La neve cade lenta anche a Monza, avvolgendo i giardini reali in un silenzio surreale. Michael e io passeggiamo tra gli alberi, i passi attutiti dal candore che copre il terreno. La contessa ci ha portati qui per motivi che ancora non comprendo del tutto, ma l'aria di questo luogo sembra risvegliare in Michael qualcosa di indefinito.
"Ti senti strano?" gli chiedo, osservando come si ferma davanti a un'aiuola ormai spoglia.
"Come se... fossi già stato qui," risponde, il suo tono incerto. I suoi occhi vagano inquieti tra gli alberi e le siepi. Sento che c'è qualcosa di importante, ma non riesco a mettere a fuoco.
Nel frattempo, all'interno di un salone riservato, mia madre siede di fronte a un uomo imponente, l'arciduca, il padre di Michael. "Come posso fermare le voci di un amore poco convenzionale?" chiede lui, il tono teso.
La contessa lo guarda, il suo volto sereno ma determinato. "I giovani, se dotati del potere e della protezione necessari, saranno discreti come ombre del lago. Dopotutto," aggiunge con un sorriso enigmatico, "vivere l'amore con astuzia è la loro priorità."
All'improvviso, Michael e io ci scambiamo uno sguardo, il nostro legame si intensifica in quel momento. "Alessandro," dice Michael, "ti ricordi quando abbiamo giocato qui da bambini? I nostri segreti e i nostri sogni sembrano così lontani ora."
"Sì," rispondo, "ma il giardino è rimasto lo stesso. È come se queste piante custodissero i nostri ricordi, le nostre speranze."
"E le nostre paure," aggiunge Michael, il suo sguardo si fa serio. "Ho paura che il mondo non ci accetti mai."
"Dobbiamo essere forti," gli dico, sentendo la determinazione crescere dentro di me. "Se ci amiamo, troveremo un modo per affrontare tutto questo insieme."
"Vorrei che restasse nell'ombra," risponde la contessa, fredda ma rispettosa. "E ora, grazie a mia sorella e alla sua insensata lettera, Michael è venuto a conoscenza di tutto. Non lo metterò in pericolo per compiacere la vostra dinastia."
L'arciduca si volta, il volto segnato da un'espressione di profondo rimorso. "Non ho mai avuto intenzione di fargli del male."
"Le vostre intenzioni contano poco, Altezza. Quello che conta sono i fatti. Michael non ha diritti ereditari, non è parte delle vostre guerre dinastiche e di quelle di Vostro fratello, l'Imperatore. Lui e Alessandro vogliono solo vivere in pace."
L'arciduca abbassa lo sguardo, poi annuisce lentamente. "Allora permettetemi almeno di fare qualcosa per lui. Un fondo anonimo è stato depositato a Londra, e una dimora a Mayfair è pronta per accoglierli. Non li ostacolerò, ma concedetemi questo.""Vorrei solo..." inizia l'arciduca, la voce rotta. "Vorrei solo abbracciarlo, una volta."
Nel salone, l'arciduca annuisce, colpito dalla forza di volontà dei giovani. "Se davvero li amate, li lascerete vivere senza interferenze. Accetterò il fondo, ma non usatelo per reclamare diritti su di lui."La contessa si alza, dirigendosi verso la porta. "Forse, un giorno. Ma non oggi."
Lascia il salone senza voltarsi indietro, portando con sé il peso di una scelta che segnerà il futuro di tutti noi. Sento il cuore di Michael battere forte accanto a me, e comprendo che anche lui percepisce la tensione di questo incontro. La neve continua a cadere, e in questo momento di fragilità, il giardino di Monza diventa un simbolo dell'ideale di serenità che entrambi desideriamo, lontano dagli intrighi di corte.
Dopo un lungo scambio di parole, l'arciduca si alza e apre un cassetto del suo scrittoio. Con un gesto visibilmente stanco ma felice, estrae una cartellina di pelle e la porge alla contessa. "Ecco, signora contessa. È poco, lo so, ma ripeto, garantirà loro un avvenire oltremodo sicuro."
La contessa accetta la cartellina, il suo sguardo è un misto di gratitudine e determinazione. "Grazie, Altezza. Farò in modo che questo fondo sia usato con saggezza. I nostri giovani devono avere la libertà di vivere il loro amore, lontano dalle ombre del passato."
**Matilde a colloquio privato, sfiora il bordo del suo guanto con un gesto metodico, il sorriso sulle labbra appena accennato, letale come una lama affilata.
«Altezza,» scandisce con una calma glaciale, «Michael non porterà mai il vostro nome, né reclamerà nulla. L'accordo del 1825 rimane valido, e sapete bene che la vostra famiglia non ha mai desiderato altro che il silenzio. Il sangue può anche gridare, ma la storia dimentica in fretta, quando la si scrive con la giusta mano.»
L'arciduca abbassa lo sguardo, le dita serrate sul bastone da passeggio. Il peso della verità lo schiaccia, ma non osa opporsi.
Matilde lo osserva con malcelata soddisfazione, poi si avvicina appena, abbassando il tono come se volesse condividere un segreto velenoso.
«Eppure,» mormora, con una nota di compiacimento nella voce, «quando cadrà il castello, e il mondo che tanto vi affanna crollerà con esso, chi sa cosa riserverà il futuro per il vostro ragazzo...»
Si ferma un istante, godendosi la tensione che si dipinge sul volto dell'uomo.
«L'Inghilterra,» continua, scandendo la parola con morbida ironia, «ha sempre avuto un occhio di riguardo per certi giovani nobiluomini di talento. Un titolo, una proprietà, una nuova vita... non è forse ciò che il buon Michael merita?»
L'arciduca solleva lentamente lo sguardo, i suoi occhi scuri fissi su di lei, cercando di leggerne l'intenzione.
«Ma fate fare a me, Altezza,» conclude Matilde, con un sorriso ambiguo che sa di vittoria. «Le illusioni degli altri sono la mia forza.»
L'arciduca resta in silenzio. Matilde lo sa: ha piantato il seme del dubbio, ha aperto una porta che lui stesso non avrebbe mai osato varcare. E, come sempre, sarà lei a decidere il finale.
POCO DOPO
Con una decisione che sorprende tutti, esclama: "Accetto di trascorrere la serata qui a cena e di rimanere due giorni a palazzo. È fondamentale per capire meglio le vostre intenzioni, arciduca."
L'arciduca annuisce, la tensione nel suo volto si scioglie in un sorriso di approvazione. "Sarà un onore, contessa. Questo tempo insieme ci permetterà di chiarire le nostre posizioni."
Mentre ci allontaniamo, sento l'eco delle parole della contessa risuonare nella mia mente: "Chi non offrirà potere avrà vinto nella sua anima." Capisco che le sfide che ci attendono non sono solo politiche, ma anche emotive, e che ogni passo che compiamo è una matita delicata tra amore e responsabilità.
STAI LEGGENDO
HO DETTO AMORE - Il ciondolo segreto -
RomanceTorino, 1850. Può un amore sopravvivere quando il mondo lo condanna? Può un sentimento bruciare senza essere mai pronunciato? Alessandro Crepuett, giovane aristocratico, ha sempre saputo qual era il suo posto: erede di una famiglia potente, cugino d...