia madre con il tono freddo ma pungente che la contraddistingue. «Ma la tua decisione di andare via così, senza un confronto, è stata... impulsiva.»
Sospiro, preparandomi al suo rimprovero. «Madre, ho scritto una lettera. Sapevo che non avreste approvato, ma sentivo di non avere scelta.»
Lei si ferma, guardandomi dritto negli occhi. «Una lettera, sì. Con l'aiuto di tuo fratello Robert. Pensavi che avrei accettato tutto senza battere ciglio? Sei un Crepuett, Alessandro, e il tuo dovere verso la famiglia è la tua unica certezza.»
Proseguiamo in silenzio per un po', fino a raggiungere una modesta locanda affacciata sul porticciolo. Entriamo e ci sediamo accanto a una finestra che offre una vista sul mare. La locanda è semplice ma accogliente, con un camino acceso e il profumo di pane fresco nell'aria.
«La gente qui vive in una povertà che non conoscevo,» commenta mia madre, osservando un gruppo di pescatori che si scambiano battute fuori dalla porta. «Eppure, c'è una fierezza nei loro gesti. Una dignità che non posso ignorare.»
Annuisco, sorseggiando il mio tè. «È per questo che amo questo posto. Qui tutto è più semplice, più vero.»
Lei sorride, un gesto raro che mi coglie di sorpresa. «Forse hai trovato qualcosa di cui io stessa ho bisogno. Alessandro, questo luogo e la sua gente potrebbero trarre grande beneficio dalla presenza di Belladonna.»
Rimango in silenzio, aspettando che prosegua.
«Sai bene quanto le sue capacità siano straordinarie. È un medico eccezionale, anche se è una donna, e ha salvato principi e popolani con la stessa dedizione. L'ho già contattata; arriverà presto. Questo villaggio ha bisogno di lei, e io ho bisogno della sua saggezza.»
Non posso fare a meno di pensare a quanto mia madre stia cambiando. La donna rigida e calcolatrice che conoscevo sembra lasciare spazio a qualcuno di più complesso, di più umano.
Dopo qualche minuto di silenzio, mia madre cambia tono. «Alessandro, devo informarti di alcune novità importanti.»
La sua voce si fa più seria, quasi tagliente. «Durante una sosta qualche giorno fa, ho ricevuto una lettera in via diplomatica da Cavour. La figlia del marchese della Valle è in stato interessante, e la marchesa di Francia ha scoperto un intreccio amoroso tra lei e un ufficiale della regia guardia. Il matrimonio è stato annullato.»
Mi appoggio allo schienale della sedia, sorpreso. «E il marchesato di Orange?»
«Il marchese dovrà pagare un risarcimento, e il marchesato sarà concesso al giovane duca di Savoia, come stabilito dagli accordi. Per te, Alessandro, non cambia nulla. Avrai il marchesato e la rendita.»
Annuisco, cercando di assimilare tutte le informazioni. «E il duca? Cosa accadrà a lui?»
«Dovrà sposare la cugina di Robert, la principessa Annabella di York. Un'unione strategica che rafforzerà i legami tra i due regni. E per quanto riguarda Robert... ci sto lavorando.»
Sorrido leggermente, conoscendo le capacità manipolative di mia madre.
«Infine,» aggiunge, guardandomi con un'espressione decisa, «ho deciso di mandare Amalia e Pietro a Torino. Non mi fido troppo della marchesa. Pietro è un uomo di sani principi e saprà gestire la situazione. Io, invece, resterò qui.»
«Qui?» chiedo, sorpreso. «Vuoi rimanere in Cornovaglia?»
«Sì,» risponde con calma. «Ho già dato istruzioni di inviarmi le mie cose. Questo luogo ha bisogno di me. E io ho bisogno di questo luogo.»
La giornata prosegue con una calma sorprendente. Mentre camminiamo sulla spiaggia, penso a quanto mia madre sia cambiata e a come il nostro rapporto si stia trasformando. Il sole tramonta lentamente, tingendo il cielo di arancione e oro. Forse, in questo angolo remoto della Cornovaglia, stiamo trovando un nuovo equilibrio.
