AVRO' UN FUTURO?

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 Un cerchio che si chiude, un enigma che resta


Marzo scorso. Il giorno del mio compleanno, il giorno del mio primo discorso da deputato del Regno. La voce ferma, il cuore in tumulto. Ho parlato di libertà, uguaglianza, giustizia. Ho difeso il diritto di ogni uomo a vivere senza catene. Eppure, mentre le parole scorrevano come un fiume in piena, dentro di me sentivo il peso dell'ipocrisia. Posso davvero proclamare questi ideali quando io stesso sono stato prigioniero? Prigioniero del mio nome, delle mie origini, del tempo stesso.

Eppure, qualcosa si è spezzato.

Amalia si è sposata con Pietro. Dopo lotte e sacrifici, mia sorella ha trovato il modo di vincere senza spezzarsi, di modellare il proprio destino senza rinnegarlo. Ha accettato il compromesso, ha piegato le regole fino a farle combaciare con la sua felicità. O forse le ha solo rese più sottili, più invisibili. Ma ha vinto.

E io?

Ho visto il re e mia madre cedere al suo volere, piegare la loro volontà a qualcosa che non potevano più controllare. Per un momento ho creduto che anche per me potesse esistere una via simile, una libertà conquistata senza dolore. Ma la mia storia non ha mai concesso scorciatoie.

Un ciondolo. Un antico amuleto che credevo fosse il filo d'oro del nostro destino, la chiave per una verità nascosta. Ma ora, dopo aver attraversato il tempo, dopo aver visto il futuro e il passato confondersi come un labirinto senza uscita, capisco che i ciondoli non erano solo un dono, non erano solo un mezzo. Erano una gabbia quanto le mura di questa società.

Belladonna lo sapeva.

Lei, con il suo sguardo che sembrava scrutare oltre i veli della realtà, conosceva il prezzo di ogni varco che attraversavamo. Ogni salto nel tempo era una tessitura nuova nella ragnatela della nostra esistenza. Non erano viaggi, erano frammenti di un disegno più grande che ci legava senza lasciarci scampo. E noi, pedine inconsapevoli, ci illudevamo di poter cambiare il corso degli eventi.

Ma ora so che il tempo non si cambia, si ripete.

Ho rivisto i volti del passato nei sogni del futuro. Ho riconosciuto la stessa paura, la stessa speranza, gli stessi errori che si ripresentano con nomi diversi. Ho visto mia madre in epoche che non le appartenevano, come un'ombra che si allunga oltre i confini della storia. Ho sentito il tocco di Michael in vite che non abbiamo ancora vissuto.

E poi, un pensiero mi assale, più forte di qualsiasi altra cosa.

La contessa.

Lei non è solo mia madre. È qualcosa di più. Qualcosa di antico, di stratificato nel tempo. Un'eco di vite passate, un'entità che non si è mai dissolta del tutto. Forse il mio rapporto con lei non è solo quello tra madre e figlio, ma qualcosa di più lontano, più oscuro. C'è sempre stata, in ogni tempo in cui siamo finiti, con il suo sguardo che si insinua come una lama, con la sua voce che si fa eco nella mia mente. È sempre stata lì, pronta a tirare i fili, a muovere i pezzi della scacchiera.

Quanto di lei vive in me? Quanto del suo disegno si intreccia con il mio destino?

Michael mi guarda con la sua certezza incrollabile. Lui è sempre stato il centro.

Il mio rifugio, il mio specchio, la mia unica costante. Se il tempo ci ha spezzati, lui è stato la mia colla. Se i ciondoli hanno deformato il nostro cammino, lui è stato l'unica strada che ho voluto percorrere. Se la ragnatela ha cercato di intrappolarci, lui è stato il vento che mi ha spinto avanti.

E ora siamo qui.

Abbiamo imparato che il passato non si cambia e che il futuro non si scrive. Ma il presente... il presente è nostro.

E il nostro presente è questo: Michael è accanto a me. Non come un sogno, non come un ricordo, non come un'ombra del tempo. Ma reale. Vivo.

Sorrido, per la prima volta senza paura.

«Se questo è il nostro tempo, Michael... che sia davvero nostro.»

Lui mi guarda, e nei suoi occhi vedo la stessa certezza.

Il tempo può sfidarci ancora. Il destino può provare a spezzarci. Ma non ci troveranno più inermi.

Siamo pronti.

Siamo pronti

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