TE' FUMANTE

19 3 10
                                    



La Cornovaglia si sveglia con una calma che sembra appartenere a un altro mondo. La luce del mattino filtra attraverso le sottili tende di lino del cottage, tingendo la stanza di sfumature dorate. Dal portico, osservo il paesaggio: le colline morbide sembrano avvolgere il villaggio come in un abbraccio, mentre il mare brilla di riflessi argentei sotto il sole che si alza lentamente. L'aria è fresca, satura del profumo della salsedine e di fiori selvatici, un connubio che sembra respirare vita.

Un gruppo di pescatori si avvicina al porticciolo, le loro risate si mescolano al richiamo dei gabbiani. Poco distante, una donna stende un lenzuolo bianco su una corda, il tessuto che danza leggero al ritmo del vento. Ogni movimento è semplice, autentico, come se il tempo qui scorresse con una grazia diversa.

Io e Michael siamo ora seduti al tavolo, osservando Amalia e la contessa madre che si affrontano a colpi di parole taglienti. Michael tiene un libro aperto, ma lo vedo lanciare occhiate curiose e preoccupate verso di me, come a cercare il momento giusto per intervenire.

«Non è giusto, madre! Mi state costringendo a partire quando finalmente sento di avere un posto qui!» esclama Amalia, il viso rosso di indignazione.

«Amalia,» risponde mia madre con il suo tono glaciale, «ti ho già spiegato le mie ragioni. Non c'è posto più adatto per te e Pietro che Torino. Hai una responsabilità verso tuo figlio e verso questa famiglia. Non posso permettere che la tua giovane età ti faccia dimenticare il ruolo che devi ricoprire.»

Amalia si volta verso di me, i suoi occhi pieni di rabbia e delusione. «Alessandro, tu cosa ne pensi? Hai intenzione di stare in silenzio mentre nostra madre decide del mio futuro come se fossi una pedina? Fa venire in Cornovaglia Belladonna e caccia me!»

Michael chiude il libro con un gesto calmo, ma il suo sguardo è fermo. «Amalia,» dice, la sua voce pacata ma autorevole, «tua madre non sta cercando di allontanarti da Alessandro e da me o da questo luogo. Credo che, in un modo che spesso fatichiamo a comprendere, stia proteggendo il futuro di tutti noi. Pietro ha ottenuto un titolo che mai avrebbe immaginato, e questo grazie a lei. Ora siete in una posizione che vi permette di costruire una vita forte, una vita che non dipende dalla pietà altrui. Non è questo ciò che desideravi?»

Amalia lo fissa per un istante, sorpresa dalle parole di Michael. Poi scuote la testa, come a voler scacciare il peso delle sue emozioni.

Pietro, che fino a quel momento era rimasto in disparte, prende finalmente la parola. «Amalia, lo sai che non mi piace intervenire in queste discussioni, ma Michael ha ragione. Tua madre, nonostante i suoi modi bruschi, ha fatto di tutto per garantirci un futuro. Se oggi posso tenere in braccio nostro figlio con orgoglio, è anche merito suo. Forse è il momento di accettare che non tutto ciò che sembra una costrizione è necessariamente una condanna.»

Amalia abbassa lo sguardo per un momento, ma la sua espressione rimane combattiva. «Sarà,» mormora, «ma non posso fare a meno di sentirmi esclusa da ciò che accade qui. Come se il nostro legame, Alessandro, non avesse più importanza.»

Intervengo allora, cercando di placare la tensione. «Amalia, il nostro legame non verrà mai meno. Torino è il luogo dove devi essere ora, non per allontanarti da me e da Michael, ma per costruire qualcosa di tuo, per tuo figlio. E questo non cambierà ciò che siamo. Sai che puoi contare su di me, sempre.»

La contessa madre, osservando la scena, sorride con una punta di ironia. «Beh, sembra che i tuoi uomini abbiano più buon senso di quanto immaginassi,» dice, guardando prima Michael, poi Pietro. «Amalia, se non vuoi ascoltare me, ascolta loro. E ricorda che non ti sto mandando via. Ti sto dando un'opportunità di essere forte. Come lo sono io.»

Michael, con un leggero sorriso, riprende in mano il libro. Pietro si avvicina ad Amalia, mettendole una mano sulla spalla. Io rimango in silenzio, guardando il mare dalla finestra, sperando che le parole dette abbiano fatto breccia.

Il vento salmastro accarezza la mia pelle mentre osservo mia madre. È seduta accanto al piccolo Alessandro, che dorme sereno tra le braccia di Amalia. Pietro e Robert discutono sottovoce, e Michael, accanto a me, finge di leggere un libro, lanciandomi occhiate curiose. La mia mente, però, vaga altrove.

C'è un nome che aleggia nei miei pensieri, un'ombra che sembra emergere dal passato: Belladonna. Non è solo un nome. L'ho conosciuta, anche se alcune cose del passato che la legano a mia madre mi sono oscure. So che il loro rapporto è nato alla villa di Racconigi, un luogo che sembra racchiudere segreti che non sono mai stati rivelati del tutto. So dei ciondoli, e so che il suo legame con mia madre va oltre la semplice amicizia.

Ma c'è dell'altro. A volte ho flash, ombre che si insinuano nei miei sogni. Mi vedo accanto a lei, ai tempi in cui mia madre era giovane, come se fossi stato lì, in quel tempo lontano. E forse, in un certo senso, ci sono stato davvero. I ciondoli me lo hanno permesso, trasportandomi oltre il tempo e lo spazio. È una sensazione strana, inquietante ma anche familiare, come se una parte di me appartenesse a quel passato.

Michael mi sfiora il braccio, riportandomi al presente. «A cosa pensi?» chiede con un sorriso lieve.

«A ciò che ancora non sappiamo,» rispondo, lasciando che le parole restino vaghe. Lui annuisce, come se comprendesse perfettamente.

Il futuro non è un'incertezza, ma un cammino che si apre davanti a noi, con i suoi misteri e le sue rivelazioni. Belladonna, la scelta di mia madre di restare in Cornovaglia, i ciondoli: ogni elemento sembra un frammento di una verità più grande, che attende solo di essere svelata.

HO DETTO AMORE  - Il ciondolo segreto -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora