La notte della verità
La stanza è un teatro di ombre e tensione, un luogo sospeso tra agonia e speranza. I drappi pesanti soffocano la luce fioca delle candele, e sulle pareti gli affreschi di antichi eroi sembrano scrutare, muti testimoni del dramma che si sta consumando.
Amalia è in travaglio.
Le due balie si muovono rapide, i medici sussurrano parole concitate, e mia cugina Elise, con il volto severo e determinato, coordina ogni cosa. È un parto prematuro, il bambino potrebbe non sopravvivere. Ogni grido di mia sorella lacera il cuore di Pietro, che si aggira nervoso come una belva in gabbia.
Io resto in disparte, incapace di fare qualcosa.
**La rivelazione di Michael
Michael mi si avvicina, il suo sguardo è teso.
«Amore mio, devo dirti una cosa.»
Il tono della sua voce mi mette subito in allarme.
**«La lettera di tua madre...»**si interrompe, esitando.
Lo guardo, il cuore che accelera. «Cosa?»
**«Non l'ho bruciata.»**La sua voce è un sussurro.
Mi blocco. Il silenzio tra noi è pesante. «Michael, perché?»
Lui stringe la mia mano, un gesto di conforto e colpa. «Perché avevo paura che nascondesse qualcosa di troppo importante. L'ho letta.»
Sento un brivido percorrermi la schiena. «E cosa c'è scritto?»
**«Non qui.»**Guarda Amalia, ancora sofferente. «Andiamo da tua madre. E chiamiamo quel giovane che sta fuori. Voglio dargliela davanti a tutti.»
**Il confronto con la Contessa
Mia madre è nella sua stanza.
Sorseggia il tè con aria gelidamente imperturbabile, come se il destino di sua figlia fosse irrilevante. Quando entriamo, alza appena lo sguardo, e il suo volto si distende in un sorriso che non arriva agli occhi.
«Non chiamarmi madre, Alessandro. E non darmi del tu, mai. In privato, puoi farlo. Ma non davanti a testimoni.»
La sua voce è come un coltello affilato.
«Chi è quel giovane?» le chiedo sfidando il suo comando, «Dimmi la verità.»
La Contessa posa la tazza con un gesto elegante e freddo. «Quel giovane,» dice con calma inquietante, «è il figlio del re.»
Un silenzio assoluto.
Le candele sembrano tremolare, il tempo sospendersi.
«Il figlio del re?» ripeto incredulo. «Vuoi dire... è mio fratello?»
Un sorriso crudele le increspa le labbra. «Non mio figlio, almeno non ufficialmente.»
«Ma lo è davvero?»
Lei inclina il capo, il volto una maschera indecifrabile. «Carlo Felice non voleva mandarlo in orfanotrofio. Così lo affidò al Duca di Genova.»
Mi sento svuotato.
«E tu? Perché hai taciuto?»
La sua voce si fa fredda. «Perché, Alessandro, non sei mai stato destinato a sapere.»
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HO DETTO AMORE - Il ciondolo segreto -
Historical FictionTorino, 1850. Può un amore sopravvivere quando il mondo lo condanna? Può un sentimento bruciare senza essere mai pronunciato? Alessandro Crepuett, giovane aristocratico, ha sempre saputo qual era il suo posto: erede di una famiglia potente, cugino d...