"E' una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di una buona fortuna debba essere in cerca di moglie."
Orgoglio e Pregiudizio
Fa freddo e le carrozze si affrettano lungo le strade, sollevando nuvole di foglie che si mescolano con il respiro gelido del vento autunnale. Il vociare delle donne a passeggio riempie il Parco del Valentino, dove il fogliame colora il paesaggio di tinte calde e dorate. Hanno bellissime mantelline di lana e cappellini ornati con nastri e piume, che ondeggiano come note di una melodia nei loro passi eleganti.
Passeggio con mia sorella Amalia e Michael, immerso nella vivacità del parco. Le nostre vesti ci proteggono dal freddo pungente: Amalia indossa un abito di seta color panna con delicati ricami e una mantellina di velluto. Michael, in un completo di tweed grigio, emana un'aria di sicurezza e di straordinaria bellezza.
Improvvisamente, un pensiero mi colpisce e mi volto verso Amalia.
«Che giorno è oggi, sorella?» le chiedo, cercando di celare la mia agitazione.
Lei mi guarda stupita, ma con un leggero sorriso risponde: «È il venti ottobre, fratello. L'anno lo sai, è il 'cinquanta!»
Sussurro a Michael, trattenendo il fiato: «Siamo tornati prima che andassi da Pietro e accadesse tutto. Fra un mese, mia madre lo farà arrestare. Ricordi la lettera del Re delle Due Sicilie? Non è ancora successo nulla!»
Michael mi fissa intensamente, comprendendo la portata della nostra situazione. Le carrozze continuano a passare, il parco brulica di suoni e colori autunnali, ma per un istante tutto sembra sospeso. Abbiamo una possibilità di cambiare il corso degli eventi, di salvare Pietro.
«Che avete voi due?» domanda Amalia, osservandoci con curiosità.
Poi aggiunge, con una nota di speranza nella voce: «Fratello, posso vedere il mio Pietro?»
Le stringo la mano e le sorrido. «Andiamo da lui!»
Una vecchia signora vestita di nero, avvolta in uno scialle grigio, mi sfiora nel passarmi accanto e sussurra: «Faccia attenzione a vostra madre!»
Poi sparisce dietro una bancarella di caldarroste. Un brivido mi percorre la schiena. Chi è quella donna? E cosa sa che io ignoro?
La figura della vecchia signora vestita di nero continua a tormentarmi. Il suo volto, seppur segnato dal tempo, ha qualcosa di familiare. È come se il suo sguardo avesse scavato dentro di me, risvegliando qualcosa che avevo dimenticato.
Quando le ho sfiorato la mano, un brivido mi ha attraversato la schiena. Non un semplice contatto, ma una scossa, come se un filo invisibile si fosse teso tra noi. Per un istante, il mondo intorno a me è scomparso.
Un'immagine si è sovrapposta alla realtà: un fuoco acceso, il profumo delle erbe medicinali, il fruscio di una penna su una pergamena ingiallita. Vedo una donna più giovane, con gli stessi occhi acuti e le mani nodose che stringono un ciondolo simile al mio. Lei scrive, la sua grafia veloce, decisa. Un nome appare sulla carta: Alessandro.
Mi sento mancare. È solo un'illusione?
Quando riapro gli occhi, la vecchia signora non c'è più. Mi guardo intorno, ma è scomparsa tra la folla del mercato come un'ombra sfuggente.
Michael mi osserva, perplesso. «Ale, cos'hai?»
«L'ho già vista.» La mia voce è un soffio. «Non so dove, non so quando... ma la conosco.»
Lui mi scruta, cercando di comprendere la mia agitazione. «Forse solo un'impressione. Una vecchia signora come tante...»
Scuoto la testa. No, non è solo un'impressione. Qualcosa dentro di me si è risvegliato. Il passato non è più soltanto un ricordo. È qui, presente, dentro la mia pelle, nelle mie ossa. E quella donna...
Quella donna sapeva chi ero.
