La sala è imponente, più vasta di quanto mi aspettassi, con soffitti che sembrano sfiorare il cielo. Le pareti, ornate da dipinti di battaglie e paesaggi montani, riflettono l'austerità di un uomo che ha governato regni e segnato destini. Lui è lì, in piedi davanti alla finestra, le mani incrociate dietro la schiena.
L'arciduca. Mio suocero, in qualche assurdo e ironico gioco del destino.
"Alessandro," dice senza voltarsi, la sua voce profonda e controllata, come se parlasse a un consiglio di guerra.
Faccio un passo avanti, la mia figura riflessa nei pavimenti lucidi. Non so se rispondere o aspettare. Decido per il silenzio.
"Ti ho osservato," continua, spostando lo sguardo verso di me. "Nel giardino, con Michael."
Il mio stomaco si stringe. È come se il suo sguardo fosse capace di leggere ogni pensiero, ogni dubbio.
"Vostro Altezza," esordisco, inclinando appena il capo. "Se mi avete chiamato qui per mettermi in guardia, risparmierete tempo. So cosa significa sfidare il mondo per chi si ama."
Sorride, un gesto appena accennato, ma non privo di calore. "Non è di sfide che voglio parlare. Né di mettere in guardia. Voglio sapere cosa vuoi, Alessandro. Voglio sentirlo da te."
La domanda mi sorprende. Mi aspettavo discorsi sul dovere, avvertimenti sul futuro, ma non questo. Lo fisso, cercando le parole giuste.
"Voglio vivere in pace con Michael," rispondo alla fine, la voce ferma. "Voglio che possiamo camminare per le strade senza timore, che nessun titolo o intrigo ci separi. Voglio che Amalia e Pietro possano essere felici, che mia madre trovi la serenità che merita. E voglio che voi, che siete il padre di Michael, lo lasciate vivere senza imposizioni."
L'arciduca si avvicina lentamente, le sue mani ancora unite dietro la schiena. "E se fosse possibile? Se ti dicessi che tutto questo può accadere?"
"Vi ascolto," rispondo, ma il tono è prudente.
Lui annuisce, come se apprezzasse la mia diffidenza. "Ho creato un fondo anonimo a Londra. Non voglio legare Michael né te a nessun gioco politico. Voglio solo garantire che possiate vivere una vita degna della vostra natura. La casa a Mayfair è parte di questo dono. E non è un'offerta condizionata."
Scuoto la testa. "Troppo vicina al centro del potere. Londra è una rete di corti e alleanze. Per noi due, sarebbe un costante richiamo a tutto ciò da cui vogliamo fuggire."
Un'ombra di curiosità attraversa il suo volto. "E allora? Cosa suggerisci?"
Prendo un respiro profondo, consapevole che ogni parola deve pesare. "Un'altra possibilità," dico. "Un luogo lontano, ma non isolato. Intimo, ma non privo di dignità. Cornovaglia, forse. Una dimora sontuosa quanto basta per riflettere chi siamo, ma abbastanza distante da scoraggiare chiunque abbia intenzioni nascoste."
L'arciduca sorride appena, un sorriso che non arriva agli occhi. "Cornovaglia. Non è una richiesta irragionevole. Potrei provvedere."
La sua apparente acquiescenza mi mette in allarme, ma non lascio trasparire nulla. "Non è una richiesta," replico. "È l'unico compromesso che posso accettare, senza tradire me stesso o Michael."
Lui si avvicina lentamente, con passi misurati, quasi solenni. "Sei più saggio di quanto mi aspettassi. Forse hai ereditato più di quanto io credessi."
Le sue parole sono un'eco delle riflessioni di mia madre, eppure non riesco a ignorare il retrogusto di ambiguità che lasciano. Lo fisso, deciso a non lasciarmi intimidire. "Michael è tutto ciò che conta," ribadisco. "Qualunque cosa faccia per noi, lo farà per lui, non per me. Non dimenticatelo."
Il silenzio che segue non è vuoto, ma pieno di intese non dette. Non c'è accordo esplicito, nessuna promessa sigillata. Ma c'è un compromesso, un ponte tra ciò che è stato e ciò che sarà, che lascia spazio per un futuro che io e Michael costruiremo lontano da qui.
Lo fisso, cercando di cogliere nelle sue parole un'ombra, una trappola. Ma il suo sguardo sembra sincero.
"E perché farlo ora?" chiedo, incrociando le braccia. "Perché non prima? Perché avete lasciato che Michael crescesse lontano, ignaro del suo sangue?"
Un'ombra attraversa il suo volto. "Perché ho sbagliato e poi l'Imperatore e l'Arciduchessa mi hanno sempre ostacolato ," ammette, e le sue parole cadono pesanti come pietre. "Ma ora posso fare qualcosa. Posso dare a mio figlio e a te una possibilità che io non ho mai avuto."
Resto in silenzio, le sue parole si depositano dentro di me, come neve su un campo di margherite.
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HO DETTO AMORE - Il ciondolo segreto -
RomanceTorino, 1850. Può un amore sopravvivere quando il mondo lo condanna? Può un sentimento bruciare senza essere mai pronunciato? Alessandro Crepuett, giovane aristocratico, ha sempre saputo qual era il suo posto: erede di una famiglia potente, cugino d...