Mentre camminiamo lungo il sentiero che costeggia la scogliera, non riesco a trattenere la domanda che mi tormenta. «E la duchessa Anna? Tua sorella. Non ha voce in capitolo in queste scelte matrimoniali? Dopotutto, è la madre di Robert...» Mi interrompo, esitando, ma la verità mi brucia sulla lingua. «Anche se io non mi azzardo nemmeno a chiamarla madre.»
La contessa si ferma di colpo, voltandosi verso di me. I suoi occhi, freddi come l'acqua dell'oceano che si frange sulle rocce, mi trapassano. «Che credi, Alessandro? Che la corona britannica abbia chiesto a lei o a me? Caro figlio, Anna è stata relegata ai margini, un'ombra priva di peso o influenza. Le sue scelte, come quella di abbandonarti, i suoi capricci, l'hanno esclusa da ogni decisione che conti davvero.»
Il tono è sprezzante, quasi divertito. «La sua unica utilità è stata mettere al mondo Robert. E anche questo non senza difficoltà. Ma il mondo della politica matrimoniale non ha spazio per chi si ostina a seguire le proprie inclinazioni senza curarsi delle conseguenze. La corona britannica, così come ogni altro regno che conti, guarda ai risultati, non alle emozioni.»
Rimango in silenzio per un momento, osservando il vento che solleva il velo del suo cappello. Le sue parole sono come lame, ma non posso negare che siano vere. «E tu?» domando infine, il tono più morbido. «Pensi davvero che riuscirai a costruire qualcosa di solido per Robert?»
Accenno alla precedente intenzione della contessa di proporre Robert in sposo alla principessa Giovanna. «Mi avevi detto che Giovanna era una scelta perfetta per Robert. Cos'è cambiato?» chiedo, il tono curioso ma con un velo di ironia.
La contessa si ferma un istante, osservando il mare che si infrange contro le rocce. Il suo sguardo, impenetrabile, tradisce una mente in continuo movimento. «Giovanna è fragile, Alessandro. Come il suo grembo, temo. Non posso permettermi di ricominciare a cercare un'altra aristocratica quando il matrimonio sarà fallito dopo pochi mesi. No, Robert merita un legame più solido, una donna capace di consolidare il casato. E io non ho intenzione di sprecare altre risorse per rincorrere sogni che si sgretolano.»
Si volta verso di me , un sorriso sottile che cela l'ombra di una vittoria personale. «Il mondo europeo dei matrimoni è complesso, figlio mio. Non è questione di romanticismo, ma di investimenti e di sicurezza. E io sono troppo abile per lasciare che le mie pedine vengano spazzate via dal primo vento.»
Pur comprendendo la logica dietro le sue parole, non posso fare a meno di sentirne il peso. «Allora chi hai in mente per Robert?» domando, cercando di nascondere il disappunto.
La contessa non risponde subito. Il suo silenzio è carico di intenzioni. «Sto valutando altre opzioni. Ma, come sempre, il tempo darà ragione alle mie scelte. E ricorda, Alessandro, il potere di questa famiglia non si basa solo sulle nostre terre, ma sui legami che siamo capaci di costruire.»
La contessa alza un sopracciglio, come se trovasse la mia domanda quasi ingenua. «Non ho dubbi. Ho passato tutta la mia vita a tessere legami, a consolidare alleanze, a trasformare opportunità in certezze. Se c'è una cosa che so fare, Alessandro, è proteggere questa famiglia. E non permetterò che Robert, o chiunque altro, sprechi ciò che ho costruito.»
Mi lascia lì, con quelle parole che pendono come una sentenza. Il vento porta con sé l'odore del mare, mescolandosi alle sue ultime frasi. Cammino accanto a lei, consapevole che, nel suo pragmatismo spietato, c'è una verità che non posso ignorare: Matilde non è solo una madre o una contessa. È il fulcro attorno a cui ruotano i destini di tutti noi.
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HO DETTO AMORE - Il ciondolo segreto -
RomanceTorino, 1850. Può un amore sopravvivere quando il mondo lo condanna? Può un sentimento bruciare senza essere mai pronunciato? Alessandro Crepuett, giovane aristocratico, ha sempre saputo qual era il suo posto: erede di una famiglia potente, cugino d...