**Ci dirigiamo verso la bottega di Pietro. L'aria è impregnata del profumo del pane fresco, un richiamo confortante in una giornata così fredda. Pietro è intento a servire gli avventori, ma quando ci vede entrare, il suo volto si illumina di sorpresa e apprensione.
«Signore,» dice con voce tremante.
«Tranquillo, Pietro, non sono tuo nemico,» rispondo con fermezza ma gentilezza. «Voglio che qualcuno in questo mondo riesca ad amare. So che la ami.»
«Sì, signore, la amo,» risponde Pietro, con gli occhi pieni di emozione.
«Ora non possiamo fermarci a lungo,» dico. «Abbracciatevi velocemente. Domani incontriamoci alle quattro del pomeriggio fuori di qui. Fatti trovare pronto. Il mio amico starà con Amalia.»
Amalia si avvicina a Pietro e, in un istante carico di emozione, lo abbraccia strettamente. Le sue mani tremano mentre si aggrappa a lui, come se temesse che quel momento potesse dissolversi. Pietro la stringe con altrettanto ardore, posando il viso tra i suoi capelli e chiudendo gli occhi, come per imprimere nella memoria ogni dettaglio di quell'abbraccio infinito.
«Ti amo,» sussurra Pietro, la voce rotta dall'emozione.
«Anch'io ti amo,» risponde Amalia, con le lacrime agli occhi.
Li osservo per un momento, poi faccio un cenno a Michael. «Andiamo,» dico, sapendo che ogni attimo conta.
**Sono le sei di sera quando rientriamo a casa. Mia madre ha deciso di farmi fidanzare con la marchesa di Cuneo, Annabella, per legare il mio sangue con quello degli Asburgo-Lorena. Il salone grande è illuminato dalla luce calda delle candele. I domestici, impeccabili, dispongono con precisione i piatti sulla tavola apparecchiata con sontuosità degna di un ricevimento reale.
La Marchesa e i suoi genitori ci attendono nel salottino. Annabella indossa un abito di seta blu notte, con perline e pizzi raffinati, che esalta la sua figura slanciata. I suoi capelli, raccolti in un'acconciatura di ultima moda, sono adornati da un diadema di diamanti che scintilla alla luce delle candele.
La cena inizia con un tono formale. Il marchese, un uomo di modi rigidi e misurati, apre la conversazione.
«Signor Conte,» dice con voce controllata, «sappiamo che questo incontro è di grande importanza per le nostre famiglie. Vostra madre ci ha garantito che accetterete l'unione.»
Sorrido con misura. «Le nostre famiglie hanno sempre avuto legami forti. Spero che possano continuare a consolidarsi.»
Osservo mia madre, che sembra radiosa nel vedere il suo piano avviarsi verso la realizzazione. Ma la mia mente è altrove. Devo salvare Pietro. Devo trovare il modo di sottrarmi a questo destino senza scatenare l'ira della contessa.
Annabella mi scruta con occhi attenti e, con un lieve sorriso, chiede: «E voi, Vostra Grazia? Quali sono i vostri interessi?»
La mia risposta è studiata: «Amo la letteratura. Trovo che i libri abbiano il potere di trasportarci in mondi lontani, dove l'amore non ha barriere.»
Mi volto deliberatamente verso Michael. Voglio che la Marchesa noti lo scambio di sguardi tra di noi.
Mia madre, avendo colto quel fugace momento, stringe il calice con forza. «L'amore, signorina,» dice con un sorriso gelido, è una questione di convenienza e lignaggio. Gli ideali romantici sono un lusso per chi non ha responsabilità.»
Annabella mi osserva, e per un istante percepisco qualcosa di inaspettato nei suoi occhi. Una complicità, forse.
La cena prosegue, ma io so già che la mia battaglia è appena iniziata.
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HO DETTO AMORE - Il ciondolo segreto -
RomanceTorino, 1850. Può un amore sopravvivere quando il mondo lo condanna? Può un sentimento bruciare senza essere mai pronunciato? Alessandro Crepuett, giovane aristocratico, ha sempre saputo qual era il suo posto: erede di una famiglia potente, cugino d...