LA CINTURA DI ORIONE

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--La sala da ballo è gelida, nonostante il fuoco che arde nel grande camino. La neve cade silenziosa all'esterno, contrastando l'atmosfera tesa che regna all'interno. I servi, vestiti in abiti sfarzosi, osservano noi quattro che danziamo, con sorrisi beffardi.

Mia madre è al centro della scena, avvolta in un mantello di velluto nero che sembra fondersi con le ombre della sala. Il bastone, sollevato e battuto sul pavimento con un ritmo cadenzato, interrompe ogni tentativo di ribellione, ogni parola che potrebbe sorgermi alle labbra.

"Guardateli," dice, indicando i servi, "si divertono. Ridono di voi. Non vi sembra chiaro? Alessandro, Michael, Amalia, Pietro, capite quanto sia fragile il vostro ruolo? Basta una risata, un mormorio, una diceria, e tutto ciò che credete di essere si sgretola come un castello di carte al primo soffio di vento. La vostra posizione è un velo di carta che solo io, con pazienza e astuzia, ho impedito che bruciasse."

Michael stringe il pugno accanto a me; sento la sua tensione attraverso il nostro legame silenzioso. "Avete creato un marchesato dal nulla," prosegue mia madre, rivolta a Pietro. "Ma resterete sempre un popolano ai loro occhi. Vostro figlio, Amalia, avrà il sangue di un marchese per diritto, ma anche il marchio indelebile di un'origine che non sarà mai dimenticata. È così che funziona il potere. Non è fatto di ciò che è reale, ma di ciò che gli altri vogliono vedere. Se i veli si strappano, tutto crolla."

Si volta verso di me e Michael, con uno sguardo penetrante. "E voi due? Credete davvero che l'amore sia sufficiente? Due uomini che si amano... Quale regno, quale società mai vi accetterebbe se non siete saldi nel potere e nelle sue ombre? Io vi ho dato quel potere, vi ho protetti. Non per puro altruismo, no. Perché sapevo che le vostre vite dipendono da questo equilibrio. Eppure voi, Alessandro, volevate gettare tutto alle ortiche con una lettera e un atto notarile. Rinunciare al titolo, lasciare che il mondo vi vedesse come semplici uomini. Ma il mondo non perdona chi si allontana dal suo gioco."

Un'ombra si muove silenziosa nella sala, e all'improvviso la figura di Belladonna emerge dalla penombra, come un fantasma che si materializza. La riconosco subito e, in quel momento, un turbinio di emozioni mi assale: sorpresa, confusione e un'inspiegabile nostalgia. Belladonna, con il suo sguardo penetrante e l'eleganza innata, si avvicina.

Flashback: "un ricordo affiora nella mia mente, vivido come se fosse accaduto ieri. L'anno in cui Belladonna mi aveva aiutato durante il parto di Amalia in Francia, lontano da occhi indiscreti. Ricordo il suo fazzoletto, un delicato tessuto avorio, che mi aveva donato come protezione. "Usalo per tenere lontane le influenze negative," mi aveva detto. È stato quel gesto a rompere l'incantesimo dei ciondoli, liberandomi dal ciclo di viaggi che mia madre ci aveva imposto. Finalmente, potevo tornare nel mio tempo, e soprattutto, quel gesto aveva permesso di salvare Michael da morte certa. In quel momento, sentii che la sua presenza era il mio porto sicuro, un legame indissolubile in un mondo di tradimenti."


"Belladonna," mormoro, colpito dalla sua presenza. "Che ci fai qui?"

"Non tutto è come sembra, Alessandro," risponde, con un tono enigmatico. "Io e vostra madre... siamo più simili di quanto possiate immaginare. Entrambe, in modi diversi, abbiamo sempre voluto salvarvi."

La tensione nella stanza aumenta. Mia madre rimane in silenzio, ma il suo sguardo mi dice che quella verità scomoda è più grande di quanto possa comprendere.

"Salvarmi?" ribatto, incapace di trattenere l'amarezza. "O salvarvi da voi stesse?"

Belladonna distoglie lo sguardo, per un attimo. Poi lo posa di nuovo su mia madre, e il loro silenzio sembra contenere più parole di quante ne possano esprimere. Ricordo stranamente come, nel lontano 1811, la giovane contessina aveva iniziato ad avvicinarsi a Belladonna, medico di corte. Entrambe avevano un obiettivo: conquistare casa Savoia. La contessina, manipolata dal padre e dallo zio, desiderava diventare regina, mentre Belladonna doveva salvaguardare i discendenti di un antico principe sabaudo. Sono ricordi nebulosi, ma vivi, che mi incatenano la pelle.

La contessa si ferma davanti al camino, il volto illuminato dai bagliori tremolanti del fuoco. "Ecco il vostro sogno di pace, Alessandro. Brucia. E con esso, bruciano anche le vostre illusioni. Ma dalle ceneri, se mi ascolterete, può nascere qualcosa di più grande. Questo è il mio dono per voi: la possibilità di non essere schiacciati dal mondo, ma di dominarlo."

Mi avvicino al camino, guardando le fiamme che consumano il documento. "Madre, Belladonna, siete donne spietate."

"No, Alessandro, sono realista. E un giorno mi ringrazierete," risponde mia madre, con un tono che mescola sicurezza e una sottile minaccia.

Belladonna, al suo fianco, annuisce. "La realtà è crudele, Alessandro. Senza punti forti e alleanze, il vostro amore è solo cenere nella neve."

Michael mi prende per il braccio, come a trattenermi. Ma non c'è bisogno. In quel momento, guardo mia madre e vedo qualcosa di nuovo nei suoi occhi: una paura nascosta, un'ombra di solitudine. Ma non lo ammetterà mai.

Amalia, abbracciata a Pietro, osserva sconvolta la scena, i suoi occhi pieni di confusione e apprensione. La tensione si fa palpabile, mentre realizziamo che i legami che credevamo indissolubili sono ora minacciati dalle stesse forze che ci hanno unito.

"Voi," continua mia madre, "dovete comprendere che il mondo è governato da regole non scritte. La mia lotta per difendere questa famiglia è stata continua, e lo sarà sempre. Non si può sperare di avere un posto al tavolo senza essere disposti a sporcare le mani."

Con il cuore che batte forte, mi rendo conto che le parole di mia madre non sono solo un avvertimento, ma un duro monito. La sua figura machiavellica è chiara: una donna che ha sacrificato tutto per mantenere il potere e la stabilità in un mondo di intrighi.

Il crepitio delle fiamme amplifica il silenzio che cala nella sala da ballo. Le ceneri del mio sogno di libertà si mescolano all'aria fredda, mentre il peso della verità si fa sempre più opprimente.

In quel momento, mi sento combattuto. So che, in fondo, la contessa ha ragione. Non accetto né condivido i suoi metodi, ma conosco bene la crudeltà della società. E mentre il mio cuore si dibatte tra l'amore e la realtà, realizzo che la battaglia non è finita. La lotta per il nostro futuro è appena cominciata.

HO DETTO AMORE  - Il ciondolo segreto -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora