ASTUZIA E DELICATEZZA

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La carrozza si ferma davanti alla Palazzina di Stupinigi con un cigolio dei freni che sembra riverberare nella quiete del mattino. Scendiamo in silenzio: mia madre, Michael ed io, consapevoli che il nostro incontro con Rosina potrebbe cambiare il corso degli eventi. Il lungo viale alberato e i riflessi dorati sulle finestre sembrano quasi irreali, un contrasto perfetto con il groviglio di pensieri che mi tormentano. Non sono solo io a percepirlo; Michael mi osserva con uno sguardo che mescola preoccupazione e una comprensione che non richiede parole.

Entriamo nella palazzina, e l'aria fresca del mattino si fa subito più densa, carica di tensione. Rosina ci accoglie in una stanza decorata con eleganza sobria, il viso segnato dalla tensione ma determinato. Dopo le formalità iniziali, si siede accanto a un piccolo tavolo, le mani strette come per radunare il coraggio. "Vi racconterò tutto," inizia, la voce ferma, ma tradita da un'ombra di emozione, mentre gli occhi cercano i nostri, come se volesse assorbire la nostra determinazione.

Mi sistemo sulla sedia, mentre mia madre osserva attentamente Rosina, un piccolo sorriso di soddisfazione nascosto dietro il suo ventaglio. Michael, accanto a me, resta in silenzio, ma il suo sguardo curioso è tutto per lei.

Rosina si passa le mani tra i capelli, un gesto pieno di tensione, ma sul suo volto si legge una determinazione che non avevo ancora visto. "Ho cominciato con il poco che avevo," continua, "una manciata di sospetti e un nome: il marchese Della Valle. Ma il mio vero alleato è stata la rete di domestici che lavora in questa casa e in altre corti. Questi uomini e donne, se ben pagati, sono pronti a tradire i loro padroni. Un cameriere personale del marchese, in particolare, ha svolto un ruolo cruciale."

Mia madre alza un sopracciglio, colpita dall'idea di una tal rete di informatori. "Come avete fatto a coinvolgerlo?"

Rosina prende un respiro profondo, e il suo sguardo si perde per un attimo in un ricordo. "È iniziato al mercato," dice, lasciando che le parole fluiscano. "Le strade erano affollate, l'aria era impregnata di profumi di spezie e pane fresco, ma sotto la superficie c'era un'ansia palpabile. Ho avvicinato il cameriere, un giovane di nome Marco, mentre stava per comprare un pezzo di carne. Era visibilmente in difficoltà, e i suoi occhi tradivano una certa rassegnazione. Ho visto in lui il simbolo delle vessazioni del ceto, il peso delle angherie subite dal marchese."

Rosina si interrompe, lasciando affiorare un'emozione profonda. "Marco mi ha raccontato di come il marchese lo trattasse come un oggetto, un mero strumento da sfruttare. Ogni giorno subiva insulti e umiliazioni, eppure continuava a servire, sperando in un riconoscimento che non sarebbe mai arrivato. Ma nel momento in cui ci siamo incontrati, ho visto nei suoi occhi una scintilla di speranza. Per lui, io rappresentavo qualcosa di diverso: una giovane donna del popolo che, pur amando un re, cercava di riscattarsi. Era come se il popolo vedesse in me la favola di un riscatto sociale dalle ingiustizie."

La contessa madre ascolta con attenzione, il suo volto serio mentre Rosina continua. "Ho parlato con lui, e ho capito quanto fosse fragile la sua condizione umana. Gli ho offerto un'opportunità: una somma di denaro in cambio di informazioni. Non solo cercava denaro, ma anche vendetta. Il marchese aveva vizi che la società condanna più di un tradimento politico, e Marco sapeva che le sue azioni avrebbero potuto portarlo alla rovina. Quando gli ho parlato dell'opportunità di rivelare tutto, ho visto una scintilla di speranza nei suoi occhi."

Rosina si ferma un attimo, poi sorride. "Ma il vero colpo di genio è stato Virginia, la giovane nipote di Cavour. La sua intraprendenza è stata fondamentale. È stata lei a suggerire di avvicinarsi alle cameriere del marchese. Con il suo fascino naturale e la sua intelligenza, è riuscita a guadagnarsi la loro fiducia. In poco tempo, ha scoperto che il marchese custodisce i suoi documenti più compromettenti in una cappella privata nella sua tenuta."

"Come ha fatto a scoprirlo?" chiedo, intrigato.

Rosina prosegue, visibilmente orgogliosa. "Virginia ha osservato i movimenti del marchese e ha notato che, dopo ogni incontro con i suoi emissari, si recava sempre in quella cappella. Un giorno, con un pretesto, è riuscita aiutata da Marco a entrare nella tenuta. Con astuzia e delicatezza, ha esaminato l'interno della cappella e ha notato una porticina segreta dietro l'altare, perfettamente nascosta agli occhi di chiunque. È lì che abbiamo trovato le lettere, sigillate e pronte per essere inviate."

La contessa madre inclina leggermente la testa, la sua voce carica di approvazione. "Avete mostrato una grande intraprendenza. Ma ditemi, che cos'altro avete scoperto?"

Rosina prende fiato, come per raccogliere il coraggio di continuare. "Il marchese non è solo un traditore. È un uomo che ha saputo usare il suo titolo e le sue ricchezze per alimentare il caos. Le lettere mostrano chiaramente come abbia istigato disordini pubblici per destabilizzare il governo, incitato contro lo Statuto, e persino negoziato con gli austriaci uno scambio di territori in cambio del loro sostegno. È un manipolatore, e lo fa con un sorriso sulle labbra. Non gli importa nulla della vostra famiglia, Alessandro. Per lui, sposare Amalia sarebbe stato solo un altro modo per consolidare il suo potere."

Sento la rabbia crescere dentro di me, ma Rosina non ha ancora finito.

"Le sue azioni vanno oltre il tradimento politico. Ha usato le sue cameriere per spiare personalità di spicco della corte, ha corrotto funzionari, e ha persino tentato di screditare il re davanti alla nobiltà europea. Ogni mossa è stata calcolata per servire i suoi scopi." La voce di Rosina è carica di indignazione, e il suo viso si illumina di una passione che non posso ignorare.

La contessa madre interviene, la voce carica di sarcasmo. "Un uomo di tale ingegno avrebbe potuto fare molto per il nostro regno... se solo avesse avuto un briciolo di lealtà."

"Ma non ne ha," conclude Rosina. "E ora abbiamo tutto ciò che ci serve per fermarlo."

Michael finalmente rompe il silenzio, il tono gentile ma fermo. "E voi, Rosina, avete rischiato molto. Solo per un titolo?"

Lei lo guarda, i suoi occhi brillanti di emozione. "Perché non voglio che mia figlia cresca in un mondo dominato da uomini come lui. E perché credo che voi, Alessandro, possiate fare la differenza."

Un silenzio cala di nuovo, rotto solo dalla contessa madre. "Rosina, avete fatto più di quanto chiunque si aspettasse. Ma ora bisogna muoversi con cautela. Abbiamo le prove, ma serve il momento giusto per usarle. E voi, Alessandro, ricordatevi che questa è una guerra tanto d'intelligenza quanto di strategia."

Rosina annuisce, ma il suo sguardo si fa più intenso, e una preoccupazione si riflette nel suo volto. "Alessandro, dovete promettermi una cosa. Dovete vivere lontano dalla corte. Solo così potrete davvero amare, voi  e Michael. La corte non accetterà mai il vostro legame, e io non voglio che voi subiate  le stesse angherie che ho visto infliggere a Marco."

Le parole di Rosina risuonano nella stanza, un monito e un incoraggiamento. "Amare è una cosa straordinaria, ma farlo in segreto è un'altra storia. Non voglio che voi  perdiate la  libertà per un amore che la società non accetterà mai. Fate ciò che avete promesso e cercate la felicità lontano da questi intrighi."

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