Palazzo Bolongaro: Ombre e Verità
Palazzo Bolongaro si erge imponente davanti a me, la sua facciata neoclassica splende sotto il sole, quasi a voler mascherare le ombre che si annidano dentro le sue mura. Da bambino, questo luogo mi appariva come un rifugio sicuro, un tempio di grandezza e privilegio. Oggi, invece, è solo una prigione dorata, dove i segreti si intrecciano come edera sulle colonne di marmo.
Il mio cuore è un campo di battaglia tra il sollievo e il tormento. Sono qui, in compagnia di Michael, lontano dal veleno di mia madre, ma al prezzo di un disonore che grava su tutta la nostra famiglia. Il lutto imposto ai domestici, il drappo della casata rimosso dalla facciata, tutto parla di un'umiliazione che mia madre non perdona.
Le sue parole rimbombano ancora nella mia mente.
«Hai disonorato questa illustre Casa.»
Non è l'accusa che mi ferisce, ma il gelo con cui me la scaglia addosso, come se fossi solo un'ombra scomoda da cancellare.
«Il lutto è esagerato, madre.» Dico con fermezza, guardandola negli occhi, una sfida silenziosa tra di noi. «Dopotutto, se si sapesse ciò che hai fatto tu...»
La frase rimane sospesa, un veleno non ancora versato.
«Malefica!» sibila, la sua voce un veleno antico.
«Digerisci la situazione, sarà più semplice per te.»
Lei stringe le labbra, coprendosi il volto con il velo nero. Un simbolo non di dolore, ma di resa.
Un'Ospite Scomoda: Belladonna
Le sale del palazzo, pur ricche di arte e fasto, mi sembrano opprimenti. Forse perché so che qui mia madre si aggira come un fantasma della mia infanzia, con la sua voce severa, i suoi passi misurati, la sua capacità di manipolare il destino di tutti noi.
Eppure, c'è un'altra presenza che aleggia nell'aria, più sottile, più silenziosa: Belladonna.
Ho deciso che la residenza di Racconigi, ora mia, sarà sua. Lei ha salvato mia sorella e mio nipote, e questo vale più di tutti i titoli nobiliari.
«Vostra Grazia è troppo gentile,» mi aveva detto con quel suo sorriso enigmatico, mentre il suo sguardo penetrante sembrava leggermi l'anima. «Ma perché mi fate questo dono?»
Avevo esitato prima di rispondere.
«Perché siete una donna straordinaria,» le avevo detto. «E perché sento che, in qualche modo, siete parte di questa storia più di quanto vogliate ammettere.»
Lei aveva sorriso, un sorriso che mi aveva ricordato qualcosa... o forse qualcuno.
Un brivido mi aveva attraversato. Perché Belladonna mi sembra così familiare?
E poi, all'improvviso, un flash.
Un'altra stanza. Un altro tempo. Io, le sue mani sopra le mie, mentre mi mostra come usare strumenti chirurgici. Il metallo freddo nella mia presa incerta, la sua voce che mi guida con una calma disarmante.
«Le mani devono essere ferme, Vostra Grazia. Il corpo racconta sempre una storia, e noi dobbiamo ascoltarlo.»
«Ma io non sono un medico,» rispondo nella visione, confuso.
«Non ancora,» mormora lei.
E poi, il ricordo svanisce.
Ritorno al presente con il respiro corto, il cuore in subbuglio. Guardo mia madre, cercando delle risposte. Lei sembra comprendere il mio smarrimento, ma non dice nulla.
"Chi sei davvero, Belladonna?"
Un Incontro con il Duca
La sera cala su Palazzo Bolongaro, e trovo rifugio nello studio privato del Duca padre, il Duca di Genova. È una figura distinta, elegante, con quel sorriso a metà tra il paterno e l'ironico. Mentre ci servono del brandy, lui mi scruta con curiosità.
«Avete scoperto la verità su nostro figlio,» dice, facendo ruotare il bicchiere tra le mani. «Ma sappiate che dovrà restare un segreto nostro e vostro.»
Un accenno del capo verso Michael mi fa capire che non si riferisce solo alla nascita.
«Avete la mia parola, Vostra Grazia.»
Eppure, mentre parlo, mi accorgo di accarezzare inconsciamente la mano di Michael. È un gesto involontario, naturale, ma il Duca lo nota.
Sorride.
«Ah, i chiacchiericci dei salotti sono veri, allora!» esclama con un'alzata di sopracciglio.
Trattengo il respiro. Non c'è condanna nelle sue parole. Solo curiosità... e forse comprensione.
I miei occhi si spostano su un ritratto del figlio del Principe, Umberto. Un dettaglio insignificante, eppure il brivido che mi attraversa la schiena mi dice che nulla, in questo momento, è davvero insignificante.
«Non appena nascerà nostro figlio,» prosegue il Duca, «sarà firmato l'accordo tra i due rami di Casa Savoia. Se sarà una femmina, potrà sposare l'erede al Trono.»
La politica. Sempre la politica. Un gioco di alleanze e sangue, dove le emozioni non hanno mai il diritto di esistere.
E io? Io sono qui a lottare per qualcosa che non dovrebbe nemmeno essere in discussione. L'amore. La libertà.
Mi chiedo se il Duca, nei suoi sorrisi ironici, non stia cercando di dirmi qualcosa che non può esprimere apertamente.
Il Re
Il silenzio viene spezzato dal rumore della porta che si apre con decisione.
E in un attimo, eccolo lì.
Sua Maestà.
Il Re di Sardegna.
I suoi occhi mi scrutano con un'intensità che mi congela il sangue. Un tempo, in quello sguardo c'era affetto. Oggi vedo solo giudizio.
«Vostre Grazie,» dice, la voce imperiosa. «Gradirei parlare solo con il signor Conte e con il suo amico inglese.»
Un gelo improvviso cala nella stanza. Il tempo sembra fermarsi.
Michael mi stringe appena il polso, un contatto fugace, ma carico di significato.
Balbetto appena, cercando di mantenere il controllo.
«Vostra Maestà.»
Il momento è arrivato.
**Mie Riflessioni: La Guerra Silenziosa
Ogni fibra del mio essere mi dice che questo non è solo un incontro. È uno scontro.
Sono nato nella nobiltà, ma il sangue non basta a proteggere ciò che davvero conta. Mio fratello può offrirmi un rifugio, ma non può difendermi dalle leggi della società.
Belladonna sa qualcosa che io non so.
Michael è qui con me, eppure so che per quanto lo desideri, il mondo non è pronto a riconoscerci.
E mia madre...
Mia madre mi ha sempre visto come un'arma da brandire, un pezzo da muovere su una scacchiera politica.
Ma oggi non voglio essere né un'arma né un pedone.
Oggi, voglio solo essere Alessandro.
E combatterò per esserlo.
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HO DETTO AMORE - Il ciondolo segreto -
Lãng mạnTorino, 1850. Può un amore sopravvivere quando il mondo lo condanna? Può un sentimento bruciare senza essere mai pronunciato? Alessandro Crepuett, giovane aristocratico, ha sempre saputo qual era il suo posto: erede di una famiglia potente, cugino d...