SIGNORI DEPUTATI

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Il discorso di Alessandro.

Mi alzo, e il brusio della sala si spegne. Ogni sguardo è su di me, e posso percepire il peso delle aspettative, dei pregiudizi e delle resistenze. Ma oggi non è il giorno per lasciarmi intimidire.

"Onorevoli colleghi," inizio, la mia voce ferma ma piena di sfumature emotive, "siamo qui non solo per discutere di leggi e tasse, ma per decidere quale direzione vogliamo dare al nostro Regno. E permettetemi di ricordarvi una cosa: questo Regno non è stato costruito sulla forza del potere, ma sulla forza della lealtà. La lealtà di chi ha dato tutto per proteggere la nostra terra, la nostra dinastia, e il nostro futuro."


Mi fermo un istante, lasciando che le mie parole trovino spazio. "La mia casa," continuo, "ha sempre dimostrato una lealtà incondizionata verso il Regno e verso la grande dinastia dei Savoia. Come conte di Saluzzo e marchese di Orange, riconosco il peso e la responsabilità che derivano dal mio titolo, ma riconosco anche la forza della mia casata, una forza che si radica nella storia e che si proietta nel futuro."

Le mie parole diventano più intense. "Eppure, questa forza non significa nulla se non viene messa al servizio del popolo, del Regno, e di ciò che è giusto. Parliamo di tasse, di moralità, di giustizia. Ma permettetemi di chiedervi: come possiamo parlare di moralità se non garantiamo il pane a chi lavora la terra? Come possiamo parlare di giustizia se continuiamo a giudicare chi ama, chi pensa, chi cerca un futuro migliore?"

Le donne e l'immoralità

"Vorrei anche parlare delle donne, quelle che molti di voi ritengono inadatte a occuparsi di affari o politica. Ma sono forse meno forti di noi? Non sono forse loro a tenere insieme le famiglie nei momenti di difficoltà? Non sono forse loro a sacrificare tutto per sostenere una casa, una terra, un Regno? La vera fragilità non è la loro, onorevoli colleghi. È nostra, quando scegliamo di ignorare il loro valore."

Abbasso leggermente il tono, rendendo le mie parole più intime, quasi un sussurro. "E sull'immoralità, lasciate che vi dica questo: l'immoralità non sta nell'amore. Non sta nel desiderio di essere liberi. Sta nel nostro rifiuto di accettare il cambiamento, nella nostra paura di ciò che non comprendiamo. Se vogliamo essere degni di rappresentare questo Regno, dobbiamo superare queste paure e guardare avanti."


L'unità del Regno

"Il Regno di Sardegna è l'unico a mantenere lo Statuto Albertino. Questo non è solo un documento. È una promessa. Una promessa di libertà, di giustizia, di pace. Ma una promessa che richiede il nostro impegno costante per essere mantenuta. Se vogliamo essere il faro che guida l'Italia verso l'unità, dobbiamo dimostrare che siamo all'altezza di quella promessa. Non con tasse oppressive, ma con opportunità. Non con leggi che dividono, ma con leggi che uniscono."

Un messaggio velato a Michael

Mi volto verso lo spalto, il mio sguardo che incrocia quello di Michael. "E permettetemi di aggiungere," continuo, "che auspico un futuro in cui chiunque, tornando da affari di famiglia in Cornovaglia, possa trovare in questa illustre Camera animi più propensi all'unità, alla comprensione e alla grandezza del nostro Re e della nostra Patria."

Il mio sguardo rimane su Michael per un istante, abbastanza lungo da far comprendere a lui – e forse a pochi altri – che quelle parole sono per lui.


"Onorevoli colleghi," concludo, "dietro questa apparente fragilità che vedete in me c'è un uomo che combatte. Combatte per un'Italia in cui nessuno sia giudicato per chi ama, per chi è, per ciò che sogna. Combatte per un'Italia che sia libera, forte e giusta. Un'Italia che possa essere un faro di speranza per tutti."

Abbasso leggermente la voce, il tono carico di emozione. "E ricordate: la vera fragilità non è nei nostri popoli, nelle nostre famiglie, nei nostri sogni. La vera fragilità è la paura di cambiare, di costruire ponti invece di muri, di abbracciare il futuro invece di temerlo. Sotto la guida della grande dinastia dei Savoia, possiamo realizzare questo sogno. E possiamo farlo insieme."


Reazioni

Per un istante, la sala è immersa nel silenzio. Poi, un applauso si alza, timido ma crescente, fino a riempire l'aula. Persino l'onorevole Rossi sembra costretto ad annuire, anche se con riluttanza.

Guardo verso lo spalto. Michael mi sorride, e nei suoi occhi vedo una luce che mi dà forza. Virginia, accanto a lui, accenna un cenno di approvazione. Mia madre, invece, rimane immobile, ma il suo sguardo mi trasmette qualcosa di raro: un orgoglio che sembra ammettere, per una volta, che ho fatto ciò che dovevo fare.

Virginia e Michael: Il gesto umano

Dal mio posto, noto un movimento nello spalto. Michael si inclina verso Virginia, la tensione visibile nel suo sguardo. "Alessandro sta rischiando tutto," sussurra.

Virginia lo guarda con determinazione. "E tu cosa fai per lui?" chiede con calma, ma la sua voce è un invito che non lascia spazio a esitazioni.

"Lo sostengo," risponde Michael, esitante. "Sono qui."

"Essere qui non basta," replica lei. "Mostragli che sei al suo fianco. Non con le parole, ma con un gesto."

Michael abbassa lo sguardo, incerto. Poi si alza, seguendo Virginia che gli fa cenno di scendere di qualche gradino. Quando raggiungono il bordo dello spalto, Virginia si volta verso di lui e, con una spontaneità che spezza la rigidità dell'ambiente, lo abbraccia. Michael ricambia il gesto, e per un istante sembra che tutto il peso del mondo sia scomparso.

La sala si riempie di mormorii. Alcuni deputati scambiano sguardi contrariati, altri sembrano colpiti dalla forza di quel gesto. Io li guardo, e sento una nuova energia scorrere in me.

 Io li guardo, e sento una nuova energia scorrere in me

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